Incontro Carlo Massimino, milanese doc, 24 anni, in un baretto in Primaticcio per il caffè e l’intervista più rapidi della storia. Si scusa fin dall’inizio per il ritardo, d’altra parte è normale che tu abbia un po’ di cose da sistemare a tre giorni dalla partenza per il Festival di Cannes, dove il film in cui ha recitato, Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher, è dato tra i favoriti.
Prima di tutto, di cosa parla Lazzaro Felice?
Sarò deludente ma non posso dirti troppo! Ci sono cose che ti posso dire e cose che no. La trama ruota attorno al personaggio di Lazzaro, che è interpretato da Adriano Tardiolo anche lui alla sua prima esperienza e secondo me un attore fenomenale, un contadino che ha sempre vissuto all’interno di questa tenuta, L’inviolata, di proprietà di una marchesa, che tiene i suoi contadini sotto il giogo della mezzadria. La mezzadria è stata abolita in Italia nel 1982, mentre il film è ambientato all’inizio degli anni 90, ma questo è il contesto in cui a luogo la vicenda.
Lazzaro è “un piccolo santo”! Di una bontà e di un’ingenuità tale da risultare santo agli occhi degli altri contadini. Per ricalcare le parole di Alice (Rohrwacher n.d.a.) è una santità «dello stare al mondo», dell’essere buono e puro, anzi proprio più la purezza che la santità!
L’unico vero amico a cui Lazzaro si lega è il Marchesino, Tancredi (interpretato da Luca Chikovani), e questa amicizia lo porta poi con il procedere del racconto, che giunge ai giorni nostri, a cercarlo dopo la sua sparizione. Questo lo porterà dalla sua campagna alla città.
Quindi una specie di percorso di formazione per il personaggio?
Un po’ si e un po’ no. Dal suo viaggio lui impara alcune cose ma è quasi più una formazione per la gente che lo circonda perché Lazzaro non percepisce il mondo e le cose che lo circondano come gli altri. La malizia sta negli occhi di chi guarda, ma mai nel personaggio. Alla fine cambiano sia lui che coloro che gli stanno attorno.
E del tuo ruolo all’interno del film cosa mi puoi dire?
Io mi chiamo Pippo e sono il figlio di Antonia, una delle contadine dell’Inviolata, interpretata da bambina da Agnese Graziani e da grande da Alba Rohrwacher.
Sostanzialmente Pippo è, te la dico come lo vedo io, lo specchio della mezzadria perchè nella prima parte del film, quella ambientata appunto nel podere della marchesa, lui è bambino, ha circa 4 anni. E lui cresce, si sposta in città, ma nonostante non abbia un ricordo nitido della prima parte della sua vita, in qualche modo eredita una certa rabbia sociale, perché si ritrova povero, circondato dai parenti che gli ricordano che alla fine almeno quando erano schiavi per la marchesa avevano di che mangiare e paradossalmente stavano meglio.
Pippo è rabbioso, non è un personaggio positivo, è molto malvagio – per quanto poi non faccia concretamente niente di malvagio –, è egoista e impulsivo, emblematico della rabbia che si genera in situazioni di questo tipo.
Sempre a proposito del tuo personaggio, ho saputo che ti è arrivata voce di questo ruolo perché in realtà somigliavi all’attore che interpreta Pippo da bambino…
Edoardino! In realtà non è perfettamente chiaro nemmeno a me. Semplicemente una mattina mi ha chiamato la mamma di una mia amica, dicendomi che aveva visto le foto di questo bambino che mi somigliava e mi ha detto di questo provino a Milano per un film, ma la cosa sembrava troppo causale. Si è in realtà concretizzata quando due giorni dopo mi ha chiamato un numero sconosciuto dicendomi che avevano visto le mie foto su Facebook e volevano che facessi un provino.
Sono stato poi contatto da Tatiana Lepore, attrice straordinaria e straordinaria coach che ha seguito tutti gli attori del film, chiedendomi di fare un altro provino a Milano.
