Perduti nello spazio, alla deriva, precipitando su un mondo sconosciuto, siete proprio sicuri che riuscireste a reagire, che riuscireste a rimettere insieme i pezzi per tornare a sperare nella salvezza e adoperarvi affinché essa diventi più che una semplice possibilità? Pensateci. Nel frattempo date un’occhiata alla serie originale Netflix Lost in Space. potrebbe farvi da vademecum qualora vi schiantaste su un pianeta lontano anni luce dalla Terra.
Pubblicizzata in ogni dove con cartelloni pubblicitari un po’ anonimi, Lost in Space vorrebbe essere la serie fantascientifica per tutta la famiglia e, in effetti, lo è. I Robinson sono una famiglia come tante, ma allo stesso tempo sono speciali. Hanno passato una serie di test che lo dimostra, test tesi a decidere se sono o meno adatti a lasciare la Terra per un lungo viaggio che li porterà su Alpha Centauri, dove è già stata stabilita una colonia di esseri umani. Come in tutte le famiglie, però, ci sono dei problemi, soprattutto a livello di relazioni fra genitore e genitore, fra figli e figli, e tra figli e genitori. Durante il tragitto della Resolute, l’astronave coloniale che li sta trasportando insieme a molte altre famiglie e singoli individui, qualcosa va storto. Una parte dell’astronave esplode per un ben preciso motivo e molti dei coloni, Robinson compresi, sono costretti a salire sulle loro navicelle d’emergenza (che fungono anche da moduli abitativi) e scendere (o schiantarsi) sul pianeta più vicino.
La famiglia, ora unita per forza di cose, dovrà affrontare una sfida dopo l’altra per sopravvivere. Fin da subito la loro incolumità sarà minacciata da un misterioso robot alieno e soprattutto da una criminale psicopatica in fuga dalla Terra che ha fatto di tutto per riuscire a salire a bordo con false credenziali e falsi documenti. Come se ciò non bastasse, a guastare la festa ci si metterà un pianeta ostile, colmo di forme di vita che potrebbero minacciare la sopravvivenza degli esseri umani. La sfida della serie si gioca tutta qui: riusciranno i nostri eroi a salvarsi? Riusciranno a tornare a bordo della Resolute? Chi dovrà rimetterci le penne?
Lost in Space è una serie che parte da presupposti estremamente banali. Diciamo subito che se avesse trattato le vicende di una famiglia che si perde nelle grandi distese del Wyoming o nelle foreste del Montana non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Sarebbe bastato inserire l’elemento “alieno” e tutto sarebbe stato esattamente uguale. Spiace dirlo, ma la fantascienza, almeno in questa prima stagione, non è altro che un espediente buttato lì, un pretesto; è in secondo piano. Se siete amanti del genere vi consigliamo di vederla perché dopo le prime tre puntate diventa divertente; ma se vi aspettate, da appassionati, di trovare qualcosa di fantascientifico lasciate stare, state chiedendo già troppo. A riprova di quanto abbiamo appena detto c’è la scena iniziale dei Robinson che si schiantano, non volendo, sul pianeta senza nome. Non sanno nulla del nuovo pianeta ma si tolgono i caschi e respirano come se niente fosse, senza controllare prima i livelli di ossigeno e tossicità dell’aria (fantascienza). Senza contare che sul pianeta che li ospita ci sono foreste di conifere ovunque (fantasia portami via) in tutto e per tutto identiche a quelle terrestri.
A migliorare di molto e a fare la differenza sono le performance attoriali, di gran lunga superiori alla trama e alla scenografia. Toby Stephens (il capitano Flint di Black Sails), Molly Parker (speaker della Casa Bianca in House of Cards) e gli attori che interpretano i figli dei Robinson, vale a dire Taylor Russell, Maxwell Jenkins e Mina Sundwall, offrono una prova di alto livello rendendo l’intera serie molto più godibile, evitando così il rischio di interrompere il proprio interesse dopo le prime due puntate. Un altro pregio questa serie lo regala a livello di costruzione dei personaggi, quasi tutti ben realizzati e caratterizzati. Penny, la figlia di mezzo dei Robinson per età, è meravigliosa, divertente e sarcastica. Judy, la più grande, è responsabile, ma anche compassionevole come la sua preparazione da medico le impone, mentre il piccolo Will è proprio come ci aspetteremmo che fosse un bambino nello spazio: entusiasta, curioso e adorabile.
Accanto a loro ci sono altri personaggi creati ad arte per suscitare nello spettatore sentimenti di rabbia e divertimento in senso alternato. Parker Posey, la psicopatica e finta Dottoressa Smith, susciterà in voi un odio profondo, merito anche di un doppiaggio ben fatto che non fa sconti a nessuno. Ignacio Serricchio, che interpreta Don West, è un contrabbandiere di alcolici dalla battuta sempre pronta e dallo spirito così prorompente che sarà in grado di farvi ridere anche con battute talmente idiote che non troverebbero spazio da nessuna parte e in nessun contesto.
Come già accennato, il resto lo fa la fotografia, unica costante in una serie che alterna registi come un attore di teatro alterna i costumi di scena. Si ritrova uno studio dell’immagine e dell’inquadratura di livello superiore a molte delle serie più gettonate degli ultimi anni e questo, insieme alle capacità attoriali, è uno dei motivi per cui questa serie deve essere guardata se siete appassionati di cinematografia. Per il resto, se cercate qualcosa di più di una scampagnata con annesso pericolo, Lost in Space potrebbe deludervi e non poco.