Il bello della commedia è che non deve necessariamente divertire e basta. Esistono tantissime sfumature in merito a questo genere, sfumature che ne approfondiscono le possibilità espressive e anche riflessive. Per moltissimi autori, infatti, la commedia ha rappresentato un vero e proprio mezzo attraverso cui criticare alcuni aspetti della società, costruendoci intorno una vera e propria satira che non risparmia nessuno. Usando commedia come satira, dunque, e critica, anche aspra, ad alcuni aspetti specifici del nostro quotidiano vivere e convivere. Da tutto ciò si sviluppa la riflessione de I Viziati (Pourris gâtés in lingua originale, diretto da Nicolas Cuche), film francese disponibile sul catalogo Netflix da questo 26 novembre. Ispirato a un’altra pellicola messicana dal nome Nosotros Los Nobles, scritta e diretta da Gary Alazraki (enorme successo al botteghino nel 2013). L’interesse verso quest’opera, però, non si limita soltanto a questa nuova rielaborazione in chiave transalpina: anche in terra nostrana Guido Chiesa ha rielaborato il tutto in Belli di Papà.
I Viziati è un film che resta fedele alla sua ispirazione di partenza, discostandosene un minimo nei toni e, ovviamente, nella rielaborazione culturale dei personaggi, offrendo agli spettatori un’esperienza che sa intrattenere fino alla fine, con momenti anche profondi e sopra alle righe (ricordando film come Red Notice per certi versi)
Una famiglia allo sbando
La trama si ambienta nel Principato di Monaco, e ruota intorno ad una famiglia dell’alta società in cui agiatezza e superficialità la fanno da padrona. Il capofamiglia Francis (Gérard Jugnot) tiene in mano le redini della sua compagnia affiancato dal fedele socio. Si tratta di un uomo che si è fatto da solo, venuto dal basso seguendo la propria strada e costruendosi a poco a poco la propria ricchezza. I figli sono di tutt’altra pasta. Questi sono nati nell’agiatezza e con essa sono cresciuti giorni per giorno. Stella, Alexandre e Philippe (Camille Lou, Louka Meliava e Artus) non hanno mai dovuto lottare per avere nulla e tutto ciò si è riflettuto sulla loro stessa concezione di vita, lavoro ed esistenza. Sono loro il cuore pulsante de I Viziati. Il denaro non li ha mai portati a crescere e maturare, servendo tutto loro su un piatto d’argento. Quando il padre si rende conto di tutto ciò decide di inscenare una bancarotta e di portarli nella sua vecchia casa a Marsiglia privandoli di tutto quello che avevano prima. Davanti alla vita dura e al doversi rimboccare le maniche ognuno dei tre reagirà in maniera del tutto differente e soggettiva.
Il ragionamento di questo film, perfettamente coerente con la sua ispirazione principale, fila dall’inizio alla fine, imbastendo una narrazione che non soltanto intrattiene ma ragiona su alcune dinamiche appartenenti alla nostra stessa società. Tutti noi dobbiamo crescere prima o poi, e quello che questi ragazzi vivranno ci risulterà inevitabilmente familiare nell’immediato. Questo è uno dei maggiori pregi della pellicola, con un messaggio di fondo che si fa riflessione e confronto con la realtà. Tutto ciò alternato da alcune piccole esagerazioni, anche culturali, che incidono sulla caratterizzazione di alcuni personaggi, facendoli anche risultare piuttosto grotteschi. La satira è palese, come l’ingenuità di alcune scene abbastanza superficiali anche nella loro realizzazione formale.
Formalmente parlando il film ha un suo perché, non esagera mai troppo però, non si sbilancia nemmeno coi suoi personaggi, non è mai crudele o tagliente, ma finanche troppo gentile con tutto quello che tratta. Forse una maggior cattiveria non sarebbe dispiaciuta. Inoltre ogni protagonista compare restando legato alla dimensione attuale e un approccio del genere ne preclude qualsiasi approfondimento che non sia del caso. Si tratta di un viaggio tutto in discesa quindi, seguendo un’unica direzione abbastanza prevedibile ma comunque divertente e matura. Con I Viziati ci si trova davanti a una storia ricca di sottintesi narrativi che gioca con alcuni stereotipi senza esagerare, accenna qualche piccola critica e porta avanti un messaggio pieno di buoni propositi, anche se non troppo elaborati.