Le imbarazzanti tutine sgargianti coi rombi bianchi, i caschi integrali colorati, il velato razzismo alla base dell’associazione colore della pelle/colore dei costumi, ma soprattutto i brividi che provocava Marco Destro quando saliva di un’ottava. Purtroppo (o per fortuna?) non troverete nulla di tutto ciò in Power Rangers – Il Film, ennesima operazione nostalgia figlia di un’era cinematografica sempre più povera di idee originali.
Pronti, partenza, musica maestro.
Dopo aver appurato che la sigla del vostro telefilm preferito dell’infanzia la cantava un quattordicenne con la polo infilata nei pantaloni, l’apparecchio e quegli occhiali, iniziamo a parlare del film.
A 25 anni dal debutto televisivo del trashissimo Mighty Morphin Power Rangers, tornano i cinque giovani teenager reclutati per difendere l’universo.
Pianeta Terra, 65 milioni di anni fa: i Rangers originali – capitanati da Zordon – vengono sconfitti da Rita Repulsa, un’ex-ranger che tradisce i suoi compagni per brama di potere. In punto di morte, Zordon riesce a nascondere cinque monete colorate che conferiscono i poteri e l’armatura ranger, facendo in modo che si rivelino in futuro solo a chi le merita. Ai giorni nostri, in una cittadina immaginaria del Nord America, cinque teenager raccoglieranno questa pesante eredità e tenteranno di fermare una rediviva Rita Repulsa (interpretata ottimamente da Elizabeth Banks).
Parliamoci chiaro, la serie dei Power Rangers era scanzonata, volutamente trash e comica nel suo non volersi prendere mai sul serio. Questo non giustifica però un film scialbo, dimenticabile e con numerosi buchi di sceneggiatura: Power Rangers – Il Film si poteva fare molto, ma molto meglio. Specie se si considera che per realizzarlo sono stati investiti 100 milioni di bigliettoni verdi coi faccioni dei presidenti degli Stati Uniti stampati sopra.
Rosso giallo più rosa nero e blu…
Nei primi 20 minuti del film ci vengono presentati Jason (Dacre Montgomery), una promessa del football, Billy (RJ Cyler), il timido sociopatico e Kimberly (Naomi Scott), la reginetta della scuola tagliata fuori dal giro delle cheerleaders. Ma il punto focale del discorso non è il festival del cliché. Durante il loro primo incontro, Jason difende Billy dal bullo della scuola e i due ragazzi fanno amicizia. Jason accompagna così nel pomeriggio Billy in una cava per assisterlo in uno dei suoi esperimenti e incontra nel bosco dietro la cava Kimberly, intenta a tuffarsi in un lago dal picco di una scogliera. In quel momento vengono buttati nella mischia, senza senso e presentazione alcuna, due dei cinque personaggi principali: Zack (Ludi Lin) e Trini (Becky G).
Come? Chi ha detto forzature?
Uno dei difetti maggiori del film è che non si entra mai in empatia coi protagonisti nel corso degli oltre 120’ di pellicola. Questo non è dovuto agli attori, bensì allo script. Certo, presentare ben cinque protagonisti riuscendo a caratterizzarli tutti nel migliore dei modi non è semplice, ma per trovare esempi riusciti in film altrettanto scanzonati non bisogna tornare così tanto indietro nel tempo. Vi dicono niente un ragazzone orfano di madre, un’aliena verde, un wrestler oltremodo vendicativo, un procione parlante ed un albero che nonostante si esprimesse con sole tre parole è riuscito a far capire a tutti ogni sua battuta?
La caratterizzazione dei protagonisti è approssimativa tanto quanto l’inserimento del famigerato personaggio LGBT all’interno della storia, risultato a conti fatti solo un elemento per far parlare di sé e nulla più.
L’unico che riesce ad emergere è il personaggio interpretato da R.J. Cyler (non dimentichiamoci che arriva da uno dei migliori film del 2015 quel Me, Earl & the Dying Girl italianizzato nel macabro Quel fantastico peggior anno della mia vita). Segnatevi nome e cognome perché, se il ragazzo non si perde, promette un gran bel futuro.
Da un grande franchise derivano grandi responsabilità
Il franchise dei Power Rangers è stato capace di rinnovarsi negli anni, reinventandosi sempre in maniera differente. In quest’ottica affidare la regia ad un ragazzone sudafricano di trentadue primavere poteva avere un senso. Dean Israelite (Project Almanac), nonostante la giovane età, è ambizioso e possiede una forte personalità. Ciò lo si intuisce da come abbia cercato in svariati momenti del film di metterci del suo, anche con semplici movimenti di macchina. A volte riuscendoci (l’incubo dei Rangers è sicuramente la scena meglio riuscita del film), a volte no (le inquadrature che riprendono ostinatamente i protagonisti in obliquo sono incomprensibili). La regia di Israelite può piacere o meno, ma è innegabile lo sforzo del regista nel voler dare un’estetica e una coerenza al suo lavoro.
Ciò che davvero lascia con l’amaro in bocca è la sceneggiatura del film. Oltre ad una caratterizzazione molto abbozzata dei protagonisti, che come già spiegato non permette allo spettatore di entrare in empatia con nessuno di essi, vi sono diversi buchi incomprensibili nello script, soprattutto nella prima parte. Il fatto che il film sia stato scritto da un candidato all’Oscar (John Gatins nel 2013 per Flight) è senza alcun dubbio un aggravante.
Tutti uniti fanno Megazord
La scena che tutti i ragazzini degli anni ’90 appassionati della serie aspettavano con ansia davanti alla tv era quella in cui i diversi Dinozord si univano, incastrandosi perfettamente, creando Megazord. Ebbene questa gioia sarà negata al piccolo fan che è in ognuno voi. Oltre a non mostrare la realizzazione di Megazord, Israelite dirige in maniera poco pulita e molto confusionaria tutta la battaglia finale. Al contrario, l’entrata in scena dei Dinozord è il momento più cool del film: il fomento è assicurato.
Domandarsi se fosse lecito aspettarsi di più da un film tratto da una serie, in cui i teenager protagonisti salvano il mondo cavalcando dinosauri d’acciaio, è sbagliato. Semmai è bene chiedersi se il film potesse esser fatto meglio. E la risposta è si, di gran lunga, perché Power Rangers – Il Film è di fatto una grande occasione sprecata. Gli ingredienti per far bene c’erano tutti: dei giovani attori in rampa di lancio, un regista affamato, un franchise proficuo e duraturo. Purtroppo, il risultato è un film che merita la stessa collocazione nel palinsesto televisivo della serie a cui fa riferimento.
Infine, è di pochi giorni fa la notizia della messa in cantiere di ben cinque sequel. Ma se il livello del prossimo film sui Power Rangers sarà lo stesso di questo, non si arriverà nemmeno ad un numero tre. Aspettate, ho un déjà vu.