Vent’anni di Future Film Festival, vent’anni di animazione, nuove tecnologie e grandi ospiti, il tutto all’interno della splendida cornice della Cineteca di Bologna. Una manifestazione che – prima come VGNetwork e poi come Moviesource – abbiamo sempre avuto molto a cuore e che quest’anno raggiunge appunto il suo ventennale. I nostri inviati sono già in loco dall’inizio del festival, ma le proiezioni e il concorso continueranno per tutta la settimana, fino al 3 giugno. Se volete consultare il programma, potete trovarlo qui.
Per chi non potesse raggiungere Bologna, niente paura! Il team di Moviesource vi porterà le recensioni e le sue impressioni direttamente dalla Cineteca, in questa pagina che aggiorneremo mano a mano con nuovi contenuti quindi continuate a seguirci! Iniziamo dalla prima recensione, Unsane, nuovo film di Steven Soderbergh che fa il suo esordio proprio a FFF 18.
Unsane (Steven Soderbergh)
Steven Soderbergh riesce nel suo intento: Unsane utilizza il digitale come espediente per approdare a un cinema che trasforma lo spazio e le sue logiche, donando loro significati nuovi, senza adagiarsi sugli allori o banalizzando la formula adottandola alla stregua di un pretesto. Unsane è allora thriller e satira politica, incubo psicologico e dramma, ma soprattutto riflessione sulla contemporaneità e sui suoi spazi, digitali quanto reali. E non possiamo che ritenerci soddisfatti da così tanti spunti di riflessione.
Voto: 7
Trovate qui la recensione completa!
Insects (Jan Švankmajer)
Rispondere alla realtà “con lo scherno dell’immaginazione”, ma ancora di più farsi beffa dell’immaginazione con pizzichi di realtà: questo lo scopo di Švankmajer, che sceglie di mettere in scena le prove di un improbabile gruppo di teatranti e al tempo stesso il backstage del suo stesso film. Così il lungometraggio è un ambiguo alternarsi tra scene surreali (col consueto piglio artigianale che contraddistingue il regista ceco) e nel medesimo istante un documentario che segue i retroscena della loro realizzazione. Una trovata ambigua ma divertita, che si diletta nello stupire con un trucco e subito dopo spiega il meccanismo alla base della magia. Al centro un cinico ribaltamento del testo teatrale di partenza, Della vita degli insetti dei fratelli Čapek, che nel medesimo istante viene magnificato dagli effetti speciali e scarnificato da una loro decostruzione. Il risultato convince a metà: un divertissement senza dubbio evocativo e divertente, che però non può raggiungere la profondità o l’efficacia dei lavori precedenti del regista.
Voto: 6
Les garçons sauvages (Bertrand Mandico)
Una realtà proliferante di artifici e riferimenti quella di Le garçons sauvages, tanto cedevole alla fantasticheria e all’inquietudine quanto profondamente divertita, sfaccettata, sensuale. A un racconto ambiguo e destinato a svelarsi solo sulle ultime battute si legano una messinscena delirante, profondamente irreale e onirica, che attinge a piene mani dall’immaginario del cinema d’avventura di ambientazione esotica quanto dal perturbante carnale di David Cronenberg o dalla ballata allucinatoria anni ’60-’70. Per la sua storia di formazione e trasformazione, di metamorfosi e di stravolgimenti pulsionali, Mandico sceglie una veste del tutto particolare il cui risultato atmosferico è di indubbia efficacia.
Voto: 7
The Shower (Jaehoon An)
40′ di emozioni forti e gocce di pioggia in The Shower, corto animato sud coreano del 2017, presentato fuori concorso al Festival. Adattamento del racconto breve “Rain Shower” di Hwang Sun-Won del 1953, The Shower racconta una storia non particolarmente originale di un brevissimo rapporto di amicizia/amore tra due bambini nella campagna coreana. La natura fuggevole del loro rapporto è testimoniata anche dal fatto che non vengono mai svelati i nomi dei protagonisti: lui è un ragazzo autoctono, nato in campagna e la cui vita prevedibile tra mucche e campi viene sconvolta dall’arrivo di lei, misteriosamente giunta da Seul, dalla grande città. I due vivranno una breve avventura esplorando gli evocativi paesaggi del luogo, prima di giungere a un triste finale. La storia di The Shower non è certamente rivoluzionaria e riporta alla mente tantissime altre opere di questo tipo, drammoni animati dai tratti leggeri e pesca a piene mani nel canovaccio classico del “pesce fuor d’acqua” e dell’incontro tra topo di campagna e topo di città. L’animazione è apprezzabile nei paesaggi, ma stupisce molto meno in azione o nelle espressioni dei personaggi, denotando un budget chiaramente risicato. Sinceramente, un prodotto già visto e che, sebbene piacevole, non può esaltare troppo gli aficionados di animazione asiatica.
Voto 6,5
Kaguya-hime no monogatari (Isao Takahata)
Inutile perdersi a descrivere La storia della principessa splendente di Isao Takahata, opera incredibilmente poetica nominata agli Oscar 2015 tra i migliori film d’animazione e presente, in occasione del Future Film Festival, per commemorare la recente scomparsa del celebre autore giapponese (avvenuta lo scorso 5 aprile). Direttamente dal folklore nipponico, l’ultima fatica del maestro narra la storia di una bambina trovata per caso da un taglialegna tra le foglie di bambù: la sua crescita repentina e le sue origini divine saranno tali da stravolgere l’umile vita della famiglia. Il racconto, simbolico e tremendamente emotivo, struggente, è animato con una grazia e un’artigianalità rare: immergersi nel suo mondo è sospendere l’incredulità e cedere alla fantasticheria, al respiro sacrale del mito. Un lungometraggio imperdibile ed emozionante, che riproporre è quantomeno dovuto.
