Il panciotto, gli occhiali, il sigaro, gli alcolici, tutto è al suo posto quando qualcuno tenta di riportare sul grande schermo la figura di Winston Churchill. Un valzer di attori si è già alternato nei panni dell’austero Primo Ministro inglese, tra i tanti Timothy Spall e Brendan Gleeson.
A tentare di impressionare il pubblico, questa volta, è Gary Oldman, che si presenta al botteghino dopo più di 200 ore passate in Sala Trucco.
È il 9 Maggio 1940, i Nazisti sembrano una forza inarrestabile nel cuore dell’Europa, espandendosi in più direzioni contemporaneamente senza troppo preoccuparsi delle difese messe in atto dai loro avversari. In questo clima per niente semplice Neville Chamberlain ha perso la fiducia del Parlamento e si vede sull’orlo delle dimissioni. Un solo candidato verrà appoggiato come suo successore da entrambi i partiti: Winston Churchill, che dovrà salire al comando di un paese in difficoltà nel momento più drammatico della storia delle democrazie occidentali.
Joe Wright non è nuovo della partita, ha già portato su schermo la spettacolare desolazione della spiaggia di Dunkerque in Espiazione, ne L’Ora Più Buia si concentra sull’altro lato della Manica, con una messa in scena quasi teatrale, specialmente nella Camera dei Comuni, luogo di grande drammaticità e della macchina politica dietro la magistrale operazione Dynamo.
La pellicola incalza da subito la vicenda della nomina di Churchill da parte di Re Giorgio VI (già noto al grande pubblico per il bellissimo Il Discorso Del Re di Tom Hooper) e prosegue dritta verso la meta senza troppe distrazioni.
Il film trae forza dai suoi intepreti: Ben Mendelsohn è un buon Re Giorgio VI, che accantona la balbuzie, ma trasmette con successo le indecisioni e i dubbi di un Re giovane. Lily James è un contraltare importante, che si impone come umana al fianco di un super-umano Primo Ministro.
Gary Oldman non ha bisogno di presentazioni, non è nuovo a trasformazioni camaleontiche, ma questa volta, probabilmente, ha dato il meglio di sé. Irriconoscibile, se non per il taglio degli occhi, l’attore britannico ha confezionato una performance che lo posiziona in prima fila nella corsa alla statuetta più ambita. Una prestazione che si perfeziona nei dettagli, il movimento scomposto delle labbra, le parole trascinate, il tono quasi disinteressato. Il politico nativo di Woodstock prende vita di fronte agli occhi degli spettatori.
L’Ora Più Buia gode di una scrittura serrata ed intelligente, creando un tono disteso per le vicende umane, nonostante lo spettro del terrore incombe sull’isola britannica. Sarcasmo e Battute taglienti strappano più di qualche risata in un contesto molto teso.
L’unica, forse, nota stonata è la resa delle scene di guerra con lunghe carrellate verso l’alto, che, se da un punto di vista narrativo riescono ad amplificare lo spettro dello spettatore, nella resa visiva risultano fastidiose e difficili da seguire.
Nota di merito va alla scena in metropolitana. A detta dello stesso sceneggiatore Anthony McCarthen potrebbe non essere realmente accaduta, ma trasmette quello che però fu il rapporto di Churchill con i cittadini. Il Primo Ministro era solito sparire dai radar per andare a dialogare con il popolo, per avere pareri ed impressioni sull’operato del Governo.
L’Ora Più Buia è un film intelligente, ben interpretato e con un obiettivo preciso. Unisce la narrazione dei problemi di un uomo a quelli di una nazione. L’interpretazione di Oldman da sola giustifica la visione del film.