Netflix ha un rapporto molto stretto col genere fantascientifico, specialmente quello distopico. Da Black Mirror, passando per Annientamento, Bird Box, fino al meno apprezzato Io, sono molte le storie Netflix ambientate nel futuro o in universi alternativi. Love Death & Robots è un’altra dichiarazione d’amore per questo genere, un mosaico d’animazione di diciotto corti tra i cinque e i quindici minuti di durata. La serie è prodotta da David Fincher (Alien³, Se7en, The Social Network, Fight Club, Gone Girl, Mindhunter), scritta e diretta da Tim Miller (Deadpool). Molti sono più esercizi di stile che storie vere e proprie, mentre altri sono davvero notevoli. Una cosa è certa: come le patatine o, più verosimilmente, le imprevedibili gelatine tutti i gusti più uno, è difficile staccarsene senza averli divorati tutti prima possibile.
Thank you for binging
Love Death & Robots si propone come una sfida allo spettatore: lo provoca con riflessioni sul futuro del pianeta e della società, sulle conseguenze dell’oggi sul domani. La brevità degli episodi è uno dei maggiori punti a favore della serie: si susseguono veloci come i post quando si scorrono i feed di Instagram o Facebook. Gli elementi ricorrenti sono l’ironia, il sangue – assente solo in Tre Robot, Il dominio dello Yogurt, Zima Blue e L’Era Glaciale – e le conseguenze dell’eccessivo uso della tecnologia sulla razza umana.
Lo spettatore è accompagnato attraverso le storie, in un flusso che varia da utente a utente. Da utente a utente varia anche il giudizio su questi corti: chi scrive li ha quindi divisi per comodità in tre categorie di gradimento soggettivo.
I “buoni”
Sono quattro i corti particolarmente riusciti, in grado di conciliare al meglio forma (animazione) e materia (storia). Primo fra tutti, La Testimone, talmente bello da riuscire a valorizzare una vicenda molto semplice e lineare con un’ottima regia e quasi senza l’uso di dialoghi. Poi c’è Tre Robot, uno degli episodi più iconici; il tour di tre simpatici robot tra le macerie di una città umana deserta. Divertente ed agghiacciante allo stesso tempo, incarna bene lo spirito della serie. Il dominio dello Yogurt, invece, parte da un presupposto in apparenza assurdo per raccontare, in meno di cinque minuti, un mondo in cui la razza umana si affida e poi inchina, a uno yogurt super intelligente. Infine, Zima Blue, un misterioso e celeberrimo artista realizza il suo capolavoro finale davanti agli occhi di un’umanità sbigottita. Poetico e complesso, è forse il corto più filosofico.
I “brutti”
Non tutti i corti hanno lo stesso impatto, ma alcuni (pochi) non ne hanno affatto. Pur trattandosi di una classificazione soggettiva (ed ironica nel titolo) tre corti in particolare rientrano nella categoria dell’alzata di spalle. Primo fra tutti Il Succhia-Anime (che non-racconta di un otaku in grado di passare ore a guardare episodi dei suoi anime preferiti): un inseguimento nel sottosuolo con protagonisti un gruppo di mercenari, studiosi di geroglifici e Dracula. Anche Buona Caccia, sulla storia del legame fra una mutaforma hulijing e un cacciatore di spiriti, è davvero poco incisivo. Infine, Punto Cieco, sull’assalto ad un convoglio da parte di un gruppo di cyborg, è piuttosto divertente ma difficile da finire senza chiedersi “e quindi?”.
I “discutibili”
La maggior parte degli episodi di Love Death & Robots sono fra il notevole e il dimenticabile, con diverse sfumature. Tute meccanizzate, sulla lotta di un gruppo di agricoltori contro un esercito di mostri alieni, pur non essendo eccezionale, presenta un mondo narrativo interessante e un’avventura dalla struttura classica ma ben riuscita. La notte dei pesci, su due venditori rimasti bloccati nel deserto con l’auto in panne, ha un ritmo riflessivo senza essere di grande impatto. Il vantaggio di Sonnie, sulla lotta clandestina fra bestie aliene, ha come punti di forza un’animazione favolosa e un finale a sorpresa. Anche Oltre Aquila, sull’incontro fra due ex amanti in circostanze sospette e a gravità zero, condivide i punti forti di Sonnie: è il corto con la grafica più sorprendente.
Dare una mano, la cui vicenda è un incrocio fra Gravity e 127 ore, si unisce alla categoria delle “animazioni pazzesche” (di cui già fanno parte gli ultimi due corti sopra menzionati), insieme a Mutaforma, la storia di due soldati non del tutto umani costretti a lottare ambientarsi oltre che sul campo; Dolci tredici anni (dal titolo ambiguo e fuorviante in italiano), sul forte legame tra una pilota e la nave spaziale dalla pessima sorte che le viene assegnata; La guerra segreta, sulla lotta all’ultimo sangue tra un piccolo gruppo di agguerrite truppe dell’URSS e un’orda di demoni.
La discarica, L’Era Glaciale e Alternative Storiche, fanno parte del gruppo dei corti di genere comedy. Il primo racconta delle tremende conseguenze scatenate dalla visita di un ispettore sanitario alla discarica di Dave il Brutto; il secondo di una giovane coppia appena trasferitasi che trova una civiltà umana in miniatura all’interno di un vecchio congelatore; il terzo mostra il funzionamento dell’ipotetico programma di simulazione storica Multiversity: ad esempio, cosa sarebbe successo se Hitler fosse morto nel 1910?
Parti del tutto
Giudicando insieme tutte le parti di Love Death & Robots, il bilancio è positivo: nonostante gli scivoloni e qualche sbadiglio, la serie mostra un punto di vista inedito sull’uso di brevi durate e nuove tecniche di animazione. Darà sicuramente modo di discutere agli appassionati, e di ragionare ai professionisti.