Anne è sposata con Michael, un importante produttore cinematografico che spesso la trascura a causa dei numerosi impegni. Il caso vuole che, dopo un soggiorno a Cannes, la donna non possa seguire il marito ritrovandosi ad andare a Parigi in macchina con un improbabile e affascinante compagno di viaggio. Avrà così inizio una storia fatta di situazioni imbarazzanti, romanticismo fuori luogo e tanto buon cibo. Parigi può attendere è il primo film narrativo di Eleanor Coppola, conosciuta soprattutto per il documentario Viaggio all’inferno (1991) oltre ad essere sposata col celeberrimo regista. Ella riesce a dimostrare la totale indipendenza artistica dal marito proponendo un film elegante, a tratti ironico, un fine collage di sentimenti e piccoli dettagli racchiusi nell’obiettivo di una macchina fotografica. Nei cinema dal 15 giugno.
Da Cannes a Parigi
Michael Lockwood (Alec Baldwin) è un noto produttore cinematografico e la moglie Anne (Diane Lane) vive la sua vita seguendo il marito durante i suoi svariati impegni in giro per il mondo, sentendosi spesso rassegnata a vivere all’ombra di un marito di successo. Mentre si trovavano a Cannes una forte otite impedisce ad Anne di seguire Michael in aereo diretto verso l’Europa dell’Est. Anne decide così di dirigersi a Parigi dove il Michael l’avrebbe raggiunta dopo pochi giorni. Caso vuole che anche un socio in affari del marito, Jaques (Arnaud Viad), sia diretto a Parigi e si offre di accompagnarla in auto, offerta che Anne accetta. Quello che avrebbe dovuto essere un semplice viaggio di sette ore si trasforma in una piccola avventura di due giorni attraverso le bellezze delle Francia che fa da sfondo ad un road movie romantico e affascinante come l’improbabile compagno di viaggio della protagonista.
Jacques organizza sul momento una sorta di itinerario culturale ed enogastronomico per Anne. Jaques ha una passione smodata per il cibo e il buon vino, e non perde occasione per far assaggiare alla sua compagna di viaggio americana ciò che la Francia ha da offrirle, il tutto contornato da splendidi paesaggi e vari riferimenti alla pittura impressionista.
La trama del tessuto
Buona parte del cast tecnico è composto da donne, tra cui fotografia (Crystel Fournier), colonna sonora (Laura Karpman), costumi (Milena Canonero) e scenografie (Anne Seibella, art director di Marie Antoinette di Sofia Coppola, regista figlia di Eleanor e Francis Coppola ).
L’esperienza documentaristica della signora Coppola è evidente: inquadrature statiche, montaggio pulito, brevi stacchi sull’oggetto del discorso dei personaggi. Tuttavia ciò che regna è l’importanza del dettaglio, che emerge attraverso la protagonista, la quale non riesce a smettere di fare foto. Le foto di Anne hanno un qualcosa di particolare: inizialmente potrebbero sembrare banali foto “da social” – immagini di pietanze e bicchieri pieni – ma poi ci si rende conto che il soggetto preferito delle sue foto non è l’oggetto in sé ma il dettaglio che lo contraddistingue, come lo spazio che separa due pietre di un antico acquedotto romano o l’intreccio di un particolare ricamo. Anne è come ossessionata dai dettagli, il che ci fa comprendere l’importanza che sa attribuire alle piccole – se non anche piccolissime – cose che spesso passano inosservante nonostante siano proprio sotto gli occhi di tutti. Non aspettatevi pomposi virtuosismi registici, ma attimi appena sussurrati, dettagli discreti armonizzati con equilibrata eleganza. Il messaggio trasmesso dal film è nascosto tra un fotogramma e l’altro, un filo quasi invisibile che lega la trama di un tessuto.
Rose e cioccolato
Anne è la moglie di un noto uomo d’affari con una figlia ormai indipendente. La sua vita è quindi ad un punto di svolta in cui inizia a sentire la mancanza di qualcosa, anche se non sa ancora bene cosa. Appassionata di stoffe e tessuti e con la macchina fotografica sempre alla mano, la protagonista relega i sui talenti a meri hobby quasi sminuendo quelle che sono le sue passioni. Questo è un particolare che non sfugge a Jacques il quale non può fare a meno di interessarsi alle sue piccole passioni.
Inutile negare che Jaques equivalga allo stereotipo del donnaiolo francese: fin da subito si diverte a flirtare con Anne ricorrendo alle più consumate tecniche di corteggiamento anche se Anne non fa che rifiutarsi con garbo alle avances dell’uomo, il quale non fa che tentarla nei modi più disparati senza mai perdere il suo charme, nonostante anche lui non sia privo di difetti.
Tuttavia col tempo il rapporto tra i due andrà ad evolversi, tanto tempo da trascorrere loro due soli li porterà ad instaurare una strana amicizia, fondata su una particolare complicità. Dopo tante chiacchiere e convenevoli sono i silenzi sereni che impareranno ad essere più eloquenti. Ovviamente come andrà a finire tra i due lo lasceremo scoprire agli spettatori.