Il 12 luglio, presso il Cinema Moderno di Roma, sì è tenuta l’anteprima del nuovo remake de Il Re Leone. Al termine della proiezione, Elisa e Marco Mengoni, doppiatori italiani di Nala e Simba per il nuovo film Disney, hanno preso parte ad una frizzante e per nulla banale intervista. Le tematiche abbracciate sono state le più disparate: dalla loro esperienza come doppiatori ed interpreti musicali, alle loro sensazioni, a temi ben più profondi, quali l’ecologia e l’ecosostenibilità. Di seguito l’intervista, riadattata per eliminare le inevitabili inflessioni della lingua parlata.
Domanda: Quali sono i ricordi che vi legano maggiormente all’universo Disney e a Il Re Leone, in particolare?
Elisa: De Il Re Leone ricordo soprattutto le musiche ed alcune scene iconiche, quale il saluto iniziale di tutti gli animali, rivolto al piccolo Simba. Da amante della natura, ho sempre empatizzato molto con questa storia. È uno di quei film che abbraccia la natura incontaminata e descrive lo stretto rapporto esistente tra tutti gli animali. Si percepisce molto questo senso di calore emanato da Mamma Africa.
Marco: Sono nato il 25 dicembre 1988, avevo 5 anni quando uscì Il Re Leone. Non ricordo moltissimo di quando lo vidi per la prima volta. L’ho rivisto verso i 12-13 anni e credo abbia fatto un po’ parte della crescita personale di chiunque. Ciò che ricordo maggiormente è il legame che ho da sempre avuto con Mamma Africa. L’Africa è una fonte di ispirazione eterna, dal punto di vista musicale e non, culla del blues, del soul e del jazz. Mi inchino in tutto e per tutto al cospetto dell’Africa. Sono stato in Tanzania per un viaggio e mi sono veramente accorto di quanto possa essere forte il mal d’Africa. Ci tornerò presto.
Domanda: Su quali emozioni avete maggiormente lavorato per interpretare Nala e Simba?
Elisa: Le emozioni sulle quali abbiamo maggiormente lavorato, assieme a Fiamma Izzo, mio faro durante tutta questa esperienza, sono state la fierezza e la combattività di Nala. Nala è colei che cambia un po’ la dinamica della storia e che, andandosene, cerca di trovare un modo per ribaltare le sorti del suo branco. Oltre a Dumbo (per il quale Elisa ha ricevuto gli elogi da parte da Tim Burton in persona, ndr), questa è stata la mia prima esperienza in sala di doppiaggio.
Marco: Anche per me è stata la prima esperienza di doppiaggio e sono stato anch’io affiancato da Fiamma Izzo. Per interpretare Simba ho dovuto lavorare il doppio, data l’evoluzione del personaggio durante il corso del film: da piccolo erede al trono, si trova ad essere un giocherellone, un fanciullotto spensierato, spinto anche dall’incontro con Timon e Pumbaa. Verso l’epilogo, invece, Simba deve prendere le redini della situazione e torna ad essere ciò che era in origine: un re. Abbiamo, quindi, lavorato sulla fierezza nella parte finale. Durante la prima parte ho semplicemente interpretato me stesso, dato che, in alcuni momenti, sono tutt’ora, citando un altro cartone Disney, un po’ Peter Pan: non vorrei mai invecchiare o prendermi, delle volte, le mie responsabilità.
Domanda: Elisa, com’è stato vedere il Re Leone con i tuoi figli?
Elisa: Vedere un film del genere con i propri figli è un’esperienza profonda: ti consente di conoscerli meglio. Anziché guardare il film, osservavo loro per capire le loro reazioni: volevo vedere se si commuovevano, se piangevano nei punti in cui piangevo io da piccola. È stata una sorta di carta d’identità genetico-emotiva. Ma devo dire che non hanno pianto quanto facevo io. Ci sono rimasta un po’ male. La scena della morte di Mufasa, di solito, è un momento difficile per molti bambini: per i miei figli, invece, no.
Domanda: quali sono i vostri personaggi preferiti de Il Re Leone?
Marco: La saggezza mi ha sempre colpito. Rafiki e Mufasa erano i miei preferiti. Ora è, per ovvie ragioni, Simba, al quale ho prestato la mia voce.
Elisa: Io amo la scimmia-sciamano (Rafiki). Secondo me tutti noi dovremmo avere un’applicazione sul telefonino che, con un bastone virtuale, possa darci delle gran botte in testa e che, con la voce di sottofondo, possa ammonirci dicendo: “ricordati chi sei!“. Del tipo: “che stai a fà, ripijati!”
