Ralph Sarchie è un poliziotto che sembra avere un dono, un “radar” come lo chiama il suo compagno, sembra essere infatti in grado di fiutare i guai, di capire quale storia sta per andare a finire male. Sarà questo sesto senso a portarlo a rispondere ad una chiamata per lite domestica, una situazione relativamente normale per un poliziotto.
Questo dono che lo porterà ad occuparsi del caso di una donna che ha tentato di uccidere il proprio bambino lanciandolo nel recinto dei leoni allo zoo. Ovviamente dietro questi eventi, e altri ancora, non c’è solo la pazzia, ma delle forze occulte che Sarchie dovrà cominciare ad affrontare con l’aiuto di Padre Mendoza, prete Latino Americano che beve, fuma e sprovvisto di abito talare. Anche perchè queste cominceranno ben presto ad interessarsi a lui e alla sua famiglia, utilizzando il passato dell’agente come arma contro di lui.
Il film, va detto subito, prende molta della sua iconografia da “L’Esorcista” di Friedkin, ma purtroppo non porta nulla di nuovo alla storica pellicola del ’73. Questa sembra più una sorta di esperimento di fusione tra il genere horror e il tipico action americano dove una coppia di agenti, speciali o meno, risolve il caso. Classici elementi come le voci di bambini, i rumori inquietanti e il buio improvviso sono mischiati ad inseguimenti e combattimenti contro indemoniati che hanno ben poco di soprannaturale nel modo di lottare. Nei momenti di tensione il prodotto riesce anche a generare suspense e in un paio di occasioni a far sobbalzare sulla sedia, ma l’elemento di paura è piuttosto assente. Il regista ha un curriculum incentrato quasi completamente sui film del genere, con risultati altalenanti, e dimostra infatti di avere una certa confidenza con i meccanismi di regia di un film di questo genere, dando un taglio spesso claustrofobico alle scene.
Interessante l’idea avuta dagli sceneggiatori di dare ampio spazio all’esorcismo vero e proprio, non tanto per la realizzazione della scena in sè, quanto per l’effetto di spezzare un ritmo che stava prepotentemente deviando verso il poliziesco con la fin troppo collaudata sequenza “indagine-inseguimento-lotta”.
Sono poi decisamente buoni gli effetti speciali, che riescono a convincere e ad impressionare nella giusta misura, un compito non facile quando si sceglie di metterli bene in evidenza sullo schermo, invece che nasconderli dietro ombre e passaggi veloci di camera.
La recitazione del cast al completo gira intorno all’accettabile, con la piacevole eccezione di Olivia Horton nei panni dell’indemoniata (ma per qualche ragione un po’ tutti gli “assatanati” offrono una buona prova), ma non ci sentiamo di pretendere troppo dagli attori visto che la sceneggiatura con cui si sono ritrovati a lavorare fornisce dei personaggi incredibilmente piatti e stereotipati. Ci sono scene in cui sembra quasi che si stia cercando di far dire più battute scontate possibili e quando si fa un tentativo di cambiare le carte in tavola e dare profondità, si finisce semplicemente col passare da uno stereotipo all’altro. Forse è più il faccione simpatico di Eric Bana a salvare il personaggio di Sarchie, piuttosto che i dialoghi.
E’ probabilmente solo la dimestichezza di Derrickson con il genere ad evitare il peggio, a mantenere bene o male unito e coerente il film. Si può trovare un interesse nel seguire la trama, nel voler sapere come andrà a finire, anche se il tutto diventa evidente già verso la metà della pellicola. Così come può essere interessante osservare questo esperimento di fusione tra quello che è sostanzialmente un thriller con gli elementi tipici dell’horror.
[signoff icon=”quote-circled”]”Liberaci dal Male” è un’opera che può avere un suo pubblico in grado di apprezzarla, ma che non rappresenta certo ciò che i fan dell’horror vanno cercando in un film. Si fa vedere, ma bisogna passare sopra a una sceneggiatura lineare e semplice e a dei personaggi molto stereotipati. E’ tagliata con l’accetta, ma fortunatamente ai comandi c’è un regista che conosce il mestiere e riesce quasi a mantenersi a galla. Quasi.[/signoff]