Cosa si prova ad essere l’uomo più forte del mondo?
Uno degli argomenti principali di anime e manga shonen è ciò che viene conosciuto come “la via del guerriero”: il protagonista combatte contro svariati nemici sempre più forti e si allena duramente per diventare il più forte in assoluto, ma cosa succede dopo? Che cosa fa l’eroe una volta raggiunto l’apice della sua potenza? Su questa domanda si basa One Punch Man anime tratto dal manga realizzato da One e pubblicato sul suo blog nel 2009. La serie fu poi ridisegnata con la collaborazione di Yusuke Murata e pubblicata dal 2012. La serie anime è stata realizzata nel 2015 dalla Madhouse, approdando in Italia nel 2016, è distribuito dalla Dynit per VVVVID ed è attualmente disponibile su Netflix.
Saitama è un “supereroe per hobby”, combatte le più potenti forze del male collezionando una vittoria dopo l’altra, il problema è che vince troppo presto. Saitama infatti, dopo tre anni di allenamento, è diventato talmente forte da porre fine a tutti i suoi scontri con un singolo pugno. Questa infinità di scontri impari spinge Saitama sull’orlo della depressione rendendolo terribilmente apatico. Le giornate di Saitama trascorrono più o meno tutte uguali, quando un giorno viene notato da Genos, un cyborg, il quale rimane affascinato da tutta la sua forza. Senza che Saitama potesse obiettare, Genos si autoproclama suo allievo e da allora non lasciandolo di un passo nella sua lotta contro il male. Sarà proprio il cyborg a informare il nostro eroe dell’esistenza di un’organizzazione di super eroi. L’uomo “da un solo pugno” passerà ben presto da amatore a professionista, ma dovrà partire dal basso, anche perché la sua infinita forza è molto difficile da credere.
Saitama è indubbiamente un eroe fuori dal comune, nonostante il suo innato senso di giustizia, la sua aspirazione più grande è quella di poter riuscire a provare l’adrenalina di un combattimento alla pari. I suoi scontri sono per lui mera routine e tutti i super cattivi che incontra vengono trattati più che altro come una commissione da sbrigare. Genos è il suo perfetto alter-ego; in un alto shonen il cyborg sarebbe il perfetto protagonista: un triste passato, un carattere risoluto e una lieve tendenza al dramma. Saitama infatti non sopporta tutti i discorsi infiniti del suo allievo e non capisce il senso di tanti suoi atteggiamenti. Il nostro protagonista è infatti incredibilmente pragmatico e schietto, con un velo di pigrizia che accompagna ogni sua impresa: niente monologhi accorati, niente scene madri, Saitama è l’incarnazione dell’uomo comune, ma dotato di una forza straordinaria.
La spiccata ironia su cui si costruisce One Punch Man sembra fare il verso un po’ a tutti gli shonen “classici”, giocando con gli scontri epici e la drammaticità degli eventi. Saitama non è un orfano che ha perso i genitori tragicamente, non è nemmeno l’ultimo di una razza aliena né tanto meno è un cowboy solitario dall’oscuro passato, è un tizio qualsiasi senza un lavoro e con una vita noiosa. La molla che lo spinse a voler diventare un eroe è l’essersi ricordato che era il mestiere che voleva fare da piccolo, ma la vera svolta fu la botta di adrenalina provata durante il suo primissimo scontro, una sensazione che ricorda con nostalgia: questo è l’unico vero dramma di Saitama.
Nonostante il bel tratto nei disegni, il volto del nostro eroe è sempre disegnato con enorme minimalismo, stampandogli in faccia un’espressione quasi costantemente inebetita, solo in rarissimi casi abbiamo la possibilità di vedere il suo volto più definito, una scelta di stile concettualmente fantastica, perché dimostra che Saitama non si prende mai sul serio né prende mai sul serio ciò che lo circonda. Egli è sempre, costantemente sopra le righe, non perché sia eccentrico, ma perché lui è fuori dalla portata di tutto e di tutti. Un tale assolutismo è tanto buffo quanto interessante.
Un eroe…diverso
Tra un’avventura strampalata e l’altra, però, si intravede in messaggio molto particolare e tutt’altro che scontato. Saitama, nonostante sia indubbiamente il supereroe più efficiente mai esistito, ha una pessima reputazione. Nessuno crede che sia effettivamente lui l’autore delle sue imprese e più di un’occasione viene scambiato per un criminale. Di fatto lui non ha il look giusto e non ha il carisma adatto per attirare il consenso della gente, ma la meraviglia di questo anime è che a Saitama, sostanzialmente, non interessa nulla. Anche perché, il più delle volte, la reazione di molti colleghi è quella di buttargli fango addosso e screditare la sua immagine. Questa è una potente metafora della realtà della vita: essere il migliore può essere una maledizione. L’invidia altrui o il semplice scetticismo può minare l’effettivo talento di una persona, portando addirittura a negare l’evidenza. Proprio qui emerge il vero eroismo di Saitama, che preferisce lasciare che altri si prendano il merito delle sue imprese, ma questi altri non sono persone qualsiasi, bensì eroi che danno comunque il massimo per difendere il prossimo, dimostrando che anche chi fallisce merita un riconoscimento nell’aver tentato fino allo stremo. One Punch Man mette in risalto il concetto di eroismo in una maniera innovativa e moderna.