“Se vuoi essere felice, comincia”, scrisse Lev Tolstoj.
Questo aforisma, recitato dal professor Nicola Speranza ai suoi compagni di viaggio, può essere considerato il filo conduttore di Hotel Gagarin, primo lungometraggio di Simone Spada. Il regista afferma di aver voluto raccontare una storia di speranza, rinascita e soprattutto di sogni. Sogni di persone comuni, uomini e donne, in cui tutti noi possiamo rispecchiarci. Sogni talvolta semplici, altre volte più complessi: tutti sono realizzabili se lo si vuole davvero, se si è capaci di guardare dentro di sé e predisporsi al cambiamento.
I cinque protagonisti della pellicola sono dei “vinti”, incapaci di opporsi al destino avverso e ormai sopraffatti dall’esistenza misera e insoddisfacente che sono riusciti a crearsi. Per questo motivo non esiteranno a mollare tutto e partire quando il sedicente produttore cinematografico Franco Paradiso dell’inesistente casa di produzione Tindaro Film li recluta per andare in Armenia a girare un film finanziato da fondi europei, basato sulla sceneggiatura scritta dal prof. Speranza (Giuseppe Battiston). L’elettricista Elio (Claudio Amendola) e il fotografo di matrimoni Sergio (Luca Argentero) si occuperanno rispettivamente di luci e riprese, mentre per il ruolo di protagonista viene ingaggiata Patrizia, che di mestiere fa la prostituta. A coordinare questo scalcagnato gruppo c’è Valeria (Barbora Bobulova), l’unica in grado di comunicare con la popolazione autoctona e quindi di organizzare la spedizione.
“…ho pensato all’Armenia come luogo nuovo, sconosciuto e pieno di fascino, possibilità di condivisione umana e culturale tra diversi popoli. L’Armenia ricorda per certi versi l’Italia del dopoguerra, ricca di tradizioni culturali, territoriali, storiche e religiose, ma al tempo stesso protesa verso un futuro politico ed economico moderno e aperto” ha dichiarato Spada, che oltre ad occuparsi della regia, è anche lo sceneggiatore della pellicola.
Mentre la fittizia troupe cinematografica si trova all’Hotel Gagarin, imponente struttura situata tra le innevate montagne armene, scoppia la guerra. Costretti alla reclusione all’interno dell’albergo, sorvegliato ininterrottamente dalle truppe armene, i cinque realizzano di essere stati raggirati: Paradiso ha intascato il finanziamento e di lui non c’è più traccia. Disperati, tentano in tutti i modi di rientrare in Italia finché un avvenimento inaspettato sconvolgerà le loro vite: da emarginati sociali diventeranno i veri e propri realizzatori dei sogni del popolo armeno.
Cowboys, cantanti, ballerine… all’interno dell’Hotel Gagarin, chiunque può diventare chi vuole almeno per la durata di un cortometraggio. Il cinema viene utilizzato come mezzo per esplorare, emozionare, per immedesimarsi nei personaggi che si sono sempre ammirati. Per rivoluzionare le proprie vite, per poco o per sempre, come accadrà ai protagonisti di questa pellicola.
Hotel Gagarin è una commedia diversa da quelle a cui siamo abituati: sebbene non manchi di momenti esilaranti, per la maggior parte dei suoi 93 minuti di durata il film assume una piega piuttosto seriosa e da un certo punto di vista maliconica. Si parla di tematiche importanti, ma in maniera molto delicata e assolutamente non tediosa. Il regista riesce a portare a termine in maniera eccellente l’obiettivo che si era prefissato, ovvero quello di trasmettere allo spettatore l’idea che, volendolo, tutto è possibile. È possibile cambiare ciò di cui siamo insoddisfatti, ricominciare da zero. Bisogna solo crederci. Questo è il messaggio che Hotel Gagarin vuole lasciare al suo pubblico, renderlo consapevole e, perché no, un po’ più felice.
Mozzafiato la fotografia, di certo aiutata dalla magnificenza dei paesaggi armeni fatti di boschi e montagne innevate, ma comunque curata nei minimi dettagli.
Prodotto da Lotus Production e distribuito da Altre Storie, uscirà al cinema dal 24 maggio.