Dalla collaborazione tra Netflix e Sigma Films, il 9 Novembre è stato rilasciato sulla piattaforma streaming di Netflix il film “Outlaw King”, diretto dal regista David MacKenzie, che racconta la storia di Robert the Bruce, pretendente al trono di Scozia durante la guerra d’Indipendenza scozzese del 1300, e di come con la sua ribellione al dominio Inglese e Gallese sia diventato il primo re di Scozia.
Si tratta quindi di un film storico, un genere completamente nuovo per MacKenzie, conosciuto per film come “Hell or High Water” e “Il ribelle – Starred Up”: come sarà andata?
Continuate a leggere per scoprirlo! Nel frattempo, qui sotto potete trovare il trailer del film, buona visione!
La prima cosa da specificare è l’intento di questo film: “Outlaw King” si presenta infatti non solo come un film storico, ma è stato presentato come un film basato sul realismo storico, con poche o zero romanzature. Il che non sarebbe un male… se non fosse che invece di romanzature ne è pieno, e tra i difetti di questo film, sicuramente questo è uno dei peggiori. Ma procediamo con ordine.
Il film, come abbiamo detto, è ambientato nel 1300, più precisamente inizia nel 1304, anno in cui i nobili di Scozia perdono la guerra d’indipendenza che avevano iniziato contro il regno d’Inghilterra, e sono costretti, per non morire, a giurare fedeltà a Re Edward I. È in questo atto che facciamo la conoscenza del nostro protagonista, Robert the Bruce (Chris Pine), pretendente al trono di Scozia ma amico personale del Re, motivo per il quale viene graziato. E non solo: oltre ad avere salva la vita, Re Edward I (Stephen Dillane) gli promette in sposa la sua figlioccia, Elizabeth de Burgh (Florence Pugh). Qui facciamo anche la conoscenza di quello che sarà il villain di tutto il film, Edward II, il figlio del Re (Billy Howle), che ha grandi ambizioni ma poche capacità, e per questo viene deriso da molti, compreso il padre.
A guerra finita, tutti i lord scozzesi sopravvissuti promettono solennemente al Re che non ci sarà una rivoluzione, e tutto sembra tornare lentamente alla normalità, finché un giorno non viene annunciata la morte di William Wallace, eroe e fautore della rivoluzione appena conclusa. Ve lo ricordate? Era il protagonista di “Braveheart”, interpretato da Mel Gibson! Alla notizia della sua morte il popolo insorge, e Robert e i suoi fratelli rimangono coinvolti in una rissa tra la popolazione e i cavalieri del Re. Tornati a casa, Robert prende una decisione molto avventata: scatenerà una nuova rivoluzione.
È qui che la sceneggiatura del film “Outlaw King” inizia a scricchiolare, tra un matrimonio con Elizabeth de Burgh che Robert decide di non consumare perché i due si conoscono troppo poco (non esattamente un comportamento tipico del 1300), e una decisione di fare guerra presa decisamente troppo in fretta e senza un apparente motivo valido.
Si ha costantemente la sensazione che gli sceneggiatori, che sono ben cinque, avessero idee totalmente diverse e che non riuscendo a mettersi d’accordo su quale linea seguire abbiano fatto un minestrone di tutte quante. Se il film aveva l’intento di raccontare la storia, gli sbalzi temporali nei momenti cruciali rendono l’impresa davvero difficile. E di questi sbalzi temporali il film è pieno. Probabilmente si tratta del frutto dei director cuts effettuati da MacKenzie in seguito alle critiche ricevute al Toronto International Film Festival, dove è stato accusato di aver creato un film troppo lungo e lento (anche con le parti tagliate dura ben 121 minuti!), ma in questo modo si va a perdere il senso del film e la trama diventa molto difficile da seguire.
Un enorme punto a favore di questa produzione va invece dato sicuramente alla cura dei dettagli dal punto di vista visivo. I costumi sono molto ben realizzati e in linea con i costumi dell’epoca, gli effetti speciali delle battaglie, tra fuoco e sangue, sono molto realistici, a volte quasi fin troppo. Ma soprattutto il più grande pregio di “Outlaw King” è la fotografia. Ogni scena è perfettamente studiata in maniera da dare un risultato mozzafiato, fermando il film in qualsiasi punto non c’è un fotogramma fuori posto, a livello visivo è un prodotto magnifico.
Nemmeno le prove attoriali sono malvagie, anche se è chiaro che siano sottotono rispetto alle aspettative, a causa della sceneggiatura che tarpa le ali a tutti. In particolare emerge in positivo Florence Pugh (già star di “Lady Macbeth” nel 2016 e di “King Lear” nel 2018) nella parte di Elizabeth de Burgh, moglie del protagonista.
In conclusione, “Outlaw King” è un prodotto che avrebbe avuto molte possibilità e sul quale c’erano molte aspettative, ma purtroppo è stato rovinato da una sceneggiatura frettolosa e incompleta.
L’eccessiva lunghezza da un lato, e i tagli di alcune parti cruciali dall’altro, non gli permettono di rendere appieno nel formato in cui è stato presentato, ma sarebbe stato sicuramente ottimo se fosse stato sviluppato come una miniserie.