Dalla Legendary Pictures, casa di produzione dell’ultimo Godzilla e di film come Pacific Rim e Jurassic World, nasce l’ennesimo reboot di King Kong. Kong: Skull Island differisce dai suoi predecessori soprattutto per l’ambientazione che fa da protagonista tanto quanto il re dei gorilla.
Siamo in Vietnam proprio alla fine della guerra: due scienziati di una misteriosa divisione governativa ormai a un passo dalla chiusura riescono a farsi inserire in una spedizione diretta su un’isola in mezzo al Pacifico appena scoperta grazie alla neonata tecnologia satellitare.
A scortarli ci pensa uno squadrone di militari in procinto di tornare in patria dopo essere sopravvissuto al Vietnam, guidato da un sergente che ha una chiara dipendenza da campo di battaglia. Sull’isola misteriosa i nostri eroi non troveranno solo Kong a dar loro un caloroso benvenuto, ma una serie di creature enormi e alquanto terrificanti.
Diamogli un po’ di napalm
La pellicola è ricca di rimandi (fin troppo espliciti purtroppo) alla cinematografia dedicata alla guerra in Vietnam. È proprio questo che conferisce a quello che è classico film di azione/avventura quel tocco in più.
La scelta è interessante proprio perché il periodo storico si incastra molto bene con quelle che sono le tematiche classiche della storia di King Kong: il rapporto uomo/natura, il rispetto per le altre specie, l’individuazione di quello che è il vero nemico.
Al di là dei tratti più espliciti (il personaggio di Tom Hiddleston, ad esempio, è un cacciatore di nome Conrad in onore dell’autore di Cuore di Tenebra, romanzo e grande classico della letteratura inglese a cui si è ispirato Coppola per il suo meraviglioso Apocalipse Now), è interessante la personificazione dell’ecosistema duro e selvaggio della giungla di Skull Island nella figura di Kong, che appare spessissimo in mezzo alle fiamme scatenate dall’uomo dalle quali riesce sempre a riemergere come trionfatore: cristallina metafora di quello che è successo in Vietnam.
Molto efficace l’uso della computer grafica, il tocco di Ubisoft fa sì che le animazioni siano assolutamente impeccabili. Tante scene risultano quindi visivamente suggestive, un vero peccato che non trovino un corrispettivo nella sceneggiatura.
Nota di merito anche alla colonna sonora, ricca di pezzi cult anni ’70 che accompagnano egregiamente rallenty epici che altrimenti risulterebbero decisamente ridicoli.
Gorillone vs Lucertolone
Mentre la prima metà della pellicola sembra presupporre una trama che scenda un minimo in profondità, la seconda si scorda completamente delle premesse e si riduce a una sola cosa: ignoranza.
Un susseguirsi di scene di combattimenti fra animali enormi che si picchiano con cose enormi (dal profumo simile a quelle di Pacific Rim), e poi esplosioni e ancora esplosioni. In mezzo a queste i nostri eroi tentano di non morire in maniere atroci, chi con l’obiettivo di distruggere tutto quello che non è umano, chi di fuggire dall’isola, chi di salvare i propri amici o raccogliere prove dell’esistenza di qualcosa che non è ben chiaro se sia sovrannaturale o semplicemente molto antico.
In questo mare magnum spiccano i bicipiti di Tom Hiddleston (che purtroppo non trovavano sufficiente spazio nelle sue interpretazioni di Loki), le curve di Brie Larson e la versatilità di Samuel L. Jackson, che sembra trovarsi perfettamente a sua agio in qualsiasi ruolo si decida di farlo calare. Il film comunque vi terrà abbastanza su di giri e non vi annoierete durante le due ore piene di visione.
Piccolo consiglio: non abbiate fretta di fuggire dopo i titoli di coda.