Siete appassionati di film storico-biografici dalla spiccata venatura drammatica? Sarete ben felici di sapere che la Universal Pictures distribuirà in Italia, dal 17 gennaio 2019, il film Maria Regina di Scozia. Qui il link al trailer.
A differenza di Elizabeth di Shekhar Kapur (1998), questo film racconta la storia dal punto di vista di Maria Stuart, facendo di Elisabetta una figura sì essenziale, ma sicuramente più periferica. Si tratta, al di là di tutto, di uno dei film più irruenti dell’anno e che segnerà il debutto alla regia di Josie Rourke, già direttrice del teatro londinese Donmar Warehouse. La stessa Rourke ha ribadito, in merito all’uscita di Maria Regina di Scozia, la necessità di iniziare a descrivere le grandi donne del passato in un’ottica politico-emozionale totalmente innovativa. E questo per migliorare in primis la vita delle donne nel mondo.
La sanguinosa contesa per il trono d’Inghilterra tra Maria Stuart ed Elisabetta I si presta, quindi, a divenire un’occasione perfetta per riflettere e far riflettere sulle profonde contraddizioni della nostra epoca, in particolar modo sulla disparità di genere tra uomo e donna.
Chi è Maria Stuart?
Facciamo un po’ di chiarezza raccontando, anzitutto, alcuni eventi antecedenti a quelli trattati nel film ed essenziali per comprendere al meglio la vita di Maria Stuart.
Adieu, addio, tutto è incominciato con una ragazza, con una ragazza passerà
Questa la frase pronunciata dal padre Giacomo V di Scozia, il giorno della nascita della piccola. Onde sottrarla al prematuro matrimonio con il figlio di Enrico VIII d’Inghilterra, la madre, Maria di Guisa, decise di incoronarla alla tenera età di 9 mesi e di affidarla alla protezione della corte di Valois di Caterina de’ Medici. Colta, bella e amatissima dai contemporanei – si narra avesse un portamento molto elegante e che fosse alta 180 cm – Maria Stuart sposò, a 16 anni, Francesco II di Francia che morì appena due anni dopo.
Il film è ambientato tra il 1561 e il 1587, dallo sbarco di Maria Stuarda a Leith, in Scozia, fino alla sua decapitazione avvenuta a Fotheringhay, nel Northamptonshire.
Trama
Mentre l’Inghilterra era sotto il dominio della potente Elisabetta I, Maria decide di tornare in Scozia per occuparsi del suo regno, ormai di religione protestante. Accolta dal fratellastro Giacomo, conte di Moray, reggente in sua vece, la regina, ancora diciottenne, dovette sin da subito far i conti con la debolezza della sua posizione: lo scontro con i signorotti locali sarebbe stato, di lì a breve, inevitabile. Qui la lungimiranza, seppur fallimentare, della politica da lei messa in atto: ricercare un dialogo con Elisabetta I che fosse volto a scongiurare le mire usurpatrici degli omuncoli di corte.
Maria cercò di dar solidità alla sua posizione dando alla luce un erede. Sposò, infatti, Enrico Stuart (Lord Darnley), suo cugino di primo grado, che venne ben presto esautorato da ogni carica. Darnley è, infatti, il personaggio con cui la regista sembra essersi concessa la maggior licenza artistica: di lui vengono messe in particolare risalto le tendenze all’alcolismo e alla pratica del sesso omoerotico, alle quali, però, si affianca anche una spiccata inclinazione alla violenza e all’iracondia.
Epilogo
Dopo l’assassinio di Darnley, i tradimenti e le cospirazioni cominciarono a serpeggiare sempre più frequentemente in entrambe le corti. Il potente John Knox, alla guida del fronte protestante in Scozia e abile sobillatore di masse, predicò contro Maria Stuart, definendola una cattolica dissoluta ed invisa alla volontà di Dio. Marchiata come meretrice dal suo popolo, fu costretta ad abdicare in favore del figlio Giacomo e a cercare la protezione di sua cugina Elisabetta: venne imprigionata e giustiziata l’8 febbraio 1587 mentre vestiva un abito rosso, simbolo di innocenza e martirio. Si dice che furono necessari ben due colpi di scure per portarne a termine la decapitazione. L’attuale Elisabetta II è sua diretta discendente.
