Lo avevamo lasciato sui gradini del Continental Hotel di New York. Un uomo, un completo elegante, capelli lunghi neri e una pistola, contro un’organizzazione, la sua organizzazione, che ora lo vuole morto. E lo ritroviamo così il nostro John, cane d’ordinanza al seguito, mentre la High Table lo scomunica per aver ucciso un rivale sul sacro territorio dell’albergo newyorchese, mettendo così una succosa taglia di 14 milioni di $ su uno degli assassini più temuti del mondo. L’incipit di John Wick 3: Parabellum è come l’intero film: improvviso, adrenalinico e in medias res.
Nella prima mezz’ora di questa terza incarnazione di un franchise nato quasi per caso e ancora una volta diretto con sapienza da Chad Stahelski (a proposito, lo sapevate che proprio il regista aveva lavorato come controfigura di Keanu Reeves in Matrix ormai 20 anni fa?) non c’è un attimo di pausa, né dalla spettacolarità di fotografia, colori e azione, ma neanche dalle risate e dalla genialità che traspare da ogni scena di un film decisamente violento, ma anche tanto consapevole di sé, della sua ironia intrinseca e della sua particolarità.
Spia vs Spia
Perché è proprio questa la forza di John Wick: sapere di essere un film di intrattenimento puro, quasi una parodia del genere action, ma allo stesso tempo realizzato con interpreti, scenografie e soprattutto coreografie di combattimento di un livello altissimo, in grado di farlo erigere a Re incontrastato dei B-Movie. Nel giro per il mondo delle avventure di John Wick 3: Parabellum vedremo scontri di tutti i tipi, con un taglio registico e trovate al limite del geniale, le quali non ci lasceranno prendere il fiato. Esiste una trama certo, con John che cerca di sfuggire alla taglia sulla sua testa, affidandosi alle sue forze ma anche a vecchi (i carismatici personaggi di Laurence Fishburne e Ian McShane) e nuovi (principalmente la ancora più che affascinante Halle Berry e i suoi due “adorabili” cagnetti) alleati per riuscirci, ma è solo un contorno all’azione.
Un’azione che stupisce per intensità ma con sagacia e capacità anche di far ridere. Si vede che nei combattimenti del film gli sceneggiatori si sono davvero divertiti. Ce li immaginiamo in una stanza tutti insieme a fare brainstorming dei modi più assurdi e scenografici per uccidere un uomo, tradotti in una sequenza di momenti epici come la scena nella quale il nostro sicario si lancia coltelli con criminali asiatici per cinque minuti buoni e un’altra fenomenale battaglia in un suk nordafricano dove i già citati cagnolini del personaggio della Berry si scatenano, il tutto senza CGI o quasi. Tanto che proprio l’attrice afroamericana ha dichiarato di essersi rotta tre costole girando questo film: avete capito Avengers, chi sono quelli tosti per davvero?
Una graditissima conferma, anzi, evoluzione!
È altresì chiaro che John Wick 3: Parabellum, così come i suoi predecessori, si regge in grande parte su una – ermetica in termini di parole ma estremamente espressiva nelle sue azioni (e sparatorie) – performance di Keanu Reeves, in grado di tornare alla ribalta alla grande con questo franchise dopo le sue scorribande tra late 90’s e early 00’s. Keanu probabilmente dice meno di 100 parole in questo film, ma a più di 50 anni mostra ancora una forma invidiabile (è lui a compiere quasi tutti gli stunt!) e come eroe dannato funziona perfettamente, quasi credibile in un ruolo al di fuori dei limiti delle umane possibilità.
Dopo un bizzarro e a tratti sconnesso secondo episodio, John Wick 3: Parabellum torna alle origini, con un film d’azione dalle coreografie e stunt fenomenali, un acuto senso dell’umorismo e dell’intrattenimento senza precedenti, facilmente il migliore della trilogia. Le due ore in compagnia di un personaggio come quello sapientemente portato in scena da quello che per noi rimarrà sempre il Neo di Matrix scorrono agevolmente e ci regalano il miglior capitolo di una serie che a quanto pare è qui per restare. E non potremmo esserne più contenti.