Il mondo degli anime si sta imponendo sulla scena mediatica internazionale. L’espansione della rete ha dato la possibilità ad un pubblico più ampio di accedere ad anime e manga ma, nonostante questo, molti autori e registi del paese del Sol Levante sono semisconosciuti in Europa e in Italia. Dal 2013, la Nexo Digital, in collaborazione con Dynit, ha dato il via al’iniziativa anime al cinema, attualmente alla sua settima stagione. Sono distribuiti in Italia come “film evento”: il costo del biglietto è maggiorato e sono proiettati solo per un numero limitato di giorni che varia dai due ai sei. Eppure gli anime sono riusciti a registrare cifre importanti (100.000 spettatori in sala la scorsa stagione). In questo modo è stato possibile vedere su grande schermo Your Name., Oltre le nuvole, il luogo promessoci, il meraviglioso In questo angolo di mondo e il recente Mirai.
I titoli sopra citati sono eccellenze che in patria riempiono le sale, ma molti altri, non meno validi, hanno una scarsa distribuzione in Europa. Appropriarsi di questa cultura e condividerla significa potersi creare un gusto proprio, poter scegliere ed esplorare in un mondo vastissimo. L’animazione non è solo per bambini, quasi tutti lo sanno, ma chi la ama può e deve essere in grado di dimostrare perché.
Uno degli autori contemporanei più interessanti è Masaaki Yuasa. Il suo nome in Italia è poco conosciuto nonostante sia la mente dietro all’anime originale Netflix più controverso finora realizzato: Devilman Crybaby. tratto dal manga di Go “Mazinga” Yagai. Yuasa è riuscito nell’impresa titanica di riadattare l’opera mantenendone i tratti fondamentali e offrendo la sua controversa visione della storia.
Si tratta di un autore autorevole e attivo da oltre quindici anni, un regista di culto in patria, tanto da aver fondato un suo studio di animazione, Science SARU, nel 2014.
Yuasa è un distruttore di stereotipi grafici e narrativi, un provocatore assoluto: i corpi dei suoi personaggi talvolta si fanno di gomma e talvolta trasudano sensualità.
Le sue opere sono divisorie: è un regista dallo stile personale e inconfondibile. Nei suoi lavori migliori, ogni sequenza è una sorpresa, ogni tassello della storia una spintarella nel vortice folle, ma rigoroso, nella sua testa. Non si tratta di un impulsivo, ma di un narratore esperto che infrange le regole con ironia e consapevolezza.
Nessun uomo è un’isola (o una cosa sola)
Yuasa raggiunge la notorietà grazie a Mind Game (2004), realizzato dallo Studio 4°C (Steamboy, Tekkonkinkreet – Soli contro tutti). Il film è un successo, fa incetta di premi in patria e all’estero e viene lodato persino dal maestro Satoshi Kon. È un film indefinibile, un trip allucinante, ancora oggi il più estremo del regista: un mix di generi, argomenti e tecniche di animazione. Appaiono già le tematiche care a Yuasa: la fuga dalla solitudine, la bellezza nell’incontro con l’altro, l’impossibilità di trovare salvezza solo in se stessi.
Solo chi è in grado di piangere per gli altri può salvare il mondo. È questa semplice caratteristica a dare la possibilità ad Akira Fudo di accogliere in sé Amon senza esserne sopraffatto e diventare Devilman, un Messia contemporaneo. Nella serie Devilman Crybaby (2018), realizzata dal suo studio Science Saru e prodotta da Netflix, dove è disponibile in streaming, Yuasa dà la sua interpretazione della celebre tragedia a fumetti di Go Nagai (serializzata tra il 1972 e il 1973): ancora una volta, torna la necessità di uscire da se stessi per ritrovarsi nell’altro, di evolversi per l’altro. Un messaggio spirituale forte, celato sotto il sesso e la violenza che non mancano pur non facendola da padroni. La carnalità, presente e pulsante in Devilman Crybaby, insieme al rapporto tra anima e corpo, vengono ripensati in un precedente lavoro di Yuasa, la serie Kaiba (2008) disponibile in streaming su VVVVID.
Kaiba è un Road Movie spaziale ambientato in un universo alla deriva: un futuro distopico in cui è stato scoperto un modo di preservare i ricordi dopo la morte del corpo. Sono solo i ricchi a potersi permettere di cambiare tutti corpi che vogliono, i poveri vivono nascosti nel terrore di perdere il proprio. Il protagonista è un ragazzo senza memoria, Warp, alla ricerca dei suoi ricordi: ogni episodio si svolge su un pianeta diverso, l’unica costante sono i vizi umani, che portano invariabilmente alla distruzione. Si tratta di una serie in grado di commuovere e far riflettere, e ricorda, per molti aspetti, Galaxy Express 999 (1977) di Leiji Matsumoto. E’ da molti considerato uno dei capolavori assoluti di Yuasa.
