Tremate, tremate, le ire del Grinch contro il Natale son tornate.
Perché effettivamente è proprio così! Tra i tanti personaggi riportati alla luce dopo poco neanche vent’anni dall’ultimo adattamento, ecco che torna sul grande schermo il verde brontolone, rancoroso e anti-natalizio. Questa volta torna ad intrattenerci animato dall’Illumination Studio, che si stacca dai Minions, e intraprende il percorso di questo remake.
Per il suo nono film la Illumination ha deciso di aprirsi al Natale, e lo fa riprendendo uno dei mostri più iconici degli ultimi venti anni. Portato alla ribalta dal Jim Carrey diretto da Ron Howard nel 2000, la sfida nel volerlo rilanciare non era banale, bisognava cambiare registro, e forse anche mezzi. In questo la scommessa è stata vinta a pieni voti dagli studios, che hanno portato un design accattivante e poco ancorato al film live-action.
Il film ha un suo stile particolare da un punto di vista visivo, accessibile ai più piccoli, ma non per questo banale. Probabilmente non sarà un film rivoluzionario, ma la resa grafica di tutti gli effetti è molto positiva, con tonalità accese ed appariscenti ed un look curato.
La sceneggiatura del film non brilla, ma è un film di solido intrattenimento, anche senza trovate geniali. Non è una pellicola destinata a diventare una nuova tradizione natalizia, ma probabilmente non era neanche quello l’intento.
Il personaggio del Grinch, originalmente doppiata da Benedict Cumberbatch, è un modello spregevole ma non deprecabile, ed il coinvolgimento che vediamo con il suo fidato cane Max è un simpatico e piacevole leitmotiv. Le situazioni nelle quali i due si troveranno riescono a strappare risate ad un pubblico misto. Nonostante la fin troppo marcata somiglianza con Wile E. Coyote, le sue malefatte non diventano mai ne imitazione ne scimmiottamento.
Dai Minions al Grinch
La forza del film sta nel cercare di intrattenere grandi e piccini e va riconosciuto il parziale successo, affievolito nel finale da una conclusione, forse, un po’ fiacca. Per la maggior parte della sua durata, infatti, il film gode di un ritmo avvincente. Non si distacca dal modello Illumination, con gag visive ed qualche battuta più comprensibile ai più grandi, ma comunque intrattiene in maniera innocente simpatica.
Il tappeto musicale culla lo spettatore per tutta la durata del film, sotto l’attenta ed esperta direzione del maestro Danny Elfman, che non ha bisogno di presentazioni.
Quello che però, forse, manca, al film è quel guizzo di originalità e personalità in più, pecca di molti al giorno d’oggi. La mancanza di voglia di uscire dalla comfort zone nella quale si è abituati ad operare ed osare più di quanto ci sarebbe normalmente concesso. In ciò Il Grinch si configura come un buon film, quasi inappuntabile, che però non riesce a trasmettere qualcosa di speciale come fu all’epoca il film di Ron Howard. Risulta più “dovuto” del precedente, in un periodo che stenta a trovare originalità al botteghino.
Il film è in tutto, comunque, gradevole ed apprezzabile ed è probabile che ai più piccoli, ai quali è diretto, piacerà. Trasmette i valori cardine del Natale e sarà un bel film di avvicinamente alle festività Tuttavia rimane altamente improbabile che il Grinch di casa Illumination diventi il vostro nuovo film tradizionale di Natale.