L’ultimo provino l’ho fatto una settimana dopo a Roma, a casa di Alice, che inizialmente mi ha detto che ridevo troppo, Pippo doveva essere incazzato, cupo, ma alla fine è rimasta soddisfatta e mi ha annunciato che in tre settimane sarebbero cominciate le riprese!
Ad ogni modo così è successo.
Perché in verità tu non hai nessun tipo di formazione attoriale.
No no, studio e lavoro in una libreria in Giambellino! Non vengo per niente dal mondo della recitazione, avevo fatto qualche piccola esperienza a suola, con un laboratorio di teatro, o il video di una band di alcuni amici ma cose piccole. Sul set infatti facevo degli errori che probabilmente un attore formato non fa. Come quando mi dicevano di guardare l’ora e rendermi conto che era troppo tardi e io avevo la reazione ancora prima di aver guardato verso l’orologio. Però ce la siamo cavata. Tatiana mi è stata dietro tantissimo, specie nel lavoro di creazione del personaggio oltre al copione.
Per quanto riguarda il resto del cast invece, come ti sei trovato?
Sul set c’erano anche Sergi Lopez, un attore incredibile, una persona adorabile che mi ha aiutato tantissimo e che sprigiona energia ed entusiasmo facendoti proprio venire voglia di lavorare con lui, e Alba, davvero una persona fantastica, iper professionale ma anche iper gentile, che mi ha dato moltissimi consigli e mi ha aiutato con la memorizzazione delle battute. E poi ovviamente Alice, che è un genio. Ho avuto fin da subito la percezione che lei fosse davvero una persona geniale, a partire dai dettagli, dai piccoli accorgimenti, dalla sua capacità di tirare fuori il meglio da tutti.
Tutte queste persone mi hanno aiutato davvero tantissimo in questa mia prima esperienza.
E dirò una banalità ma gli attori non sono che la punta dell’iceberg, dietro c’è davvero un lavoro enorme, centinaia di persone sul set che si sbattono costantemente perché tutto funzioni. E la cosa sensazionale è che si vedeva che Alice conosceva davvero bene ogni singolo reparto e quindi il lavoro risultava molto organico. Come in una squadra di calcio, c’è quello che fa il goal ma c’è anche l’allenatore, il medico, il dirigente, un lavoro che poi durante la partita vera e propria non è evidente.
Quindi tu hai preso e ti sei detto: facciamo questo provino! E poi: facciamo questo film! E poi una mattina ti svegli e Lazzaro Felice è candidato alla palma d’oro al Festival di Cannes! Come ti senti?
Il merito non è mio, è di Alice che ha fatto un film stupendo, e ne aveva fatti altri meravigliosi prima. Domenica c’è la prima, con tappeto rosso, smoking, e tutto il resto. Però non lo so! Sarà una grandissima emozione perché non ci sono mai stato, non so come funzioni né cosa si debba fare quando si arriva. Io non ho proprio idea di come funzioni.
Se al Festival potessi incontrare chiunque, quali sono le grandi personalità che ti piacerebbe conoscere?
Di italiano senza dubbio Luca Marinelli ed Elio Germano. Germano è davvero un mostro, forse il più bravo attore in circolazione dai tempi di Gassman, e Marinelli perché è un attore straordinariamente espressivo e ha fatto dei film stupendi, ruoli molto diversi, dal pazzo criminale di Jeeg Robot, fino al Padre d’Italia in cui interpreta un ruolo delicatissimo e sensibilissimo. Come regista probabilmente Mainetti perché mi piace tantissimo quello che dice nelle interviste, come quando ha dichiarato che «Il cinema non deve rompere i coglioni».
Di stranieri i grandi nomi… De Niro, i Coen o Martin McDonagh.
Un’ultima domanda: se ci fosse la possibilità, dopo questo film di continuare a recitare, ti ci vedresti?
Indiscutibilmente tornerei a recitare, perché non è solo bello e stimolante, ma è anche un lavoro sempre nuovo. Di sicuro mi piacerebbe tanto.
Lazzaro Felice uscirà il 31 maggio nelle sale italiane, e oltre agli attori citati, il cast è composto da Tommaso Ragno, Natalino Balasso, Nicoletta Braschi, Pasqualina Scuncia e Carlo “Carletto” Tarmati.