Lo scorso 8 febbraio, su FX, è andato in onda Chapter 1, pilot di Legion, una delle novità televisive più attese del 2017, nonché ultima produzione, in ordine di tempo, della Marvel Television. Ispiratore dello show è infatti l’omonimo mutante dei fumetti, figlio del leader degli X-Men Charles Xavier. Rispetto alle altre serie tv basate sui comics della casa editrice statunitense, tuttavia, Legion dà subito l’impressione di volersi imporre all’attenzione del pubblico come trascinante anomalia: il suo ideatore, del resto, è Noah Hawley, che ha già dimostrato con le due stagioni di Fargo di non gradire rielaborazioni scontate del materiale artistico di partenza. Per lui, la sfida consiste nel restituire le atmosfere dei modelli realizzando opere il più possibile originali. Un’ambizione che, nel caso di questa nuova scommessa, si è tradotta nella scelta non solo di costruire per il protagonista un background diverso da quello della sua versione cartacea, ma anche di catapultare il mutante in una vicenda inedita, attraverso la quale ottenere il massimo coinvolgimento di tutti gli spettatori, lettori del fumetto compresi.
È per la stessa ragione che, almeno per il momento, il destino del nostro David Haller non si incrocerà con quello degli X-Men che popolano il cosiddetto Universo cinematografico Marvel. Hawley non ha escluso categoricamente questa eventualità, ma ha dichiarato che lo show dovrà riuscire a crearsi un’identità forte prima di cimentarsi in collegamenti che porterebbero Legion a saldarsi con la vastissima filmografia sui supereroi mutanti.
Il primo assaggio che abbiamo avuto della serie lascia pensare che gli sforzi di Hawley potrebbero essere riconosciuti e ripagati.
Musica e rumore
Chapter 1 ha il compito di introdurre lo spettatore nel mondo e, soprattutto, nella mente instabile di David (Dan Stevens, il Matthew Crawley di Downton Abbey), che fin dall’adolescenza è costretto a convivere con i disturbi della schizofrenia paranoide. Attraverso la meravigliosa sequenza iniziale viene restituito tutto il suo disagio, che, sempre più insostenibile col passare del tempo, spazza via anche gli ultimi brandelli di spensieratezza rimasti. Happy Jack dei The Who, allora, non può resistere nemmeno in sottofondo: sono le innumerevoli voci ormai radicate nella testa dell’uomo a prendersi la scena. Difficile accettare ci sia spazio solo per il rumore e, infatti, David tenta il suicidio, gesto che gli costerà l’internamento in un ospedale psichiatrico. Proprio il Clockworks, in ogni caso, dà l’impressione di poter essere il luogo giusto per una rinascita del protagonista, che tra le mura di questa prigione dorata si conquista un’amica, la spassosa e irriverente Lenny Busker (Aubrey Plaza), una paziente con il problema della tossicodipendenza.
Con l’arrivo in clinica della bella Sydney Barrett (Rachel Keller), poi, la routine di David verrà stravolta da un bizzarro amore: con la serenità torna anche la musica – irrompe She’s a Rainbow dei Rolling Stones – e il rumore viene confinato sullo sfondo. Questo fino a quando al Clockworks non si verifica un incidente dal drammatico epilogo…
Un racconto allucinato
Il fatto che il personaggio interpretato dalla Keller porti lo stesso nome del compianto fondatore dei Pink Floyd non rappresenta certo una coincidenza. Hawley ha voluto omaggiare in questo modo la band che è stata per lui di maggiore ispirazione per la realizzazione di Legion. E in effetti la vena floydiana, in questo pilot, emerge prepotentemente. Tanto per cominciare, gli eventi vengono riportati seguendo il punto di vista di David: si tratta dunque di una rappresentazione parziale e potenzialmente inaffidabile, considerati i disturbi dell’uomo.
Per di più, si è optato per una narrazione non-lineare, che ha portato sulla scena flashback costantemente alterati da allucinazioni o dalla pessima memoria del protagonista. Il tutto con l’intento di confondere lo spettatore e sorprenderlo nel momento in cui viene rivelato che la prima parte della puntata è in realtà un ricordo che David sta condividendo con i membri di una misteriosa organizzazione governativa, uomini che sono a conoscenza della natura mutante del giovane.
Quanti e quali nemici?
Nonostante le innovazioni, Legion non può voltare completamente le spalle a quello che è il suo genere di appartenenza, che presuppone necessariamente la presenza di forze antagoniste. Chapter 1 mostra subito alcune carte, ma è con quanto fatto solo intravedere che incuriosisce (e turba) lo spettatore: è il Demone con gli occhi gialli, infatti, ad affascinare maggiormente, proprio per la sua natura ancora indefinita e il suo aspetto inquietante.
Avere il pieno controllo di quanto si verifica nella sua testa – ma questa creatura è davvero solo un’allucinazione? – per il momento, risulta del resto molto più complicato, per David. Anche perché sembra che nel mondo esterno il mutante d’ora in poi potrà contare sull’aiuto di Syd e del suo gruppo, per uscire da situazioni scomode, come è accaduto in chiusura di puntata, con la fuga dalla sede dell’organizzazione; la scena d’azione, però, non è riuscita ad amalgamarsi perfettamente con il resto dell’episodio, risultando, così, l’unica parte debole di un pilot eccezionale.
Chapter 1 non è solo una puntata caotica nella giusta misura, allucinata e coinvolgente, ma anche un piacere per gli occhi, vista la notevole qualità di regia, fotografia e montaggio. Le premesse sono davvero incoraggianti e Legion potrebbe rivelarsi la serie supereroistica anomala che tutti, senza nemmeno saperlo, stavamo aspettando.