Risulta complesso parlare di un film come Parasite che, a caldo, ti lascia stordito per la cura maniacale nella stesura dei dialoghi e della costruzione scenica, per poi aggredirti al collo.
Il cinema d’oriente continua a sfornare film che, in un modo o nell’altro, rimarranno impressi nella storia del cinema. Reminiscenze di Ferro 3, del maestro Kim Ki-Duk, si mescolano ad una feroce critica sociale. Una lotta di classe che, però, sembra arrivare al suo climax in modo passivo e dinoccolato. La Palma d’Oro a Cannes è stato solo il primo di una lunghissima serie di premi, molti del circuito indipendente, per un film che non si risparmia.
Protagonisti del film sono i Kim, una famiglia povera che vive di espedienti. Relegati in un appartamento a sospeso tra il livello strada ed il sottosuolo, si arrangia “scroccando” cibo, lavoretti e WiFi. Min-hyuk, amico fraterno di Ki-woo arriva a casa Kim con un regalo ed una proposta per Ki-woo: lavorare come tutore di inglese per una giovane ragazza di famiglia benestante. L’occasione è ghiotta per un giovane come Ki-woo che viene da una famiglia che fatica a sbarcare il lunario. Fissato il primo colloquio Ki-woo impressiona positivamente Yeon-gyo, la giovane madre che ha intenzione di assumerlo. Da qui la famiglia farà di tutto spremere la fortuna fino all’ultima goccia, cercando un impiego per ogni componente della famiglia.
Bong Joon-ho torna al cinema coreano dopo una breve parentesi americana. Un periodo di forte critica ambientalista e sociale ha permesso al regista di “tornare” da Hollywood con alle spalle il riuscitissimo Snowpiercer: una storia cruda di una post-apocalisse diversa. Niente deserti iper-saturati, solo neve ed un treno che tiene in vita quel che resta dell’umanità. Con essa però tiene in vita anche la disparità sociale e la lotta di classe. Qualche anno dopo inglese e coreano si mescolano nuovamente per la fiaba ambientalista che è Okja, una delle pellicole più particolari prodotte da Netflix. La forte componente ambientalista si mescola al grido contro l’industria della carne e gli OGM.
Insetti in un nido dorato.
Un lungo viaggio che ha permesso all’autore nativo di Taegu di tornare a scrivere della piccola umanità come già fatto in passato. Il tema della lotta di classe torna prepotentemente protagonista nella sceneggiatura di Parasite.
“Sono così ricchi, ma al tempo stesso gentili!” – afferma con sorpresa Kim Ki-taek.
“Sono così gentili perché sono ricchi.” – risponde fermamente sua moglie.
Le disparità sociali sono un motore silenzioso alla base delle azioni dei personaggi. La voglia di uscire dalla propria condizione di povertà porta una famiglia di disperati ad infilarsi come scarafaggi all’interno di una sontuosa villa, nascondendo le loro umili origini ai propri datori di lavoro, e vivendo a loro spese con un vero e proprio parassita. Un piano articolato in più fasi ed un servilismo di facciata riescono a fare breccia nella cortina alzata attorno alla villa della famiglia Park.
Parasite naviga a vista in un senso dell’umorismo grottesco e sporco che viene impreziosito dalle incredibili prestazioni del cast tutto. Song Khan-ho è divenuto un fido compagno di viaggio del pluripremiato regista, confezionando l’ennesima prova di grande spessore, ma, e va riconosciuto, gli viene permesso di brillare perché accompagnato da grandissimi professionisti. L’apparentemente svampita Ki-jeong, il rispettosissimo Ki-woo e la burbera Chung-sook creano una moderna versione dei Mangiatori di Patate. Questi lavoratori hanno perso però la dignità che il lavoro conferisce ai contadini.
La discesa fisica e figurativa nella propria tana riporta la famiglia Kim a contatto con la realtà. Ma nell’arredamento della casa c’è ha un significato diverso dal resto. Un regalo da parte di Min-hyue genera malcontento e dubbi da parte di Chung-sook, che avrebbe preferito del cibo. È una gongshi, una roccia da studioso, oggetto singolare molto apprezzato dagli studenti cinesi. L’oggetto si insinua in casa Kim sotto forma di regalo e sembra dare avvio alla reazione chimica alla base del cambiamento di status familiare. Come un qualsiasi oggetto fuori posto, però, troverà compimento solo all’esplosione del
Umorismo nero ed emozioni compresse
Lasciare una miscela esplosiva in un contenitore ermetico non farà in modo che questa arresti la propria reazione. L’effetto sarà sopito, per un po’ di tempo, ma prima o poi la pressione opererà il suo tragico compito e si creerà una via di fuga. Il repentino “arricchimento” della famiglia porterà i suoi componenti a fare i conti con le disparità sociali ed i pregiudizi tornano a galla, innescando reazioni da una parte e dall’altra della barricata.
Parasite è un film che diverte, ma in cui raramente si ride, come se si sentisse in bocca un retro gusto amaro mentre si assapora una caramella. Un finale tutto da gustare rivela la natura dei personaggi e concede come un urlo liberatorio alle sensazioni sopite, consegnando un film che, con tutta probabilità, rimarrà a lungo nella memoria di chi lo vedrà.