Il ritorno di How to Get Away with Murder dalla pausa invernale era senza dubbio uno dei più attesi, visto il colpo di scena con cui si era chiuso il mid-season finale.
Questa seconda parte di stagione dovrà dimostrare che Peter Nowalk, il creatore dello show, ha compiuto una scelta coraggiosa ma vincente, decidendo di eliminare dallo scacchiere Wes Gibbins (Alfred Enoch), vale a dire una delle pedine più importanti.
Un’assenza-presenza
Di sicuro, l’uscita di scena vera e propria di un personaggio intorno al quale, per due anni e mezzo, ha ruotato una grossa fetta del main-plot della serie, non potrà che avvenire gradualmente. “Waitlist”, infatti, potrà congedarsi davvero soltanto quando sarà stata svelata l’identità del suo assassino: ancora una volta, per l’ultima volta, spetta dunque a lui l’onore e l’onere di essere al centro del mistero di How to Get Away with Murder.
Non sorprende, allora, ritrovare Enoch già in questo episodio, protagonista dei flashback soggettivi con attraverso i quali vengono mostrati ricordi di Annalise e dei ragazzi. Ognuno di loro reagisce in modo diverso alla tragedia, iniziando un proprio, specifico processo di elaborazione del lutto. Un passaggio delicato, che gli sceneggiatori hanno saputo gestire molto bene, resistendo alla tentazione di mostrare gratuiti isterismi o esagerazioni che avrebbero appesantito troppo l’atmosfera.
Tanti nodi da sciogliere
Ma nella puntata non può esserci spazio soltanto per il dolore, la rabbia e l’indifferenza dei protagonisti, perché non può arrestarsi il precipitare degli eventi avviatosi con l’arresto di Annalise Keating (Viola Davis). I dubbi sulla sua innocenza tormentano un po’ tutti e destabilizzano un gruppo sempre più in crisi. Nate (Billy Brown) per l’ennesima volta decide di voltare le spalle alla sua ex amante e Connor (Jack Falahee), logorato dalla situazione, supplica Oliver (Conrad Ricamora) affinché vada a riferire i suoi sospetti – sempre più certezze – sui responsabili della morte di Sam alla polizia. Durante lo svolgimento dell’udienza fissata per deliberare sulla cauzione di Annalise, però, appare evidente che l’avvocatessa sia stata incastrata: i risultati dell’autopsia di Wes, infatti, sono stati falsificati.
Chi sta muovendo le fila del complotto? I punti oscuri sono ancora molti, inevitabilmente, e We’re Bad People, se possibile, confonde ancora di più le acque, facendo tornare alla ribalta il nome di Hannah Keating, la sorella di Sam: il fatto che la donna abbia ricevuto una telefonata da Annalise proprio durante la notte fatale lascia intuire che il personaggio presto possa fare ritorno nella serie.
Un po’ di luce
La puntata fornisce anche qualche risposta, rivelando, innanzitutto, la paternità del bambino che Laurel porta in grembo. Vi è poi la confessione di Frank (Charlie Weber), piazzata in chiusura di episodio. Lo spettatore non rimane sorpreso, fin troppo abituato ai finti cliffhanger di cui fa abuso, da sempre, la serie. È più che probabile, infatti, che l’uomo, a causa di quanto detto da Laurel, abbia deciso di assumersi la responsabilità di un delitto che non ha commesso. In ogni caso, il dato rilevante è che si inizi a fare luce su quello che Wes abbia fatto prima di recarsi a casa della professoressa.
We’re Bad People è una puntata distensiva – inevitabile lo fosse, considerato l’adrenalinico mid-season finale – e di transizione, nonostante i piccoli passi in avanti registrati. Del resto, l’episodio aveva la priorità e necessità di affrontare la tematica della perdita, un obiettivo conseguito con successo.
In attesa di capire quali conseguenze avrà sul lungo periodo la morte di Wes per le sorti di How to Get Away with Murder, Nowalk e la ABC possono sperare che il momentaneo season high toccato dagli ascolti di We’re Bad People sia di buon auspicio.