Di pari passo con le festività natalizie, riprende vita anche quel tipo di cinema che tende ad andare a braccetto con questo preciso momento dell’anno. Stiamo parlando, ovviamente, delle commedie romantiche natalizie, di pellicole che fondono dinamiche sociali e amorose al Natale. Questo tipo di film, in alcuni specifici frangenti, riesce a cogliere perfettamente il momento, reinterpretando il tutto in un lavoro che lascia anche il segno (un esempio lo abbiamo con quelle pellicole natalizie immortali che continuiamo a guardare ed amare ancora e ancora come: Mamma ho perso l’aereo o Elf o The Family Man), divenendo quindi cult immortali. Altre volte, invece, si tratta di lavori che riescono semplicemente nel loro intento d’intrattenere, senza restare troppo ancorati all’immaginario contemporaneo e futuro. Love Hard germoglia proprio in questo secondo gruppo, offrendo un’esperienza visiva non troppo originale ma che comunque funziona nel suo insieme. Un lavoro divertente e romantico, ma anche estremamente contemporaneo nelle sue tematiche. Netflix ci regala una storia che sa come tenere compagnia, senza mai troppo cadere nel banale.
Cat fish?
La trama di Love Hard è estremamente semplice, e – come detto sopra – tutta dal sapore contemporaneo. Natalie Bauer (Nina Dobrev) è una scrittrice/giornalista. Vive a Los Angeles e scrive per un sito che ha visto nella sua vita sentimentale una vera e propria fonte di visibilità e rendita. Natalie sta cercando l’amore, quello vero, quello dei film, immortale, struggente ed eterno, e per farlo si serve di un’app d’incontri (che fa ovviamente eco alle più celebri del mondo reale, come Tinder) attraverso la quale conosce alcuni sconosciuti, ci chatta e in seguito esce per alcuni appuntamenti. Il problema è che tutti gli uomini che frequenta, con cui cerca di andare oltre, non le vanno bene, trova sempre un difetto e un problema in ognuno di loro. Il suo lavoro, quindi, consiste nello scrivere di queste uscite catastrofiche ed esilaranti, trasformando la propria vita sentimentale in brevi racconti sul web, racconti a quanto pare molto seguiti. A un certo punto fa la conoscenza, sempre su quest’app d’incontri, di Josh Lin (interpretato da Jimmy O. Yang). Josh, differentemente da tutti gli altri uomini frequentati fino a quel momento sembra perfetto, forse anche troppo… Messaggia con lui a lungo e per la prima volta nella sua vita sente di aver trovato la persona giusta per lei, la persona affine in tutto, in ogni cosa. È bello, interessante e brillante, perfettamente allineato al suo ideale mentale.
La trama di Love Hard si trasforma completamente quando Natalie decide di far visita a Josh a sorpresa, scoprendo che il bellissimo ragazzo nelle fotografie che lei aveva immaginato fino a quel momento è ben differente. Le fotografie che il giovane ha utilizzato e che inizialmente, prima di tutto il resto, avevano colpito la protagonista, in realtà non erano le sue ma di un suo amico (Tag). Così, dopo una scoperta del genere, Josh dovrà cercare in tutti i modi di farsi perdonare da Natalie, raccontandole della sua vita e di tutte quelle piccole cose che lo hanno spinto a fingersi, almeno in apparenza, qualcun altro.
Citazioni anche nel titolo
Il film, nel suo insieme, non è troppo intraprendente o inedito nel suo incedere, anzi riesce a servirsi di una serie di citazioni che fanno anche piacere e alleggeriscono alcuni momenti, trasponendo l’azione in scena al di fuori dello schermo stesso. Il titolo stesso Love Hard si rifà a “Die Hard – Trappola di cristallo” (film che in America viene trasmesso ogni anno sotto le festività di Natale, e che molti collegano proprio a quel periodo), essendo citato in una delle discussioni fra i personaggi del film su “quale sia il miglior film di Natale di sempre?”, andandosi a scontrare con “Love Actually – L’amore per davvero”. In realtà entrambe queste pellicole si possono ritrovare, un minimo, anche all’interno di questo stesso film, venendo citate più volte, anche attraverso intere sequenze chiave, con scene coscientemente ricostruite dai protagonisti stessi. Tutto ciò traspone l’identità generale di Love Hard verso un particolare tipo di nostalgia che fa senza dubbio piacere, soprattutto agli amanti della festività in gioco.
Tutto si muove attraverso alcune dinamiche estremamente chiare, affrontate in maniera semplice e corretta. La riflessione sull’amore, sull’identità, sull’essere sé stessi, sul fatto di non nascondere il proprio io in relazione alla propria famiglia, l’affrontare le proprie insicurezze per emergere come si è realmente. Love Hard è anche tutto questo, è anche crescita e comprensione dell’altro. Anche il distacco culturale familiare e l’integrazione sfilano sullo schermo senza mai stonare. Tutto si muove con estrema leggerezza all’interno di una storia che funziona, senza mai troppo osare. Una pellicola semplice nel suo porsi, agile, con momenti esilaranti che si alternano ai sentimentalismi del caso (e a piccole critiche anche ad alcune dinamiche del Natale stesso).
Hermàn Jiménez Garcìa, il regista, confeziona una storia che sa avvolgere nei sentimenti tipici delle feste, con un cast all’altezza del contesto e alcune scelte estetiche e di messa in scena estremamente classiche (canzoni e colori tipici la fanno da padrona, insieme alla neve). Cita i classici e prova a far riflettere attraverso le dinamiche che disegnano i suoi personaggi protagonisti, parla agli spettatori, senza risultare e esagerato, e con qualche piccola sbavatura porta a casa un film coerente che conosce il proprio pubblico di appartenenza.