Strano caso quello di Metti la nonna in freezer, la nuova irreverente black comedy diretta da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi. Di commedie così politically incorrect non se ne vedevano dai tempi di Funeral Party (2007) o, per andare più indietro, dai tempi di Arsenico e vecchi merletti (1944). Ma di cosa parla veramente il film? Di qualcuno che mette sua nonna in un frezzer? Ebbene sì. Un avviso per tutti coloro che ripongono qualche speranza nell’ipotetica metaforicità del titolo: non fatelo. Metti la nonna in freezer parla davvero di una ragazza (la splendida Miriam Leone) che, per far fronte alle ristrettezze economiche, mette sua nonna (Barbara Boucet) in un freezer. Ma perchè? Vediamo il trailer.
Come si intuisce facilmente dal trailer, la pensione di nonna Birgit è quello che consente a Claudia di tenere in piedi la propria vita: una ditta di restauro, delle amiche/colleghe da retribuire e una casa in cui vivere. Venuta meno la nonna, sarebbe venuto meno anche il pilastro portante dell’intera vita di Claudia. Come fare per salvare capra e cavoli? Semplice: insabbiare la morte di nonna e continuare a intascarsi la sua pensione. Il piano, più terribile a scriversi che a vedersi, è portato avanti con la complicità delle amiche/colleghe di cui sopra: Rossana (Lucia Ocone) e Margie (Marina Rocco). Il trio da commedia è al completo. Manca solo una quarta figura: l’uomo. E chi meglio di Fabio De Luigi per la parte dell’incorruttibile (ma maldestro) finanziere Simone Recchia?
Fra lui e Claudia sboccerà una bellissima e – possiamo dire – variopinta storia d’amore. Variopinta dai giochi del travestimento, della finzione, dell’equivoco ma anche (e soprattutto) dagli sgargianti colori di una scenografia in pieno stile Wes Anderson. Le inquadrature perpendicolari, gli stacchi bruschi del montaggio, la scelta di costumi color pastello, persino gli accompagnamenti musicali un po’ naif , ci sembrano tutti un tacito omaggio al regista texano. E menomale. Proprio questo abile gioco di colori e inquadrature infonde al film una leggerezza senza pari. E ne costituirà la chiave del successo. Lo spettatore infatti non potrà fare a meno di lasciarsi lentamente trasportare in un mondo altro, dove non è ben chiaro il confine fra reale e surreale e, soprattutto, fra moralità e amoralità. Sospesi in questa dimensione un po’ onirica, un po’ fiabesca, finiamo per non sentirci nemmeno troppo in colpa per aver abbandonato la povera nonna Birgit in un freezer; anzi, finiamo per ridere delle peripezie che, suo malgrado, è costretta a vivere.
Insomma, che dire di Metti la nonna in freezer? Che è un film che assolutamente vince la scommessa con il difficile genere della black comedy, genere a cui in Italia non siamo tanto abituati. Forse proprio perchè lascia in bocca una risata amara. O forse perchè serve talento per gestire un registro ironico senza scadere nel polemico. Probabilmente entrambe le cose. Forse serviva proprio questa coppia di giovani registi esordienti per smuovere un po’ le acque dello stagnante repertorio cinematografico italiano. Queste le loro note di regia:
La crisi economica, culturale ed umana che stiamo vivendo ha reso i confini tra morale e immorale, lecito e illecito, sempre più sottili. In un microcosmo schiacciato dalla burocrazia, in cui i corruttori se la cavano sempre, passare dal lato dei criminali è facile come… nascondere un cadavere in un freezer. Con «Metti la nonna in freezer» non volevamo denunciare tutto questo. Il nostro obiettivo era esplorare con leggerezza le emozioni, i desideri, le insicurezze di due personaggi che cercano la rivalsa contro chi li ha abbandonati, professionalmente e umanamente, e finiscono per innamorarsi.
Sì perchè la leggerezza di Metti la nonna in freezer non nega spazi d’approfondimento, seppur superficiale, anche ad altre tematiche, in primis quella del difficile rapporto genitoriale. Claudia è una bambina abbandonata dalla propria madre (oltre che dalla Sovrintendenza); Simone è il «figlio di una catena di sfighe» iniziata con un mancato aborto; Rambaudo (Maurizio Lombardi), antagonista di Simone, è solo un finanziere che cerca di guadagnarsi la stima del suo superiore, nonché (si scopre poi) suo padre. Insomma, il film offre in nuce anche riflessioni interessanti, forse riassumibili nella frase: «c’è una cura per la nostra ferita: diventare genitori migliori dei nostri». Tuttavia, la recitazione non cede mai il passo a momenti di vera introspezione e, anzi, forse proprio in una recitazione non sempre convincente riscontriamo le uniche pecche del film.
In ogni caso, Metti la nonna in freezer – in uscita il 15 marzo – pare aver finora ottenuto un buon successo di critica e di pubblico. È stato scelto infatti per la quarta edizione del progetto Adotta un Film, promosso da 01 Distribution e Rai Cinema, in partnership con i circuiti Uci Cinemas e The Space Cinema. Il progetto, che mira a promuovere nei multisala le produzioni italiane più meritevoli, annovera tra le sue fila anche i passati: Se Dio vuole di Edoardo Falcone, Veloce come il vento di Matteo Rovere e Smetto quando voglio di Sidney Sibilia.
E per chi fosse curioso circa il percorso registico di Fontana e Stasi, lasciamo qui una piccola imperdibile chicca sui loro esordi.