A otto anni di distanza dalla messa in onda del capitolo conclusivo, Prison Break, l’amato tv drama che fino al 2009 ha appassionato i telespettatori di quasi tutto il mondo, è tornato con Ogygia, il primo di una serie di nove episodi prodotti dalla Fox.
Gli ingredienti dello show restano sempre gli stessi che hanno caratterizzato le scorse quattro stagioni: prigione, complotto governativo, tatuaggi e i ragazzi di Fox River, o almeno quelli che sono sopravvissuti fin qui, il tutto arricchito da un’ambientazione mediorientale e una buona dose di sfacciati riferimenti all’Odissea di Omero.
Dopo sette anni dall’ultima fuga e dall’apparente morte di Michael Scofield (Wentworth Miller), T- Bag (Robert Knepper) ha saldato il suo debito con la giustizia quando riceve un messaggio dallo Yemen sulla presunta sopravvivenza del galeotto ingegnere edile, ritratto da una foto scattata in prigione. Allertato, Lincoln (Dominic Purcell), che vediamo tenersi in forma fuggendo dai propri creditori come da vecchia abitudine, comincia l’indagine che confermerà la veridicità del messaggio e porterà il maggiore dei fratelli a intraprendere una missione di recupero in Medio Oriente insieme a C- Note (Rockmond Dunbar).
Troviamo quindi un Michael-Ulisse, che come l’omerico antesignano vive in esilio a Ogygia, qui non un’isola ma un carcere per detenuti politici e rei di gravi crimini, e ha lasciato a Ithaca, (in questo caso non la “petrosa” isoletta greca ma città dello stato di New York), ignari moglie e figlio. A differenza di quelli epici però, questi ultimi ne danno per certa la morte, tanto che Sara (Sarah Wayne Callies) si è risposata.
A complicare l’intreccio i soliti criminali di alto bordo dotati di mezzi inarrestabili che tentano di uccidere gli stessi Sara e Lincoln prima che arrivino alla verità, una tecnologia da Star Wars, (la mano artificiale impiantata a T-Bag è degna della celebre protesi meccanica di Anakin Skywalker), e una nuova identità per Michael, che prende in prestito lo pseudonimo Outis – Nessuno – con cui l’abile Ulisse inganna il ciclope Polifemo nel poema di cui è protagonista.
Le carte per un’operazione nostalgia in piena regola sono disposte, a dimostrarci che remake e reboot ormai non sono più un’abitudine solo cinematografica. Certo il cuore della serie non può che rimanere – giustamente – lo stesso, e a guardare le reazioni dei fan al rilascio del teaser sembra che questo ritorno sia stato molto apprezzato. Tuttavia bisogna considerare le intenzioni della produzione, se cioè il sequel dello show consista in un’operazione di puro marketing o se invece, oltre all’inevitabile aspetto economico, ci sia il desiderio di rivedere il progetto iniziale e conformarlo agli alti standard che si sono consolidati negli ultimi anni nella televisione, che naturalmente non hanno potuto coinvolgere le prime quattro stagioni, conclusesi prima dell’impennata di qualità che ha riguardato i prodotti destinati al piccolo schermo.
Staremo a vedere se la serie rediviva resterà una figlia del proprio tempo, passato, oppure se i creatori, Paul Scheuring in testa, abbiano pensato per questa storia qualcosa di nuovo e diverso.