Quello che posso dirvi è questo: non aspettatevi un finale epico. Per molti potrebbe sembrare un modo troppo striminzito di concludere un film, soprattutto se il tutto si esaurisce nell’arco di poche battute, ma lo sforzo che viene richiesto allo spettatore è quello di soffermarsi e riflettere sulla vita di Maria, piuttosto che sulla sua morte. Un modo estremamente dignitoso di riabilitarne l’immagine, senza far leva su un eccessivo ed inutile pietismo.
La rottura con la tradizione
La nuova versione, scritta da Beau Willimon (produttore di House of Cards), si basa sulle ricerche e le testimonianze riportate dallo storico britannico John Guy nel libro Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart. L’obiettivo primario dell’opera è quello di liberare la figura di Maria dai preconcetti che la descriverebbero come una monarca debole e sessualmente promiscua. Nel film, infatti, la regina si rivela essere una donna “con gli attributi” – come si suol dire in gergo – e determinata a fronteggiare, sine timore, le cospirazioni ordite alle sue spalle dagli omuncoli che le sarebbero dovuti essere fedeli. La sua intelligenza la porterà a partorire degli exploit tanto arguti da disarmare la virilità di alcuni suoi consiglieri, destando l’ilarità dell’intera sala. Basteranno queste battute a ripagarvi del prezzo del biglietto! Promesso.
La sovrana scozzese viene, quindi, spogliata della tipica patina romantica che l’aveva caratterizzata, in passato, nelle opere di Alexander Dumas a Vittorio Alfieri. Maria acquista l’immagine di una politica capace e sicura, in grado di relazionarsi con la stessa Elisabetta I, da pari a pari.
Regina bianca e regina nera
Maria ed Elisabetta sono cugine, ma le loro vite si intersecano così tanto, in termini di contenuti e finalità, da renderle molto più simili a due “sorelle”. Benché l’una percepisca l’altra come una minaccia, infatti, entrambe cedono al fascino reciproco, lasciandosi andare ad una forma di devota ammirazione. Maria ed Elisabetta non si incontreranno mai: si limiteranno a scambiarsi dipinti e ritratti, conversando per mezzo di ambasciatori e consiglieri. Quello tra loro è una sorta di braccio di ferro a distanza e saranno proprio la distanza e le incomprensioni a portare Maria alla morte.
Quasi a condividere un destino comune, sono le uniche in grado di capire profondamente la psicologia e i sentimenti dell’altra e cosa significhi essere, nel ‘500, al tempo stesso donne e regine. In un mondo popolato da uomini senza scrupoli, manipolatori e assetati di potere, le due sovrane si rivelano essere facce della stessa medaglia, costrette a compiere enormi sacrifici, a scegliere se essere madri o essere libere ed indipendenti, a difendersi dalla comune credenza secondo cui una donna non può governare, in quanto naturalmente incline alla depravazione e alla prostituzione. Innegabile il contributo fornito da Mary Stuart di Friedrich Schiller.
Le contrapposizioni psico-caratteriali tra le due regine sono lampanti, proprio come accade in un partita di scacchi: Maria è cattolica, sessualmente attiva, descritta come una condottiera fiera ed orgogliosa, Elisabetta, invece, protestante, nubile, appare a tratti insicura e fragile, ma pur sempre imbrigliata nei maestosi panni del suo ruolo di monarca. La Rourke è abilissima a non cadere nella dietrologia di una regina buona che combatte contro quella malvagia. Regina bianca contro regina nera, contrapposte, diversissime, ma pur sempre complementari e con le proprie ragioni da dover portare avanti.