Sguazzando nel découpage classico
Nel corso degli ultimi quattro anni, Yuasa ha dimostrato di non disdegnare affatto narrazioni più “classiche”, realizzando lavori in grado di ottenere riconoscimenti di livello quanto i suoi più folli e visionari.
Nel 2014 realizza Ping Pong The Animation, una serie in 11 episodi disponibile in streaming su VVVVID, tratta dal manga di Taiyō Matsumoto. E’ uno spokon (manga o anime a tema sportivo) piuttosto classico ma davvero ben fatto: le animazioni sono originali, i personaggi sono interessanti, racconta una storia in grado di emozionare e, ultima ma non ultima, la sigla d’apertura è pazzesca.
L’ultimo lungometraggio di Yuasa, Lu over the Wall (2017), inedito in Italia, insignito del prestigioso premio Cristal (l’ultimo film d’animazione giapponese ad averlo vinto era stato Pom Poko nel 1995), ha una struttura estremamente classica. Il modo più immediato (e forse più prosaico) per descriverlo è: Ponyo sulla Scogliera sotto acidi. Ha delle animazioni sopra le righe e delle ambientazioni meravigliose, ma quella di Lu la sirena e Kai, solitario ragazzo di un paese di pescatori, è una storia che va dritta senza sconvolgimenti. Si tratta comunque di un film notevole (specialmente la prima metà), che semplicemente non ha l’obiettivo di fare con la narrazione quello che The Tatami Galaxy (2010) e The Night is short walk on Girl (2017) sono stati in grado di fare.
Cosa si può fare con quattro tatami e mezzo (?)
Che piaccia o meno, la prima visione di The Tatami Galaxy(2010, disponibile in streaming su VVVVID) resta impressa a chiunque. Lo stile di disegno, le strambe inquadrature, l’introduzione del protagonista senza nome, un fiume di parole difficile da seguire, la sigla degli Asian Kung-fu Generation.
La serie, realizzata dallo studio Madhouse, si propone, sin dalla prima scena, come una sfida allo spettatore. Sfrutta al meglio le tempistiche televisive per raccontare la crisi esistenziale di un universitario di Kyoto smanioso di vivere la “rosea vita di campus”. I club universitari a cui può iscriversi sono tanti, ed è convinto che sarà il club giusto a determinare la sua felicità nei due anni successivi. Lo spettatore capirà presto che non c’è niente di più sbagliato: in ogni episodio il protagonista frequenta un club diverso con pessimi risultati, e alla fine di ogni episodio il tempo torna indietro al momento della scelta. Dal tennis al cinema, dal softball alla società segreta “Ristorante Cinese Gatto della Fortuna”, non è la scelta del club a rendere infelice il protagonista, quanto le occasioni che spreca lungo il percorso. Accanto a lui, immancabile in ogni scenario, l’amico/nemico Ozu, ragazzo spregevole dai lineamenti demoniaci, l’enigmatica compagna di studi Akashi e il “dio dei matrimoni” Higuchi, studente fuori corso all’ottavo anno. Sarà solo facendo la scelta più coraggiosa possibile che il protagonista riuscirà a sfuggire al loop esistenziale in cui è intrappolato.
Non è una serie facile, bisogna abituarsi a ritmi e linguaggi insoliti, ma è capace di fare breccia nel profondo del cuore degli spettatori (sicuramente in quello di chi scrive).
Nello stesso universo narrativo di The Tatami Galaxy è ambientato il lungometraggio Yoru wa mijikashi aruke yo otome – The night is short walk on girl (2017). È il maestro Higuchi a guidare la protagonista senza nome durante la notte che le cambierà la vita. La “ragazza dai capelli corvini”, una studentessa universitaria di Kyoto, energica e intraprendente, è determinata a passare una notte piena di avventure. L’impresa le riesce talmente bene, tra bizzarie, incontri ed eventi emozionanti, che la notte sembrerà dilatarsi e durare un anno: ogni fase della notte lunga come una stagione. Alle calcagna della protagonista, c’è l’innamorato e pavido sempai che, non riuscendo ad avvicinarla in modo diretto, studia i suoi movimenti per incontrarla “casualmente” sperando di suscitare il lei chissà quale reazione.
Torna Kyoto, con tanto di campus universitario, stavolta teatro di un viaggio dell’eroina psichedelico scandito dal passare delle stagioni. Non mancano momenti di comicità sopra le righe e scene emozionanti. Seguire la protagonista lungo le vie di Kyoto è una sorpresa continua.
Masaaki Yuasa è un autore sorprendente, che merita di essere seguito con attenzione. Poliedrico e anticonformista, ricorda che uno dei poteri più grandi dell’animazione consiste nel poter dare qualsiasi forma alla materia narrata, senza limiti. Per quanto gigantesco, quello di anime e manga è un mondo spesso limitato dalle regole, dai canoni, dalle esigenze di mercato e dagli sguardi miopi di chi ci lavora dentro. Eccezioni come Yuasa mostrano ciò che è possibile realizzare quando si esce dalla propria stanza di quattro tatami e mezzo.