Dopo il successo – non solo al botteghino americano, ma anche di firme eccellenti della critica mondiale – di The LEGO Movie, torna la partnership tra Warner Bros e LEGO, portando sul grande schermo una nuova e irriverente versione del Cavaliere Oscuro, che sembra aver ben chiara la lezione del proprio predecessore a mattoncini, riproponendone il format e riuscendo a mantenerne anche la freschezza: LEGO Batman – Il film.
“Batman lavora da solo, questo è il mio motto. Copyright di Batman.”
Gotham City è sotto lo scacco di Joker, con al seguito l’intera rogues’ gallery di super-cattivi dell’universo DC. Lo scopo del folle criminale stavolta non è però solo quello di impadronirsi della città, ma anche quello di dimostrare al Cavaliere Oscuro che non può fare a meno di lui: il loro è un rapporto specialissimo, irrinunciabile. L’Uomo Pipistrello (doppiato nella versione italiana da Claudio Santamaria), però, forte del suo super-eroico egotismo non è pronto ad ammettere nulla di simile: egli basta a se stesso e non ha bisogno di rapporti umani, siano essi familiari, di amicizia o di super-inimicizia.
Come da copione, Batman ha gioco facile nello sgominare la minaccia e la città, per l’ennesima volta, gli rende omaggio in un tripudio di ovazioni. Quello che ci viene mostrato con maggiore enfasi è, però, il solitario ritorno del Nostro a Villa Wayne, le sue passeggiate nelle ampie sale deserte, le cene a base di aragoste scaldate al micro-onde, l’abuso di film romantici in Dolby Surround. Una visione, seppur sempre dipinta con vivaci pennellate di ironia, molto impudica e dissacrante, ma su questo torneremo più avanti.
Per costruire un eroe serve un lavoro di squadra
James Gordon va in pensione. Al suo posto, a capo della polizia della città col più alto tasso di criminalità del mondo viene nominata la figlia Barbara Gordon (Geppi Cucciari, una delle poche note stonate), innovativa e progressista e – soprattutto – decisa a inserire le solitarie gesta di Batman nel contesto di un lavoro di squadra con le forze dell’ordine.
Il Cavaliere Oscuro vede dunque minacciata da più fronti la sua intima e granitica convinzione di aver bisogno solo di se stesso: dal giovane orfano Dick Grayson, da lui inconsapevolmente adottato; dalla Gordon, pronta ad ostacolarne l’individualismo; dal vecchio Alfred, continuo sprone a costruire una famiglia; dal subdolo Joker, pronto a tutto per sentir pronunziate ad alta voce le fatidiche parole “ti odio”, necessarie a legittimare l’esclusività del suo rapporto con Batman.
Inizia quindi un tortuoso percorso di formazione che costringerà il Nostro a uscire dalla solipsistica prigione dell’autocelebrazione per confrontarsi con il mondo esterno e con i suoi necessari rapporti umani.
Un mondo di mattoncini e frizzante ironia, ma non solo…
Ironia e brillanti gag, questo l’ingrediente principale di un film che sfocia spesso in situazioni che risultano surreali, persino per un film supereroistico fatto di Lego. Una carrellata di celebri cattivi della filmografia di sempre – da King Kong a Sauron, passando per Voldemort e la Strega Cattiva dell’Ovest – costella una pellicola mai banale, impreziosita da ben distribuite perle di ingegno comico. L’utilizzo dei mattoncini è un filtro che consente di vivere il serioso Batman sotto una chiave di lettura completamente nuova. Ne vengono, farsescamente, sviscerati gli aspetti più solitari, il suo rapporto col passato, le sue difese emotive contro una sofferenza interiore rinchiusa dentro l’inviolabile fortezza dell’eroe spaccone. Viene inoltre reinterpretato il suo rapporto con Joker, sua storica nemesi, qui dipinto come vittima di un’ossessione nei confronti del protagonista, quasi animata da una verve omoerotica, la stessa che in passato era stata abbozzata più o meno esplicitamente tra Batman e Robin. Lego Batman è una pellicola che dà continuamente un colpo al cerchio e uno alla botte, con picchi di irriverente sarcasmo che demitizzano il mito, continuamente accompagnati da pennellate di approfondimento psicologico, sempre nascoste tra le pieghe della trama. Tutti i personaggi finiscono così con l’essere analizzati intensamente, divenendo tridimensionali forse anche più di quanto ci si aspetterebbe da un film del genere. LEGO Batman ha inoltre il pregio di conservare costantemente due livelli di interpretazione, consentendo agli adulti di intravedere ed apprezzare sfumature profonde e a volte dolorosamente malinconiche che riescono però a sfuggire ai più piccoli, che possono pertanto goderne lo spettacolo senza turbamenti.
La gustosa ironia (e autoironia, basti pensare alle numerose frecciatine a Batman V Superman e ad altre vecchie esperienze dell’eroe sul grande schermo) della pellicola – già da sola meritevole del prezzo del biglietto – è dunque anche lo strumento per una brillante analisi della debolezza che si cela dietro la corazza di Batman. Paradossalmente, tra le migliore analisi introspettive cinematografiche del Cavaliere Oscuro. Ad un intrattenimento così ben costruito – mattoncino dopo mattoncino – gli autori son riusciti ad affiancare una vigorosa operazione di marketing: ogni fotogramma sembra una celebrazione dei diversi Marchi in gioco. Il tutto, peraltro, senza risultare mai fastidiosi. L’ennesima trovata geniale di un lavoro che sfiora l’impeccabilità.