Caro James,
Scriverti non è per niente facile, in fondo ho quasi il timore che tu possa staccarmi la testa se usassi le parole sbagliate, saresti perfettamente in grado di farlo. Eppure questo è un momento in cui ho sentito il bisogno di scriverti, forse perché nelle sale stanno proiettando per l’ultima volta le tue gesta, attraverso quel Hugh Jackman che ti ha preso a cuore, non solo per una questione di somiglianza, ma per vera e propria vocazione. Avresti dovuto vederlo in un video che circolava in rete mentre doppiava Logan, l’ultima pellicola sulle tue disavventure, si dimenava in urli e grugniti, quasi fosse veramente te.
Siamo arrivati ad un punto decisivo vecchio mio, sei nato quasi per caso, dentro le pagine di un fumetto che neanche ti apparteneva, pagine dedicate ad uno scienziato che non sapeva contenere la rabbia e si trasformava in un enorme mostro verde. Ecco, proprio la parola “rabbia” è quella che mi ricorda di più il tuo personaggio, tu sei arrabbiato James, lo sei sempre stato, ma hai sempre avuto un cuore buono dietro quel brutto carattere.
Quel misto di bontà, nervi e amarezza forse lo ha impersonato al meglio proprio Jackman, ricordo come ti sei evoluto all’interno della prima trilogia di film sugli X-Men: si pensava che tu fossi il più forte di tutti (e lo sappiamo entrambi che se perdi la tua coscienza mezzo universo Marvel è costretto a correre ai ripari per fermarti), ma Magneto ti è sempre stato superiore, ed in quella prima pellicola ho visto quanto tu fossi fragile contro il suo potere, non lo sopportavi neanche tu vero?
La tua importanza è stata riconosciuta come merita nel finale della trilogia, solo tu eri in grado di fermare La Fenice, ma quanto ti è pesato quel gesto? Quanto è stato doloroso? Da quel momento il mondo ha capito quanto tu fossi importante ed hanno scelto di dedicarti una trilogia tutta tua. Abbiamo scoperto le tue origini, ed abbiamo visto uno dei fardelli più grandi che un uomo possa sopportare, la perdita della memoria. Posso solo immaginare quanto possa essere doloroso perdere un pezzo di sé nei meandri di un oblio, la ricerca delle tue origini e del tuo passato non ti abbandonerà mai.
Nel tuo lungo viaggio hai visitato anche luoghi lontani, arrivando fino in Giappone, eppure ti sarai sempre sentito incompleto, mai amato, mai capito, ma con l’obbligo di essere sempre forte, di resistere, di essere Wolverine (scusami, so che quel nome non ti piace tanto). Eppure il tuo passato non ti abbandona, anzi, ti tormenta, non lasciandoti neanche una notte pacifica di sonno.
Forse, oltre al tuo artificiale corpo in adamantio, la tua qualità più grande è stata sempre quella di sopportare, non solo il dolore fisico, ma soprattutto quello emotivo. Ma arriviamo al nostro ultimo momento insieme, ti ho visto vecchio James, stanco, che ti trascinavi con una gamba zoppicante ed una tosse fastidiosa. Il tuo corpo ha guarito innumerevoli ferite, ma adesso non ce la fai più, qualcosa ti sta facendo male da dentro, più dell’oblio dei tuoi ricordi, più dell’amore mai ricevuto.
Credo si chiami Logan la tua ultima storia, e quel Hugh Jackman sembrava martoriato proprio come te, preso nel curare Charles Xavier, l’ultimo baluardo di un qualcosa che ricorda vagamente una famiglia. Logan è stato un film che ha voluto dimostrare per l’ultima volta quanto tu possa essere complesso, dietro dei poderosi artigli e un corpo indistruttibile, ispirandosi ad un fumetto (Old Man Logan) che addirittura ti vedeva pacifico, nel cercare di mantenere la promessa di non estrarre più i tuoi artigli.
Logan è il tuo ultimo ritratto, sporco, vecchio, ma incredibilmente umano, un bell’aggettivo per un uomo che ha un gene mutante e lotta continuamente per non cedere al suo lato bestiale.
Adesso è giunto il momento di salutarci vecchio mio, quel bravo ragazzo di Hugh non è sicuro di tornare a vestire i tuoi panni, sta invecchiando anche lui; ha suggerito un altro bel tipetto per sostituirti, un certo Tom Hardy, penso che anche lui abbia le qualità giuste per impersonarti, spero che non affidino le tue storie ad un qualche sbarbatello fresco di accademia teatrale, non lo sopporterei, e non lo sopporteresti neanche tu.
Quello che mi auguro è di poter sentire, ancora una volta e con un brivido lungo la schiena, un laconico Snikt, che rompe il preludio di uno scontro.
Stammi bene James.
Con affetto, Gabriele