In questo angolo di mondo (Kono Sekai no Katasumi ni) nasce come manga ad opera di Fumio Konou e il regista e sceneggiatore Sunao Katabuchi (Black Lagoon) l’ha trasformato in un emozionante film che ha vinto il premio come miglior film d’animazione ai Japan Academy Prize 2016, dove concorrevano Your Name. e One Piece Gold, dati per favoriti. Fuori dal Giappone invece si è guadagnato il premio della Giuria al Festival d’Annecy, ma nelle sale cinematografiche – soprattutto italiane – è entrato ed uscito in punta di piedi, ma vorrei augurargli un’accoglienza calorosa per l’home video quando il 31 gennaio sarà disponibile in DVD e BD.
Un’apparente storia ordinaria.
Protagonista di questa storia ambientata durante la seconda guerra mondiale è Suzu Urano (voce di Rena Nōnen) una ragazza ordinaria che nel 1944 viene chiesta in sposa da Shūsaku Hōjō (Yoshimasa Hosoya). La ragazza accetta di contrarre il matrimonio pur provando dei sentimenti per l’amico d’infanzia Tetsu Mizuhara (Daisuke Ono), ma non è una soluzione drammatica e che può abbattere uno spirito allegro, neanche il doversi trasferire nella cittadina di Kure, prefettura di Hiroshima, dove Shūsaku lavora come impiegato nella base navale locale.
Entrata nella famiglia Hōjō la giovane deve rendersi utile come richiesto dall’etichetta della cultura e dell’epoca, assistendo i suoceri, facendo i lavori domestici, occupandosi delle commissioni e del piccolo spazio agricolo annesso alla casa. Per la giovane Suzu affrontare tutti questi lavori non è semplice, non è particolarmente brava nelle mansioni domestiche e ha tanto da imparare, tuttavia la sfida più difficile sembra essere l’avere un rapporto sereno con la cognata che si trasferisce sotto il loro tetto con la figlioletta dopo aver abbandonato il tetto coniugale.
Mentre la vita di Suzu fa passi avanti, il suo sentiero si ritroverà a intrecciarsi con quello della realtà storica che lentamente segue i passi di Suzu fino ad entrare prepotentemente nella sua vita.
Il miglior film d’animazione giapponese del 2017.
Your Name. ha incantato con la sua magia, la storia d’amore e il nome di Makoto Shinkai. Sunao Katabuchi non è Shinkai, ma viene dallo Studio Ghibli, ha collaborato come aiuto-regia con il maestro Hayao Miyazaki in Kiki consegne a domicilio e quel tocco magico del famoso studio d’animazione è in lui. Personalmente, se non avessi saputo di chi fosse In questo angolo di mondo lo avrei attribuito alla regia e sceneggiatura di Isao Takahata (La storia della principessa splendente), anche perché il film può ricordare il famoso e commovente Una tomba per le lucciole.
La narrazione è molto naturale, giustamente lenta, dà l’idea di un bel ritratto di autentica vita nipponica ai tempi della guerra, una storia vissuta da una giovane moglie come tante; la storia del mondo sembra lontana, come una musica di fondo, il suono però diventa sempre più prepotente finché le bombe non iniziano a piovere per davvero e la pellicola dai suoi colori e tratti delicati inizia a diventare disturbante nel suo raccontare… la realtà.
La naturalezza in cui la guerra calza nella vita di Suzu – e di tutti i giapponesi – porta a far sentire l’insofferenza verso questo clima, se per un primo momento sembra drammatica la mancanza di libertà di disegnare, scopriamo che la drammaticità è in altro, nella privazione del sonno, nell’abituarsi agli allarmi, alle bombe che esplodono, agli attacchi aerei… tutto diventa una trappola, è claustrofobico e il tempo scava nella sanità mentale dei personaggi che si ritrovano a dover convivere con qualcosa di più doloroso dell’abitudine alla violenza, agli spari, al fuoco che in cielo sembra bellissimo ma sulla terra è l’inferno. In cruciali momenti la capacità narrativa e la forza (violenza) delle immagini mi ha suscitato un vivo e profondo orrore, diverso da quello che si può provare in storie caratterizzate da scene splatter o gore, perché è l’orrore della realtà storica e In questo angolo di mondo è la rappresentazione di un passato realmente accaduto, un’ammonizione dovuta forse, ma nel suo mostrare quanto una vita può essere fragile, riesce a mostrare anche il suo contrario: in un debole essere umano può esserci una forza di volontà ben più grande di qualsiasi orrore, la violenza può martoriare un corpo e tormentare la psiche, ma ci si può rialzare, andare avanti e trovare ancora uno spazio per sognare e vedere il futuro.
In questo angolo di mondo non ha goduto di buona pubblicità e non aveva la forza di far colpo con il nome del suo papà, ma il solo equilibrio narrativo mostra il grande talento di Katabuchi che gli ha conferito quelle note poetiche dolciamare tipiche dei grandi capolavori dello Studio Ghibli che ultimamente tanto mancano.