È arrivato il sequel di Piccoli Brividi, fortunato film del 2016 che ha raccolto consensi tra pubblico e critica. Siccome nessuna buona azione va impunita, gli studiosi non potevano esimersi da regalare un fratellino al film.
Questa nuova pellicola si apre con le storie di due ragazzi che si incrociano nella piccola cittadina di Wardenclyffe, New York, resa celebre da Nikola Tesla per avevi condotto degli esperimenti in gioventù. I protagonisti sono Sonny e Sam, non proprio i ragazzi più popolari della scuola. I due, mentre liberano una cantina si imbattono in un baule che contiene uno dei manoscritti di R. L. Stine. Celeberrimo autore dell’orrore. Aperto il libro torna alla luce Slappy, il pupazzo parlante che ha già creato non pochi grattacapi.
Pochissimi Brividi
Il film cerca di riprendere in foto lo stile ed i modus operandi del capitolo precedente, purtroppo, però, diversi fattori remano contro.
Innanzitutto la storia del primo funzionava proprio perché era qualcosa di “nuovo”, o almeno, qualcosa di nuovo per rilanciare Piccoli Brividi. Qui invece gli espedienti narrativi sono gli stessi del precedente capitolo, banalizzati ed abbassati, se possibile, di livello. Conditi da tanti luoghi comuni ed esponenti visti e rivisti.
La cosa che più manca dal primo capitolo però è la godibilità anche per un pubblico più maturo. Non ci saremmo strappati i capelli in caso di un mancato sequel, ma comunque il primo, anche grazie alla presenza scenica di Jack Black, riusciva ad intrattenere, nonostante la regressione macchiettistica avvenuta anche in Jumanji. Qui invece Black è stato accantonato ed i tre ragazzi protagonisti, Jeremy Ray Taylor, Madison Iseman e Caleel Harris, non riescono a sorreggere con convinzione il peso del lungometraggio.
Fun Fact: Ken Jeong dopo essere stato Mr. Chau in Una Notte da Leoni e Mr. Chang in Community riprende il suo nome preferito, “Mister”, e diventa Mr. Chu. Personaggio simpatico, ma dimenticabile. Anche se Jeong rimane sospettosamente inquietante in ogni ruolo a lui assegnato.
Nota di demerito per Jeremy Ray Taylor che, complice la scrittura a suo favore, era riuscito a svettare tra i ragazzi del Club dei Perdenti, i ragazzi che affrontano Pennywise in IT. Qui invece rimane troppo una macchietta insapore per tutto il film, ma comunque le colpe risiedono nella sceneggiatura. Resta il fatto che un quindicenne del genere non è da perder d’occhio. Il ragazzo si farà.
La narrazione scorre quasi inesorabilmente, senza mai rendersi interessante o particolare. I cliché si sovrappongono e quella che poteva essere una pellicola piacevole per tutti si configura come un sequel, l’ennesimo, dimenticabile.
Tutto sommato è un film innocuo che probabilmente non vi lascerà soddisfatti, con la differenza che i personaggi dei romanzi originali e della serie tv hanno un ruolo ancora più marginale, lasciando sopito anche quel leggero e improbabile senso di nostalgia.
E per quanto riguarda la nostalgia, se interessati, potrete tornare a leggere i romanzi di R.L. Stine in una veste tutta nuova grazie alla pubblicazione di due racconti inediti: Buon Pupazzo di Compleanno e Pupazzo All’Attacco.
Il primo è il romanzo che vede protagonista proprio Slappy, mentre il secondo non vede figurare Slappy, ma un intero esercito di Pupazzi pronti a spaventare i malcapitati protagonisti.