Voto 8,5
The Breadwinner (Nora Twomey)
Prodotto dall’ormai celebre casa Cartoon Saloon, già conosciuta anche e soprattutto al Future Film Festival per aver portato in competizione nel 2015 lo splendido La canzone del mare (Song of the Sea), The Breadwinner è anch’esso reduce da una candidatura agli Academy Awards, e condivide con il suo predecessore una splendida realizzazione tecnica, tematiche importanti e un protagonista bambino. Questa volta però non siamo sulle note leggere dell’avventura marina di Ben, bensì nella drammatica situazione di Parvana e la sua famiglia, gente povera dell’Afghanistan immersa nelle guerre e nell’oppressione talebana. All’arresto ingiusto del padre, Parvana reagisce con una forza inattesa e cerca di aiutare sua sorella, la madre e il piccolo Zaki, ormai impotenti di fronte alla situazione. Tuttavia, Parvana è una ragazza e perciò non può neanche uscire di casa senza essere accompagnata da un uomo in quelle regioni; la sua decisione di fingersi un maschio le aprirà un mondo di paura, drammi ma anche speranza e coraggio. Dai tocchi delicati e dall’apprezzato ritratto sincero di una realtà molto difficile e cruenta, The Breadwinner è un altro vincente per Cartoon Saloon. Preparate però i fazzoletti.
Voto 8
Spazio VR – Virtual Reality Contest
Allestito a cielo aperto anche uno spazio per le esperienze in realtà virtuale, per la prima volta ospitante un concorso di opere internazionali: affascinante la selezione, che comprende sia film a 360 gradi sia applicazioni interattive vere e proprie, attraversando un buon numero di generi e ispirazioni.
Out of Body (LenVR)
Interessante esperimento horror a 360 gradi in cui lo spettatore veste i panni di uno scienziato che, pur di studiare la vita oltre la morte, si fa sostenere da una equipe di colleghi che lo risvegli al momento giusto e sceglie di cadere in coma. Qua la sua coscienza ha modo di distaccarsi dal corpo e lo sguardo può fluttuare per la sala operatoria. La sensazione straniante che si prova nell’essere un’entità ultraterrena, svincolata dalla materia, è favorita dalla possibilità di porre attenzione agli elementi che si preferiscono: la realtà virtuale accresce allora sia il senso di smarrimento e confusione sia, man mano che la faccenda per lo scienziato si complicherà, l’angoscia provata dinnanzi all’impotenza e all’incapacità di agire. Al fruitore è concesso soltanto di osservare: i suoi occhi però sono impotenti. Perfettamente coerente a tal proposito l’impossibilità di manipolare lo spazio della visione, che mantiene viva nell’utente la percezione di sé stesso come di un’entità intangibile, trascendente. Nei suoi soli 13 minuti di durata, Out of Body è un tentativo pionieristico di dare sostanza e contesto alle possibilità dello sguardo nel cinema a 360 gradi.
7DS Movie (Axel Bonnot)
Altro cortometraggio a 360 gradi che trasporta lo spettatore in una serie di istantanee metafisiche, vagamente filosofiche, a tema sette peccati capitali. Interpretati in chiave onirica e in una coloratissima veste surreale, tesa tra il minimale e la psichedelia, i vari quadri affrescano un viaggio affascinante ed evocativo, ma in fin dei conti fine a se stesso al di là delle proprie qualità estetiche. Esperienza in anteprima europea per il Future Film Festival.
Hong Kong Movie (LenVR)
Altra anteprima europea, un cortometraggio di 4 minuti in cui si sorvolano le caotiche e luminose vie di Hong Kong. Si ha l’occasione di scivolare tra la folla o di raggiungere le vette più alte della metropoli: il vero protagonista della visione è il marasma indistinto della civiltà, che con le sue luci e i suoi rumori inonda di vita e di tecnologia questa spirale inarrestabile di progresso, tanto ritmica quanto vertiginosa.
Chorus (Tyler Hurd)
Applicazione interattiva in anteprima europea, presentata in precedenza al Sundance Film Festival 2018. L’utente è chiamato a trasformarsi in un guerriero e a partecipare assieme ai compagni a epiche e coloratissime battaglie ambientate in galassie lontane, in mondi dominati da luci ed energie e popolati da giganteschi animali. L’esperienza è piuttosto caotica, per quanto il risultato sia indubbiamente efficace.
Rone VR (Lester Francois)
Ritratto di un artista di strada, Rone, che raffigura giganteschi volti di donne in luoghi abbandonati o dismessi. L’applicazione interattiva consente non solo di assistere alle interviste dell’artista, ma anche di aggirarsi per gli ambienti nei quali opera. Interessante ibridazione di interattività e documentario d’approfondimento.
Space x Girl (Minhyuk Che)
Una ragazzina ha il potere di “sentire” gli spazi che la circondano. La seguiamo, in questo efficace mix di animazione e live action, in un vero e proprio dialogo col proprio ambiente domestico. La narrazione di Space x Girl è tremendamente evocativa, sia dal punto di vista emotivo che concettuale: l’uso del visore per realtà virtuale favorisce non solo l’immersione nel racconto, ma anche e soprattutto la sensazione di poter sondare e abitare lo stesso spazio della narrazione. Al fianco della protagonista è come se il nostro sguardo potesse partecipare attivamente allo scambio che le due entità portano avanti.