Nel 2001 il regista Steven Soderbergh era riuscito con Ocean’s Eleven a lanciare una delle trilogie più redditizie del cinema degli ultimi anni. Partendo da un soggetto non originale – il film è infatti un remake della pellicola Colpo Grosso del 1960 – Soderbergh non si era limitato a svolgere il compitino scopiazzando storia e messa in scena, ma aveva dato la propria impronta al film con elementi propri del suo modo di fare cinema. Ocean’s Eleven al di là del piacere o meno, era infatti molto ben riconoscibile grazie a a tecniche di ripresa davvero divertenti come le transizioni con zoom a stringere e ad allargare. Perché questa tediosa e saccente premessa? Per anticipare il motivo per cui Ocean’s Eight non funziona per niente.
Otto personaggi in cerca d’autore
La trama è molto semplice. La sorella di Danny Ocean, Debbie, appena uscita di galera, raggruppa sei professioniste per fare la rapina del secolo all’annuale Met Gala di New York. Ci sono film per cui l’unico modo per esser commentati come si deve è fare un elenco di nome attore – slash – nome personaggio, due punti. Ecco, Ocean’s Eight è uno di quei film.
Sandra Bullock/Debbie Ocean: dopo questo film non sarà più solo un cavo nello spazio di Gravity a legare cinematograficamente Sandra Bullock a George Clooney. Sorella di Danny Ocean e capo-combriccola, la Bullock interpreta un personaggio irriverente, stiloso e carismatico, tra i più riusciti del gruppo. E dire che non vedevamo l’attrice – diventata una celebrità nel lontano 1994 per aver guidato un autobus – da ben tre anni: graditissimo ritorno.
Cate Blanchett/Lou: il personaggio meno originale di un film per nulla originale. Triste a dirsi, ma l’attrice più talentosa del gruppo è quella che purtroppo ne esce peggio per via di una scrittura sin troppo abbozzata e approssimativa. Insieme alla Bullock va a ricomporre una copia esatta della coppia formata da Clooney e Brad Pitt: un omaggio o una totale mancanza di fantasia?
Helena Bonham Carter/Rose: la moglie di Tim Burton interpreta una stilista un tempo di successo e ormai fuori moda. Mega-metaforone insomma.
Anne Hathaway/Daphne Kluger: perfettamente a proprio agio nella parte della modella svampita tutta apparenza e senza cervello. Il suo personaggio funziona perché l’attrice premio Oscar con Les Misérables pare divertirsi sul serio ad alternare scene di isteria deleteria a momenti di divismo no-sense.
Rihanna/Nine Ball: non è certamente la prima volta che un cantante convince su grande schermo. La bella nativa di Saint Michael, Barbados, nonostante la mono-espressione è azzeccatissima nel ruolo. Chiaro, non saranno i dreads e i vestiti larghi a farci poi credere – quando alla fine del film si mette in ghingheri – nel metaforone che dentro ognuno di noi si nasconde una bellezza da urlo.
Mindy Kaling/Amita: ve lo ricordate Scott Caan alias Turk Malloy in Ocean’s Eleven? No, nemmeno noi.
Sarah Paulson/Tammy: E Casey Affleck? Se la risposta che vi siete dati è: “Ma Casey Affleck ha fatto cinema anche prima di Manchester by the Sea?” sappiate che aveva ben 28 film all’attivo. Sì Sarah, se stai leggendo ti auguro di vincere un Oscar!
Awkwafina/Constance: nome impronunciabile, pseudonimo di Nora Lum, rapper U.S.A. di origini cinesi. A lei vengono affidate quasi tutte le battute divertenti del film. Buona la prima, ok la seconda. Ma con quel cast lì è davvero questo il meglio che sei riuscito a pensare Gary?
Ocean’s Eight: un’occasione mancata?
Le premesse per far bene c’erano tutte. Un cast di tutto rispetto, un regista che si è distinto nella sua carriera per dare sempre un tocco personale a produzione dal budget miliardario (ve lo ricordate il primo Hunger Games?) e soprattutto lo sviluppo di un soggetto tutto al femminile in linea con il trend hollywoodiano degli ultimi anni. Purtroppo però, Ocean’s Eight non è caratterizzato da scelte registiche originali e personali, e non ha nemmeno il coraggio di prendersi dei rischi all’interno di una trama davvero sin troppo lineare e dal sapore di già visto. Il regista Gary Ross si limita ad omaggiare il film di Soderbergh ricalcandone le inquadrature, e ripropone la sua stessa identica formula anche se in una salsa diversa.