Le strade del male, noto anche come The Devil All the time, diretto da Antonio Campos e scritto da Campos stesso e suo fratello Paulo, è la storia di vari personaggi le cui vicende si intersecano in un turbine di sangue e violenza. Tratto dall’omonimo romanzo di Donald Ray Pollock, (qui anche narratore del film e produttore), il film si dipana in circa due ore e mezza di sermoni, piccole comunità, scazzottate e sparatorie. Il film, vanta di un cast molto ricco, dal Robert Pattinson strappato dai set di Tenet e The Batman a Sebastian Stan e Tom Holland, figli entrambi del MCU, rispettivamente Il soldato d’inverno e Spider-man. Ma abbiamo anche Jason Clarke, Haley Bennet, Eliza Scanlen, Bill Skarsgård e Mia Wasikowska.
La storia
Il film snoda la sua trama attraverso 20 anni circa, che includono note amare dalla storia americana; dalla seconda guerra mondiale alla guerra in Vietnam. Seguiamo quindi le vicende, nel piccolo paesino americano di Knokemstiff, di Willard (un Bill Skarsgård quanto mai nella parte), e della sua discesa nel fanatismo cristiano. Di suo figlio Arvin (un Tom Holland molto provato), di Lenora (una discreta Eliza Scanlen), dello sceriffo Lee (un bolso Sebastian Stan) e i due serial killer Carl e Sandy Handerson (rispettivamente uno smunto Jason Clarke e una smunta Riley Keough).
La violenza nella sua banalità
Le strade del male, sembra voler essere un film drammatico ed uno spaccato di storia americana, inserendo dentro di sé contesti bellici e uno scenario tipico anni ’50-’60, tuttavia risulta diventare uno pseudo thiller-psicologico che mischia più generi. Da un lato il dramma famigliare, le tragedie e gli omicidi a sfondo religioso: si veda quello di Roy Laferty (un irriconoscibile Harry Melling, Dudley della saga di Harry Potter). Dall’altro un moralismo fittizio che strizza l’occhio ad un certo sguardo conservatore e repubblicano dell’America più insita. Il film, prova anche a portare avanti un discorso di condanna del male, radicato in varie forme , situazioni e contesti, ma ci riesce in parte esaltando la sua violenza a mero western contemporaneo.
Dal lato tecnico…
Antonio Campos ci prova a mettere in evidenza questi personaggi che, nonostante ci si sforzi a farsi piacere, alla fine risultano stucchevoli e molto lontani dalla nostra empatia. Carrelli, inquadrature lunghe e una buona fotografia cercano di coadiuvare la storia lenta che procede lentamente verso l’abisso di violenza. Il montaggio, invece, rema contro il comparto tecnico, fornendo ancora più fiacchezza e dando spunti e spiegoni didascalici, abbastanza superflui che beffano lo spettatore medio. Diciamo che neanche tecnicamente, il film ha aiutato a risultare così piacevole alla visione.
Un insieme di buone intenzioni
Sicuramente Le strade del male voleva essere una storia di padri e fligli, una storia di redenzione (?), una storia che voleva raccontare la successione sagnuigna del male e della violenza (come si trasmatte dal padre Willard al figlio Alvin). Voleva parlare delle contraddizioni del cristianesimo e dei suoi predicatori (si veda il reverendo Pattinson e il suo accento americano esuberante), tuttavia si addensa in un’accozzaglia di accidia vendicativa, che pare addirittura giustificata in alcuni punti.
Netflix, dopo che il mese scorso ci aveva provato anche con Project Power, a settembre arriva con questo film, che con tutte le buone intenzioni non va né a destra né a sinistra, rimane al centro in un limbo di situazioni tristemente violente.
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