Io, Dio e Bin Laden è l’ultimo film di Larry Charles, con Nicholas Cage e Russel Brand a tirare le briglie di una storia folle. E’ il 2004. Gary Faulkner è un operaio edile della California con problemi di diabete, un amore viscerale per la sua patria ed un odio potente nei confronti di Osama Bin Laden. Un giorno, dopo che Dio in persona gli ha affidato il compito, di catturare Bin Laden, capo di Al Qaeda e responsabile dell’11 Settembre. Gary è come fulminato sulla via di Damasco, atterrito ma determinato. E così, armato di una katana comprata da una televendita parte alla volta del Pakistan per stanare “Il Barbuto”.
Larry Charles è stato da subito un regista sui generis, con prodotti che hanno diviso, rinunciando alla banalità: Borat, Bruno, Il Dittatore. Sacha Baron Cohen accomuna tutti questi progetti, assieme alla demenzialità, ma un’altra cosa che può essere usata come “fil rouge” che unisce le sue opere è l’attualità. In tutti i suoi lavori Charles ha lasciato trasparire, più o meno velatamente, un messaggio, un’intenzione, un’anima del film. In Io, Dio e Bin Laden, invece, le buone intenzioni del regista si ritrovano schiacciate sotto diversi fattori.
Nicholas Cage
Nic Cage raramente è stato protagonista del cinema d’elite. Diversi blockbuster alle spalle, con qualche interpretazione solida (Via da Las Vegas, Il prescelto…), e poi tanti film meno rilevanti. Il fardello grande di Io, Dio e Bin Laden è proprio il nome più altisonante sulla locandina. Un Nic Cage intrappolato nella caricatura di un personaggio reale, inserito in una storia che è più divertente letta sulle pagine di QG che narrata al cinema. La carriera di Cage ha preso un piega strana, e forse lui stesso sperava che il coinvolgimento in questo film così atipico potesse riportarlo al centro dell’attenzione. Se escludiamo i meme. Perché Nic Cage non è mai stato dimenticato dai meme.
Larry Charles
La voglia di raccontare storie atipiche, strane ed inusuali è sempre stato un tratto distintivo dell’opera del regista statunitense. I suoi film sono contraddistinti da questi personaggi quasi fumettistici, caricaturali, che si ritrovano in situazioni al limite dell’assurdo. In casi come Il Dittatore, l’intento di raccontare qualcosa oltre la demenzialità è ben riuscito, Borat lo ricordano bene o male tutti quelli che l’hanno visto. Io, Dio e Bin Laden invece si perderà tra i film quasi riusciti della sua filmografia per ragioni che ci portano al punto 3.
La realtà molto spesso supera la fantasia
Nel settembre del 2010 un articolo di GQ, rivista per “gentiluomini”, ha rivelato al mondo la crociata di Gary Faulkner. La penna di Chris Heath ha narrato le informazioni e testimonianze raccolto sulla vera storia di un uomo solo contro Bin Laden. Le parole del redattore raccontano con una malcelata tenerezza la serietà, la convinzione e la dedizione di questo operaio. Gli amici ne parlano come un uomo eccentrico, non pazzo, ma particolare ed esuberante. La generosità dell’interpretazione di Cage, purtroppo, passa una figura molto più ridicola. La vera di quest’uomo che folgorato sulla via di Damasco ha un dialogo intimo con Dio in persona e parte malequipaggiato ce lo fa immaginare come un moderno Don Chisciotte. Una figura quasi romantica. Il problema è invece che le esigenze narrative del film lo trasformano in una brutta copia di se stesso. Non posso che consigliarvi di correre a leggere l’articolo originale, visto che in questo caso le parole veicolano meglio di qualsiasi altro mezzo l’impresa di Gary.
Tuttavia il film non è tutto da buttare. Condito da un Russel Brand tanto esagerato quanto efficace, il film scorre tutto sommato rapidamente. Ridondante? Forse, ma comunque si tratta di un film genuino nelle intenzioni. Innocuo e e in fondo anche simpatico. Purtroppo, nonostante qualche dialogo interessante, la sceneggiatura non decolla mai e rimane ancorata in quello stagno di ridicolo, come una puzza che non riesci a capire da dove provenga. Lascia comunque una sensazione positiva perché è una storia raccontata con genuinità, cercando di far passare Faulkner come un uomo buono e simpatico.