È andata in onda anche If You Have Ghosts, quinto episodio della nuova stagione di True Detective, la cui attesa si era fatta febbrile grazie al promo rilasciato da HBO la scorsa settimana. I fan che si aspettavano di veder spuntare le facce di Rust e Marty saranno rimasti delusi. La serie si prende il proprio tempo di decantazione senza cedere alle pressioni e rinvia a un altro episodio il collegamento con la prima stagione. Nonostante la calma imperturbabile con cui procede, lo show è arrivato a compiere il primo passo dopo il giro di boa e deve concedere qualche risposta.
So cosa hai fatto dieci anni fa
In questo episodio è il 1990 a tirare le fila della trama. Lasciato indietro l’esplosivo scontro con Brett Woodard, (impossibile non ricordare il campo minato che ha coinvolto i protagonisti della prima stagione nella quinta puntata di allora), è il Wayne del 1990 che dimostra la maggior prontezza deduttiva. L’investigatore riesce infatti a cogliere dopo dieci anni la montatura di cui è stato vittima lo spazzino bombarolo, a casa del quale furono collocati di proposito gli effetti dei piccoli Purcell. Wayne comprende che chiunque abbia manomesso le prove voleva far credere che Julie fosse morta e la scomparsa di uno degli investigatori, di cui veniamo a conoscenza nel 2015, potrebbe rappresentare la conferma del depistaggio. Ma le sorprese più grandi in If You Have Ghosts arrivano dalla telefonata di Julie in seguito all’appello televisivo con cui le autorità si sono di nuovo intromesse nelle indagini. Una voce di ragazza singhiozza accuse contro il padre, Tom, asserendo che possa essere il colpevole dell’omicidio di Will. Il quadro indiziario stride con le dichiarazioni della giovane, che potrebbe essere stata indotta a mentire da chi la tiene prigioniera. Dovrà essere Wayne a fare chiarezza, insieme al vecchio compagno Roland.
Squadra perdente non si cambia
La promessa che il promo di If You Have Ghosts è riuscito a mantenere riguarda la reunion dei due partner. Roland vive isolato, circondato da cani e bottiglie, senza la compagna Lori, e questo fa supporre che in seguito al caso qualcosa sia andato storto anche nella vita del Tenente. L’incontro tra gli ex partner occupa tutta la parte finale dell’episodio e sa commuovere grazie ai dialoghi intensi e alle interpretazioni di Stephen Dorff e Mahershala Ali, perfetti insieme anche venticinque anni dopo. Pizzolatto crea due figure donchisciottesche in lotta con la memoria e il tempo passato, perché il caso Purcell ha tutto a che vedere con le loro esistenze e risolverlo potrebbe fare la differenza tra una morte carica di rimpianti e un sereno trapasso. È la crociata di Wayne, la questione che gli ha rovinato il matrimonio, il rapporto con i figli, che fu un errore abbandonare per la seconda volta nel 1990; ma può diventare anche quella di Roland, lasciato dal collega, ancora rabbioso e amareggiato, che lo ha costretto a invecchiare solo e con un pugno di mosche. Il caso Purcell non fa parte di quella metà delle indagini che di solito resta irrisolta e finisce in uno scatolone negli archivi della centrale, ma è di quelle che perseguita per tutta la vita, come un fantasma.
If You Have Ghosts: gli spettri dentro e fuori la mente di Wayne
Fantasmi e scheletri nell’armadio costituiscono il materiale narrativo centrale di True Detective 3. Domande e risposte si annidano sotto mentite spoglie nei ricordi del protagonista e le “presenze” vengono suggerite dalla regia anche fisicamente, come il momento in cui il vecchio Wayne apre la porta sulla camera da letto in cui lui e Amelia stanno leggendo una favola ai bambini. Anche un importante indizio sembra promanare direttamente dalla voce di Amelia, dal libro che Wayne ha a lungo osteggiato e grazie al quale scopre la vera autrice della lettera anonima arrivata a casa Purcell più di trent’anni prima. Il viaggio continua, misterioso e affascinante, in un racconto che non teme di prendersi il tempo necessario a mostrare e sviscerare gli effetti di una vita vissuta a metà, sospesa fino alla fine tra presente, passato e colpe. Il protagonista è costretto a fare i conti con gli uomini uccisi, le persone che ha interrogato, le risposte a che ha accettato, le allucinazioni della malattia. Ma della vera materialità di una cosa potremmo cominciare a star certi: la macchina scura appostata sotto la finestra del detective Hays ha tutta l’aria di essere reale.