Presentato in concorso al 66esimo Festival del cinema di Berlino, Quando hai 17 anni è il nuovo film di André Téchiné, regista e sceneggiatore francese, che alla veneranda età di 73 anni torna dietro la macchina da presa per dirigere un film sulla crescita, sulla scoperta e l’accettazione della propria (omo)sessualità. Un film molto intenso, che mette in scena personaggi tanto semplici e umani quanto sfaccettati e profondi. Un film non per tutti, ma rivolto a chi piace un certo tipo di cinema autoriale squisitamente francese. Vediamo com’è.
Thomas (Corentin Fila) e Damien (Kacey Mottet Klein) sono due adolescenti. Frequentano la stessa scuola, ma non vanno propriamente d’accordo. Thomas è infatti vittima del bullismo di Damien, da non intendersi come cieca violenza, ma come una serie di più o meno piccoli screzi nei confronti del compagno. Damien ha un background molto diverso da quello di Thomas, è infatti il figlio adottivo di una coppia di contadini, mentre Thomas fa parte di una famiglia più agiata, figlio di un padre militare, in missione nel lasso temporale coperto dal film, e una dottoressa. Proprio tramite quest’ultima i due si troveranno obbligati a stringere i rapporti: chiamata a visitare la madre di Damien, Marianne (Sandrine Kiberlain) scoprirà che questa è incinta, e quindi offrirà al ragazzo di trasferirsi da lei per poter completare in tranquillità l’anno di studi. Così i due ragazzi si troveranno in una convivenza forzata, incitati da Marianne a stringere il rapporto e a superare i conflitti. Il conflitto però non è tanto tra di loro, quanto all’interno di ognuno dei due, dovuto alla reciproca attrazione e alla difficoltà di accettare la propria omosessualità, e quindi il loro interesse reciproco.
Damien e Thomas
I personaggi sono tutti fortemente caratterizzati, e i due ragazzi sono agli antipodi tra loro, con un Damien più forte, più aggressivo e più incazzato con il mondo, mentre l’altro è più introspettivo e meno incline allo scontro. Il vero mattatore della pellicola è però la madre di Thomas, molto progressista, che incita ed aiuta i due ad accettarsi reciprocamente. Durante l’opera però i personaggi non rimangono questi appena descritti, che potrebbero facilmente apparire degli stereotipi, ma cambiano ed evolvono a seconda delle vicissitudini che incontrano, e lo fanno sempre in modo certamente realistico, senza alcuna forzatura, dando così alla vicenda tutta il sapore di storia vera, o quantomeno plausibile. La riflessione sullo sviluppo, anche sessuale, in adolescenza, prende così una via introspettiva peculiare, che si dipana attraverso le esperienze di due personaggi così lontani nelle inclinazioni personali e nella formazione quanto accomunati dal loro essere adolescenti alla scoperta del loro io interiore, guidati da una madre che dovrà, a sua volta, trovare di nuovo un senso alla propria vita. In tutto ciò Téchiné segue ossessivamente i suoi personaggi, da vicino, con la telecamera, quasi volendoli indagare nel corpo prima che nello spirito. Mette in primo piano i comportamenti, Téchiné, portandoli più a galla rispetto alle parole, e lo sottolinea con una regia a tratti quasi ossessiva. Il quadro viene chiuso dalle interpretazioni del cast, veramente eccezionali, tra le quali spicca ancora una volta quella di Sandrine Kiberlain.
Quello che però colpisce di più di Quando hai 17 anni è però che riesce ad essere un film sull’omosessualità senza calcare la mano su questo, parlando delle persone e della loro interiorità prima che della loro sessualità, nonostante queste ultime due cose siano legate a doppio filo, quindi senza che i suoi personaggi siano definiti prima dalla loro sessualità, e poi dalle altre loro caratteristiche. Perché se è vero che la sessualità fa parte del nostro io, è anche vero che questa non è l’unico l’elemento caratterizzante di una persona.