Il redivivo show di Paul Scheuring, Prison Break, in onda su Fox, continua con le gesta dei fratelli Scofield-Burrows e con le nozioni di economia: ha infatti visto la luce The Liar, il terzo capitolo di questa nuova stagione.
Se qualcuno, compreso chi scrive, ha pensato che avremmo continuato a dubitare della lealtà dell’evasore più rodato della tv fino all’ultimo dei nove episodi previsti sbagliava. Kaniel Outis è già sfumato nel nulla, travolto dalle lacrime di Michael Scofield che, fallito il piano di evasione, registra un video d’amore per Sara, sicuro di essere prossimo alla morte.
Dai dialoghi nella prigione di Ogigya, gli sceneggiatori ci tranquillizzano dopo una sola puntata sulla buona fede del nostro protagonista, permettendoci di ricostruire almeno a grandi linee quanto accaduto dopo The Final Break. Michael ha fatto del suo dono una professione e ha passato anni in missione sotto copertura nelle prigioni di tutto il mondo per far evadere gli agenti della CIA catturati dal nemico, ma qualcosa nello Yemen è andato storto e l’ingegnere è rimasto dietro le sbarre per quattro anni.
Il qualcosa in questione risponde al nome, si badi, di Poseidon, come il dio greco del mare che nel poema omerico dal quale molti riferimenti sono tratti ha allungato l’esilio di Ulisse. Poseidon sembra anche essere il mandante dei sicari in giacca e camicia che per ora Sara ha battuto in astuzia e che risultano coadivuati da… Kellerman, che fa da quadratura del cerchio e fa sospettare dello zampino della Compagnia, o di quel che ne resta, in tutta la faccenda.
Intanto Lincoln, C-Note e Sheba non riescono a procedere all’acquisto dei passaporti per portare i fuggitivi fuori dal Paese e l’avanzata dello Stato Islamico si fa sempre più vicina, un macabro conto alla rovescia scandito da esplosioni.
Insomma in questo The Liar, (evidentemente sponsorizzato dalla marca di caramelle dal famoso ticchettio), si sono sciolti i primi nodi della trama, anche se manca ancora una giustificazione a quello principale, e cioè come sia stata organizzata la messa in scena della morte di Michael.
La narrazione risulta nell’insieme un po’ confusa per quanto riguarda il fallimento del piano di evasione. In particolare non è ben chiaro se ci sia stato un problema di sincronizzazione con l’impianto elettrico o se Scofield abbia sbagliato a cercare di incastrare Abu Ramal con il furto dell’orologio, motivo per il quale durante il black-out il terrorista si trovava fuori dalla propria cella, quindi messo nelle condizioni di inseguire il gruppo di fuggiaschi vanificandone gli sforzi, e non dentro.
E’ chiaro l’intento forse un po’ maldestramente orchestrato di trattenere i nostri eroi in Medio Oriente ancora per un po’. Dopo la battuta d’arresto nei piani di fuga c’è dunque da aspettarsi che nel prossimo episodio vedremo applicato il Dilemma del Prigioniero (da cui il titolo dell’episodio, The Prisoner’s Dilemma), non confessare o confessare e diminuire la propria pena, barattando la libertà con la vita di un complice?