Epicità e tensione (e hackeraggio) per il penultimo episodio di Game of Thrones: in Death is the Enemy la notte è oscura e piena di terrori, emersi dalle nebbie e dalle tempeste di ghiaccio anche per gli occhi di chi non credeva; ma la paura non risparmia nemmeno le stanze familiari e sicure di casa.
Se non avete ancora constatato di persona, non proseguite nella lettura.
L’episodio consiste in un’unica grande sequenza principale: la spedizione oltre la Barriera della nostra versione della Compagnia dell’Anello, su cui si innestano altri due scenari secondari, Roccia del Drago e Grande Inverno. Come i telespettatori più fedeli avranno sicuramente notato, Death is the Enemy è la “nona puntata” di questo settimo capitolo dello show, nel senso di essere chiamata a svolgere quella funzione cruciale che da sempre ha caratterizzato i penultimi episodi di ciascuna stagione, in cui si sono concentrati gli avvenimenti più sconvolgenti (la morte di Ned, le Nozze Rosse, la Battaglia dei Bastardi, tanto per citarne alcuni).
Quest’aria di morte e ineluttabilità si respira appieno tra i coraggiosi compagni di ventura a caccia di Estranei, protagonisti di un segmento che ha tutti i tratti del kolossal cinematografico. Regia, montaggio e colonna sonora si coniugano in modo armonico e ad un livello tecnico perfettamente in grado di sostenere l’aspirazione della sceneggiatura. Le inquadrature e l’atmosfera che strizza l’occhio all’horror – tra brutte sorprese che spuntano dalla neve e l’ansia da “chi sarà il prossimo a lasciarci?” – restituiscono un grande spettacolo, in grado di arginare l’eccesso di cameratismo alla Marvel che si affaccia in alcuni dei dialoghi, per lo più molto ben realizzati. Dopo la morte di Thoros e un combattimento al cardiopalma con i morti, le fiamme rosso vivo dei Draghi irrompono nella fredda palette della fotografia come un fiotto di vita e speranza. La potenza della scena è trascinante, ma la lancia degli Estranei non perdona.
Una splendida Emilia Clarke straziata dal lutto per il suo drago e dalla paura per Jon sa trasmettere in pochi secondi tutto il conflitto interiore di Daenerys, che compie una scelta da regina mettendo da parte i propri sentimenti e facendo ciò che serve per salvaguardare le chance di vincere la guerra. L’intera vicenda ha l’effetto di avvicinare definitivamente il Re del Nord e la Madre dei Draghi, che finalmente fa luce sulla pugnalata nel petto del giovane, e di risolvere la questione delle ginocchia con una soluzione di compromesso.
A Grande Inverno assistiamo a una scena quasi da thriller. Se la coerenza di Arya risulta minata dalla contraddittorietà tra la scelta di tornare a casa e l’indole da assassina che avrebbe dovuto portarla a sud, il momento in cui la ragazza sorprende Sansa a rovistare tra le prove dei suoi misfatti è straordinariamente teso. La minore ha tutta l’aria di un omicida appena stato scoperto, pronto ad uccidere per mantenere il proprio segreto. Non c’è alcun legame fraterno che tenga tra il terrore sgomento di Lady Stark e la freddezza criminale nello sguardo dell’irriconoscibile Maisie Williams.
In tutto questo a Roccia del Drago ha luogo la finale mortificazione di Tyrion, uno dei personaggi più amati della serie che in questa stagione si sta consumando impietosamente. Escluse le allusioni di gossip a cui pare che gli sceneggiatori non sappiano rinunciare, dal confronto con Daenerys emerge lo stato di crisi profonda del piccolo leone, sempre più in rotta con la sovrana che ha deciso di servire. Che il finale ci riservi un’ulteriore rimestamento delle carte? E perché tanta insistenza sulla successione di una regina ancora senza trono? Quale peso avrà la profezia di Mirri Maz Duur?
Nel complesso Death is the Enemy costituisce senza dubbio un episodio importantissimo, che prepara il terreno alla conclusione ormai prossima di questo settimo capitolo, anche se la falce mietitrice della scrittura si è abbattuta meno ferocemente sui protagonisti, quasi a conservare le risorse rimaste per il resto della storia. Pur non essendo esente da pecche, qualche retrogusto di polpettone nel cliché dell’eroe ferito, la puntata tocca vette di gran pregio ed è destinata ad aggiungersi alla lista di quelle più memorabili dell’intero show. Non ci resta che aspettare il gran finale col fiato corto.