La Lunga notte è finita e ha lasciato i sopravvissuti (dimezzati ma esenti dal tributo di morti eccellenti che ci si sarebbe attesi oltre Jorah e Theon) a fare i conti con l’ultima guerra. The Last of the Starks sposta l’attenzione su Approdo del Re, ma oltre alle abili mosse di Cersei e la flotta ignifuga di Euron, la tenuta del team Targaryen è minacciata da divisioni interne.
Daenerys Regina Folle?
Dopo un preoccupante inizio ibrido tra Animal House e la soap opera, l’episodio punta al cuore dello strano schieramento che ha combattuto a Winterfell, riprendendo da dove A Knight of the Seven Kingdoms si era interrotto. Daenerys, sempre più frustrata dalla mancanza di venerazione che invece tocca a Jon, è bersaglio delle aperte ostilità di Sansa e Arya. In particolare la Lady di Grande Inverno dimostra ancora una volta dopo la Battaglia dei Bastardi la sua incredibile evoluzione, potentemente suggellata dal dialogo con il Mastino. Non dandosi neppure la pena di nascondere la propria insofferenza verso la Madre dei Draghi, Sansa innesca la miccia che fa diventare il segreto di Jon un’informazione. L’effetto della notizia serpeggia ma è deflagrante e arriva ad insinuarsi tra Tyrion, uno straordinario Peter Dinklage, e Varys. Lo scambio tra i due, preoccupati del massacro che Daenerys vuole scatenare su Approdo del Re, è il più importante e interessante dell’episodio e assume coloriture filosofiche e morali.
La Non-Bruciata sembra non tradire il sangue del padre Aerys, anche grazie alla perfetta interpretazione di Emilia Clarke. L’abbattimento di Rhaegal, la scena più sorprendente e straziante dell’episodio, e l’esecuzione di Missandei hanno reso evidente la possibile somiglianza con la nemica Cersei, che ha fatto esplodere il propri nemici con l’Altofuoco. Il parallelismo tra le due illegittime regine, senza dubbio interessante, avrebbe forse meritato un po’ di coraggio in più, collegando direttamente il sacrificio dell’ancella con la volontà di Daenerys senza la pur intensa, ma dal finale scontato, mediazione di Tyrion. Le ultime parole della dolce Missandei fanno comunque il loro effetto e ci si chiede perché non le abbia pronunciate la Madre dei Draghi sopra la flotta di Euron a Roccia del Drago.
Addii e conflitti interiori
Accanto alla preparazione del terreno per il prossimo gran finale si chiudono gli archi narrativi dei sopravvissuti alla Lunga Notte. Tormund, Sam e Spettro, cosa che farà storcere il naso ai più intransigenti fan della saga ma è la dura legge del budget, tornano a Nord per vivere per sempre felici e contenti dopo aver schivato una morte epica, più scenografica e molto probabile. Benioff e Weiss forse si sono ammorbiditi ma restano ancora due puntate per sperare nel ravvedimento. Nel frattempo Jaime e Brienne coronano il loro sogno d’amore, che per fortuna dura poco. Il posto del leone di casa Lannister è a sud, a fare i conti con i propri crimini passati, incarnati da Cersei, e chissà che forse non lo vedremo compiere l’enigmatica profezia per cui il destino della regina dovrebbe essere quello di essere uccisa dal proprio fratello. Anche l’altro Lannister, Tyrion, si impone finalmente in tutta la sua magnifica complessità, mortificata nella scorsa stagione. Il Folletto aveva visto in Daenerys l’occasione di riscatto della propria vita, un’illusione che vuole a tutti i costi preservare anche di fronte ai sempre più evidenti rischi.
The Last of the Starks: tra le due litiganti il terzo regna?
A proposito di profezie, la conclamata natura tirannica di Daenerys potrebbe aprire un nuovo spiraglio sul destino di Jon, che per ora sembra aver dimenticato la spina dorsale sulla Barriera. Se il Principe che venne promesso dovesse essere, come sempre più chiaro dalla sua resurrezione, proprio il figlio segreto di Rhaegar Targaryen, il nemico da distruggere per salvare l’umanità, fatto fuori il Re della Notte, potrebbe diventare proprio la Madre dei Draghi. Per ora il rapporto tra i due è quasi di sottomissione e la ragazza con i capelli d’argento ha un’unica priorità, più forte dell’amore che dice di provare per Jon, il Trono, tanto da non esitare a chiedergli di rinnegare suo padre e rifiutare il suo nome pur di non mettere in discussione il suo diritto alla corona. Jon non riesce invece a scorgere la pericolosità dell’amata e vuoi per puro amore, vuoi per problemi di sceneggiatura, il sentimento sembra allontanarlo dal senso di giustizia come non era successo con Ygritte. Ma Jon è uno Stark, e la sincerità nei confronti della propria famiglia suggerisce che il prode e ottuso cavaliere non resterà tale ancora per molto. Ora che i pezzi della scacchiera sono ridotti all’osso non resta che aspettare e sperare nella degna conclusione di un’epoca televisiva.