Domanda: quali sono state le difficoltà maggiori che avete dovuto superare in sala di doppiaggio?
Marco: Ascoltare le voci originali, restare fedeli ad esse e trasferirne l’esatta intonazione nel doppiaggio italiano è stato un lavoro difficile. La difficoltà sta nel fatto che l’inglese è una lingua un po’ più fredda dell’italiano, lingua romantica e, melodicamente, molto diversa. Era strano parlare in italiano con tono tipicamente inglese: ci siamo dovuti inventare degli escamotage per rimanere fedeli all’originale e non tradire la nostra bellissima lingua. Ci siamo trovati a modificare anche piccole parole.
Elisa: Ho riscontrato le stesse difficoltà di Marco. Non essendo una doppiatrice o un’attrice professionista, ho accettato di fare questo film con la condizione di avere accanto Fiamma Izzo. Avevo già lavorato con lei e potevo fidarmi ciecamente. Quando si affronta una cosa nuova, bisogna fare ancora più affidamento sull’aiuto del team. Sono sempre stata attratta da questo mondo, ma avevo bisogno di un mentore che mi dicesse come agire. La lingua è una materia plastica, si lavora con i suoni, con la tonalità: per esempio, Beyoncé ha un tono molto basso nel parlato e abbiamo voluto rispettare la rigorosità della policy Disney. Non a caso, in Italia, ci sono doppiatori molto bravi. Si vanno ad analizzare persino le note delle singole esclamazioni e le si riportano fedelmente in lingua madre. E tutto questo è estremamente interessante perché si ricollega a quello che è il mio mondo: la musica.
Domanda: per quanto riguarda lo studio svolto sulle canzoni de Il Re Leone, invece?
Elisa: Virginia Brancucci è stata la figura che ci ha accompagnati nel canto. Ovviamente, non ci siamo messe ad imitare Beyoncé, per due motivi: sono già conosciuta, in Italia, come Elisa e, in secondo luogo, sarebbe stato controproducente. Anche qui abbiamo svolto un lavoro di ricerca: mantenere le assi portanti del personaggio e trovare gli ingredienti unici ed originali che avrei potuto aggiungere con la mia voce. Ad esempio, i falsetti che donano dolcezza e sono un po’ una signature del mio stile. Sono, però, anche legata alla grinta del gospel. Ho sempre avuto una sorta d’inclinazione per tutto ciò che è un po’ black e soul.
Marco: Imitare due cantanti come Glover e Beyoncé è impensabile, dato che loro il soul e il gospel ce lo insegnano, in pratica. È stato, quindi, abbastanza facile seguire le loro orme sul cantato.
Domanda: cosa fate, in prima persona, per l’ambiente e per essere delle persone “ecosostenibili”?
Marco: Supporto molte cause, grazie anche al mio Atlantico tour. Assieme alla National Geographic sostengo la salvaguardia dei leoni. La mia sostenibilità va in questo senso, difendere il mondo da noi stessi. Mi sono anche affiancato alla campagna Planet or Plastic?, coinvolgendo molto i social e spingendo la gente a ripulire il più possibile la Terra dai rifiuti.
Elisa: Credo ci sia molta leggerezza su questo tema. Bisogna cercare di capire quale approccio abbiamo nei confronti del consumismo. In passato, come cittadini, non abbiamo avuto molto aiuto dalle istituzioni e dai governi. C’era molta superficialità, ora c’è più consapevolezza del problema. Personalmente, cerco di usare il più possibile l’energia innovativa, l’energia green derivante dai pannelli solari. Ho siglato una collaborazione con Kia per avere delle macchine ibride-elettriche da usare durante la tourneé. Cerco di usare la colonnina elettrica di ricarica durante le ore più calde della giornata, così da sfruttare solo l’energia pura del Sole e non attingere a quella della rete tradizionale. Stendere i panni al Sole, anziché usare l’asciugatrice, canticchiando magari anche una canzoncina, ed educare moltissimo i bambini e le nuove generazioni al rispetto per l’ambiente sono degli esempi banali, ma efficaci per combattere l’inquinamento.
Domanda: che progetti avete per il futuro?
Marco: Dal 14 luglio parto con le sette date del Fuori Atlantico tour presso location naturalistiche italiane dalla rara bellezza. Un tour nella natura e all’insegna dell’ecosostenibilità.
Elisa (imitando simpaticamente la voce di Nala): Domani vado da Carl Brave. C’è Rock in Roma, ma canto solo un pezzo… Che palle! A parte gli scherzi, parto anche io per sette date molto rock’n’roll presso alcuni club europei. Roba da trecento posti, tutti amici.