Fin dalle primissime rivelazioni, sia in ambito online che esterno, Red Notice non ha accolto un favore unanime da parte del grande pubblico, complice anche un trailer che senza dubbio, nel suo porsi, è andato a connettersi con un immaginario di genere conosciutissimo, di cui parleremo anche in seguito nella recensione. Per ora basta sottolineare la sua accoglienza tiepida generale, accoglienza legata a pregiudizi vari, abbastanza lungi da quella che risulta essere l’opera fatta e finita.
Disponibile su Netflix a partire da questo 12 novembre, si parla di una pellicola piuttosto leggera nel suo insieme, ma comunque estremamente affascinante nelle dinamiche produttive. Gli investimenti sono stati enormi, con l’obiettivo di rendere Red Notice uno degli attuali prodotti di punta del colosso dello streaming. La curiosità quindi c’è, anche se non incorniciata da un hype spropositato. Diretto da Rawson Marshall Thurber (precedente regista di film come Skyscraper, Una spia e mezzo, I misteri di Pittsburgh ecc.ecc.), il film fonde al suo interno tantissimi elementi provenienti da più generi diversi, in un approccio allo spettatore che mira principalmente al divertimento. Riuscendo nel suo intento.
Una trama spezzettata
Al centro della trama di Red Notice troviamo il colore rosso, colore che si connette a un’etichetta criminale, affibbiata soltanto ai più ricercati criminali del mondo. Nolan Booth (interpretato da Ryan Reynolds) è uno dei più grandi ladri d’arte del pianeta ed è interessato a rubare un leggendario uovo d’oro, connesso con la storia di Cleopatra. A mettergli i bastoni fra le ruote troverà John Hartley (Dwayne Johnson), uno dei più abili profiler che l’FBI abbia sul campo. A mescolare le carte in tavola di questa classicissima struttura narrativa troviamo il celebre Alfiere, anche lui famosissimo ladro d’arte (Gal Gadot). Il film quindi si sviluppa intorno a questi tre, partendo da un incipit narrativo riconoscibilissimo, per poi svilupparsi in una serie di strade che mirano continuamente a mescolare le carte in tavola. È proprio in questo frangente che il film colpisce, anche perché contrariamente a tutte le premesse apparenti in fase promozionale, procede lungo una strada che sa sorprendere ed incuriosire.
Il regista gioca moltissimo con il materiale che ha a disposizione, gioca moltissimo coi suoi personaggi, con le scene intorno cui centralizza l’azione e soprattutto con il genere di appartenenza della pellicola. Anche perché non c’è mai un vero e proprio genere fisso, piuttosto si potrebbe parlare di una commistione in cui più generi arrivano a fondersi, in un incedere principalmente comedy e leggero. Così all’interno di Red Notice troviamo momenti in stile Fast and Furious, momenti in stile 007, momenti in stile Mission Impossible e altri in stile Indiana Jones. Tutto ciò, curiosamente, funziona, restituendo un prodotto che non si prende troppo sul serio, riuscendo a restare coerente con sè stesso fino alla fine, e divertendo, più o meno, sempre. La narrazione, poi, si muove continuamente sviluppandosi lungo le dinamiche tipiche dell’heist movie, in cui i protagonisti stessi devono continuamente guardarsi le spalle dagli altri personaggi.
Rimandi che impreziosiscono
Centrale nella credibilità del film troviamo le interpretazioni dei tre attori principali: 3 personaggi continuamente sopra le righe, cuciti su 3 attori che sanno come valorizzarne i tratti. Tutti e 3 si basano su alcuni archetipi cinematografici riconoscibilissimi, rielaborandone continuamente le dinamiche più classiche. Il personaggio di Reynolds, ad esempio, ricorda, nel suo porsi, quello del classico ladro gentiluomo alla Lupin, elegante e sempre con un piano di riserva per le situazioni più complesse. Qui, però, il tutto viene rielaborato in una chiave più comica, perfetta per l’attore, il quale ci regala una caratterizzazione molto più legata alla dimensione dell’intrattenimento leggero. Uno “stupidone geniale” insomma. Poi abbiamo il personaggio di Dwayne Johnson, anche lui estremamente classico al principio, ma soltanto al principio, beninteso. Infine una Gal Gadot davvero sexy nel suo porsi, ma anche temibile. Una femme fatale che, almeno in apparenza, non ha bisogno di nessuno per organizzare i suoi colpi. Senza scrupoli, intelligente, ma anche umana, in fondo. Un susseguirsi di scene e sketch che attinge pienamente dalle singole abilità di questi attori, risultando al tempo stesso familiare e sopra le righe.
In aggiunta a tutto ciò abbiamo una continua rielaborazione tecnica in questo Red Notice, con scene e inquadrature prima elegantissime, poi più sporche e in seguito anche abbastanza raffazzonate con piccole cadute di stile (con scene d’azione non troppo riuscite, in cui i trucchi di scena risultano, purtroppo, ben evidenti). Ad impreziosire ogni cosa una marea di citazioni che strizzano l’occhio agli appassionati della cultura pop, con questi protagonisti che tirano fuori, anche furbescamente, citazioni dai classici del passato, dai film che tutti noi amiamo, contestualizzando i vari eventi di trama in un mondo che sentiamo vicinissimo al nostro. Tirando le somme questo nuovo prodotto Netflix, su cui il colosso ha investito parecchio, intrattiene e diverte senza mai prendersi troppo sul serio, aprendosi la strada a possibilità future, giocando con i canoni del cinema, i personaggi e gli archetipi di genere. Al grande pubblico l’ultima parola.