Si sono già dette e scritte molte cose in queste prime giornate nei cinema di Godzilla II: King of the Monsters, sequel made in Legendary dell’apprezzato film del 2014 con in cabina di regia il talentuoso Gareth Edwards (Rogue One: A Star Wars Story) e ambientato nello stesso universo del sempre positivo Kong: Skull Island. Questa volta non c’è più Edwards in cabina di regia, bensì il relativamente sconosciuto Michael Dougherty e una serie di nuovi personaggi umani, oltre a lui, ovviamente, il lucertolone atomico.
Godzilla 2014 aveva certamente i suoi pregi, con una direzione artistica e una fotografia davvero notevole e una storia che aveva posto l’accento – bizzarramente – più sugli umani che sui Kaiju (i mostri della cultura e del cinema giapponese) regalando al mondo un nuovo modo di intendere questo genere di film. Qualcosa che fu apprezzato da alcuni e meno da altri, i puristi di una nicchia forse non pronti a una rivoluzione di questo tipo, nascosti dietro a una critica più o meno condivisibile: “non ci sono abbastanza mostri”. Godzilla II: King of the Monsters cerca di rettificare la situazione, mantenendo un intreccio separato in due filoni (umani e Titani), ma con un equilibrio questa volta spostato decisamente verso i mostroni giganti. Il risultato? Un film diverso dal suo predecessore, ma un successo su tutta la linea, consigliatissimo per gli amanti dell’azione leggera, con un sapore molto anni ’90 (ci ha ricordato infatti la cinematografia di Emmerich) e che gran parte della critica probabilmente non ha proprio capito.
Un mondo cambiato
Ma lasciamoci alle spalle le polemiche e passiamo a parlare di questo carrozzone grosso e sbadato che risponde al nome di Godzilla II: King of the Monsters. La Terra è cambiata, dopo gli eventi del primo film, la battaglia di San Francisco ha raso al suolo una delle città più prominenti del pianeta e ora le persone sanno dell’esistenza dei Titani. E di Godzilla ovviamente. L’economia soffre e intere famiglie sono state distrutte dalla battaglia, a partire dai Russell, una famiglia di scienziati che ha perso il suo primogenito durante lo scontro tra i giganti venuti dal mare. 5 anni dopo la dipartita del piccolo sono Maddie (Millie Bobby Brown) e sua madre Emma (Vera Farmiga) a comporre il nucleo familiare: il padre Mark (Kyle Chandler) infatti ha scelto di fuggire dal mondo civilizzato, incapace di processare il lutto e pervaso da un odio atavico contro le bestie che gli hanno tolto il figlio.
Chi anche è nell’occhio del ciclone è la Monarch, la misteriosa agenzia che da anni nascondeva al mondo l’esistenza di Godzilla e degli altri kaiju; stampa e governi infatti pretendono che l’organizzazione guidata dal professor Serizawa (il mitico Ken Watanabe) si attivi nello sterminare le pericolose creature, una decisione che è strenuamente combattuta dagli scienziati, convinti che la presenza di Godzilla e compagnia bella sia fondamentale per l’equilibrio ecologico del pianeta. Quello che Watanabe e le Russell (dipendenti proprio della Monarch) non sanno è che la vera minaccia non è ancora arrivata e il destino del pianeta e dei titani è in grave pericolo.
Passi indietro e passi avanti
Senza starvi a rivelare altri dettagli su una trama abbastanza lineare classica dei disaster movie, la colonna vertebrale di Godzilla II: King of the Monsters risulta la sfida tra Godzilla e King Ghidorah, un essere dalle tre teste e immane potere che minaccia di estinguere tutta la vita sul pianeta. Così, per poco più di due ore, seguirete la Monarch alla ricerca dei titani, scoprendo tantissime nuove informazioni sul Monsterverse creato dalla Legendary e soprattutto assistendo a tante, esilaranti battaglie tra kaiju. A livello di effetti speciali e coreografia di questi scontri stiamo parlando di uno dei migliori esponenti di sempre del genere (Pacific Rim resta forse inattaccabile): ogni scontro è pesante, duro e spettacolare, visto sia dalla prospettiva degli umani che vi sono coinvolti sia dalle decine di metri di altezza di non solo i due sfidanti, ma anche di tutti gli altri Titani sul campo di battaglia, che includono i celebri Mothra e Rodan. Godzilla II: King of the Monsters, in queste scene di lotta senza esclusione di colpi, celebra al meglio la tradizione dei personaggi creati dallo Studio Toho, sospendendo l’incredulità del pubblico a più riprese.
Il resto del film si dimostra sfortunatamente solo sufficiente: l’intreccio e la prevedibile morale ecologica del film non riescono a convincere come avremmo sperato e in alcune scelte di trama e persino registiche, si sente un po’ la mancanza del tocco di Edwards, per una pellicola che sulla carta offriva anche un cast davvero d’eccezione. Godzilla II: King of the Monsters è un film sicuramente tecnicamente meno riuscito del primo e con una storia più balbettante, ma perdendo in questi campi guadagna tuttavia in spettacolarità: alcune delle battaglie sono davvero incredibili e ci hanno stampato un sorrisone in volto.
In fondo questa è la cosa che davvero conta nei disaster movie, nei kaiju movie, in quei film perfetti per “staccare” un po’ il cervello e abbandonarsi a due ore di cinema certo non d’essai ma sicuramente d’impatto e carico d’adrenalina. Godzilla II: King of the Monsters non riesce a far assurgere il questo sotto-genere cinematografico a nuove vette come forse avremmo sperato, ma è un perfetto esempio di film che punta il suo target specifico e riesce a colpirlo con maestria e quel filino di ignoranza che non fa mai male.