All’indomani dell’hackeraggio che lo ha coinvolto, è arrivato sui nostri schermi Spoils of War, quarto episodio di Game of Thrones che, se si esclude il finale, in alcune scene si mostra adolescenziale.
A chi non ha ancora visto l’episodio si consiglia di rimandare la lettura per evitare anticipazioni.
Dopo puntate di intricate relazioni, complessi giochi di alleanze, serpeggianti diffidenze egregiamente rappresentate da una potente sceneggiatura, per quanto attiene ai rapporti umani lo show si dimostra lontano dai fasti delle prime tre stagioni, e con Spoils of War riesce a scadere nel teen-drama grazie alla barbarie con cui si è deciso di “premiare” della lunga attesa i fan che aspettavano di vedere come si sarebbe evoluta la relazione tra Jon e Daenerys.
Sarà che il Re del Nord con le donne ha avuto fortuna nelle caverne o il ricordo non troppo lontano del melenso Smallville, ma il confronto tra due pilastri della serie si esaurisce nel più banale dei modi, al lume di torcia con accompagnamento sonoro languido e sguardi da pesce lesso davanti a discutibili pitture rupestri, che ispirano a Jon un banale discorso sull’alleanza oltre le differenze. Insomma, più che a Kissed by the Fire la qualità della scena si avvicina a Dawson’s Creek in un modo che la ritrosia della Madre dei Draghi non riesce a lenire. Memore dei risultati ottenuti nel medesimo contesto con Ygritte, forse questa volta il nostro Snow avrebbe dovuto inginocchiarsi alla dama.
A Grande Inverno continuano i ricongiungimenti familiari e Arya, protagonista di un grande esordio, torna dai fratelli invece di proseguire verso sud, spogliando l’incontro con Nymeria di ogni valenza non autocitazionista. Il quadretto familiare ci dimostra finalmente l’unica utilità a cui un personaggio del calibro di Ditocorto è ridotto, e cioè di corriere del pugnale di acciaio di Valyria che giunge nelle mani della vendicatrice di casa Stark.
Nel finale dell’episodio cominciamo a ricordarci di star guardando Game of Thrones: Daenerys decide di fare ciò che fin qui è stato rimandato da una tattica militare forzatamente piegata alle esigenze di copione e lancia contro i Lannister un’orda Dothraki. Un combattimento forse non spettacolare quanto quelli di Aspra Dimora o della Battaglia dei Bastardi, ma in cui la dignità e l’epica riaffiorano nelle riprese a tutto campo, nel dinamismo, nei dettagli e nella tensione. La Non Bruciata si mostra in tutta la sua potenza distruttiva e dopo i terribili istanti in cui si teme che la malsana idea del “balestrone” di Qyburn possa funzionare, si assiste a un epilogo kamikaze ma emozionante, che speriamo non ci sia costato Bronn.
Tralasciando le chiacchiere di Cercei e la Banca di Ferro, gli ammiccamenti da fan service sulle love stories, questa scena riaccende la speranza che D&D, a tratti schiacciati dal peso di una sceneggiatura di cui non si sono dimostrati sempre all’altezza, nonostante il buon inizio di questa stagione, sappiano ritrovare la bussola anche senza Martin nei tre episodi restanti. Ci auguriamo che alla bella conclusione di Spoils of War non seguano passi indietro.