Le attrici protagoniste
Dopo la rinuncia di Scarlett Johansson, a interpretare Maria, in veste di giovane martire saggia, lungimirante e bella, è l’attrice americana di origine irlandese Saoirse Ronan. Elisabetta I ha, invece, il volto dell’australiana Margot Robbie, nominata agli Oscar come miglior attrice protagonista per Tonya. Le due attrici hanno girato una sola scena assieme, alla fine delle riprese, benché gli storici affermino che le due regine, in realtà, non si incontrarono mai. Si tratta di un espediente cinematografico volto a sintetizzare il contenuto di un vasto scambio epistolare, avvenuto fra le due regine: l’incontro tra Maria ed Elisabetta prende vita in un cottage tipicamente inglese, ma le due saranno quasi perennemente separate da una serie di candidi drappi bianchi.
L’Elisabetta di Margot Robbie, benché personaggio secondario, riesce a suscitare, comunque, grande curiosità ed empatia. I drammi esistenziali che imperversano nel suo animo, il dimenarsi tra la voglia di esser madre e la ragion di stato, investono appieno lo spettatore, soprattutto se si considera la parallela trasformazione fisica che Elisabetta sarà costretta a subire nel corso del film. Malata di vaiolo, la monarca inglese vede il suo volto deturparsi giorno dopo giorno, motivo per cui sarà costretta a far sempre maggior ricorso alla biacca, detta anche cerussa o bianco di Venezia: si tratta di una polvere bianca estremamente tossica usata all’epoca come trucco – la pelle candida nel ‘500 era sinonimo di nobiltà. Ed è subito Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Lingua, costumi, scenografie e cast
Nella versione originale vengono adoperati diversi idiomi dai personaggi: l’alternanza tra inglese, francese cinquecentesco, latino, italiano, e gaelico-scozzese porteranno lo spettatore a fruire della stessa aria allora respirata da Shakespeare, Marlowe e Bacone durante la Golden Age elisabettiana.
Alexandra Byrne, già premio Oscar per gli abiti indossati da Cate Blanchett in Elizabeth: The Golden Age, ha voluto conferire un aspetto più ragionato e sontuoso ad Elisabetta I e più pragmatico a Maria, quasi a delinearne e rispecchiarne le differenze caratteriali e psicologiche.
Lo scenografo James Merifield ha scelto delle ambientazioni tipicamente anglosassoni e gotico-scozzesi per il film. La Cattedrale di Gloucester (esatto, l’amatissima Hogwarts di Harry Potter ed Animali Fantastici), è stata utilizzata per ricreare i chiostri e i corridoi di Hampton Court, mentre la cripta è stata scelta per la cella mostrata poco prima dell’esecuzione di Maria Stuart.
Anche il cast maschile è d’eccezione: James McArdle interpreta Giacomo, fratellastro di Maria; David Tennant è John Knox, guida della Chiesa Protestante in Scozia; Joe Alwyn è Robert Dudley; Ismael Cruz Cordova veste i panni del musico David Rizzio; Jack Lowden inscena Lod Darnley; Martin Compston interpreta Bothwell.
Maria Stuart nella storia del cinema
La tragica vicenda di Maria Stuart non è delle più facili da trattare e, proprio per questo, è inevitabile il confronto con le trasposizioni del passato: già nel 1895 uno dei primissimi cortometraggi ne inscenò l’esecuzione; nel 1936 uscì Maria di Scozia di John Ford con Katharine Hepburn; nel 1971 fu la volta di Maria Stuarda, Regina di Scozia di Charles Jarrott, con Vanessa Redgrave e Glenda Jackson; nel 1998 uscì Elizabeth: The Golden Age di Shekhar Kapur, con Cate Blanchett e Samantha Morton, mentre nel 2013 fu la volta di Maria Regina di Scozia, con Camille Rutherford.