Resident Evil – Welcome to Raccoon City è il nuovo film di Johannes Roberts (47 meters, The Strangers: Prey at Night) tratto dai primi due capitoli della celebre serie di video giochi Capcom, ormai risalenti agli anni ’90. “Tratto” è un modo di dire dato che, oltre a contenere la trama di entrambi i giochi, il film è pieno di riferimenti, continui easter-eggs, per i più attenti e non, risultando tanto citazionistico da quasi riuscire a infastidire. Il cast ha un background che arriva sia dalle serie TV come Robbie Amell e Tom Hopper e sia dal cinema Come Kaya Scodelario e Hannah John-Kamen.
Sintesi delle due trame
Ovviamente un film che unisce due trame ha fatto un po’ un mash-up di personaggi e situazioni. Infatti tutto parte da Raccoon City, come attesta il titolo: una città in sgombero e sede della Umbrella Corporation. È un caso inoltre che, con tutta questa Umbrella nella storia, ci sia un attore della serie Tv Netflix The Umbrella Academy (Tom Hopper)? Battute a parte, Raccoon City è all’inizio di una grave epidemia che muta le persone in cannibali aggressivi e non solo. Quindi da una parte abbiamo Leon S. Kennedy e Claire Redfield che devono sopravvivere in città e ritrovare l’altro fratello Redfield. Dall’altra abbiamo Jill Valentine e Chris Redfield che guidano un manipolo di soldati, tra cui Wesker, all’assalto della Villa Spencer del primo episodio del video game.
Un buon uso dell’horror
Nel caso abbiate un’idea dei film diretti da Johannes Roberts, saprete che si tratta di un regista prevalentemente horror. Tra le sue opere sfornate c’è una miriade di materiale “scartabile”, come La foresta dei dannati, tuttavia queste esperienze l’hanno forgiato per tirare fuori qualcosa di molto interessante con questo Resident Evil. Infatti, anche se questa pellicola alla fine non è altro che un giocattolone per i fan-boy, alcune scene sono ben studiate per impressionare con zoom tattici e improvvise carrellate, ma soprattutto inquadrature soggettive dei protagonisti che affrontano i mostri. Anche la musica di Mark Korven che omaggia la soundtrack della serie di videogames è incalzante e giocata su sintetizzatori davvero thrilling.
Momenti Camp
In mezzo a tutta questa libertà espressiva mista ad omaggi ai videogiochi, il limite di Resident Evil – Welcome to Raccoon City è da trovare proprio nella scrittura. Sì, perché se in un videogioco frasi d’occorrenza vanno anche abbastanza bene per far andare avanti la trama, in un film non bastano e l’appiattimento di personaggi che potevano essere rifiniti meglio, avrebbe aiutato per un maggiore coinvolgimento. Inoltre, il condimento di alcune scene d’azione, anche ben pensate, con musiche insolite per creare un’atmosfera camp, non giova nell’insieme. Anzi trasforma delle situazioni inquietanti in un trash non voluto.
Se quindi abbiamo un regista che con uso di primissimi piani in profondità di campo (tecnica obsoleta ma super efficace), riesce a dare una sua impronta, dall’altra abbiamo una sceneggiatura semplificativa e riduttiva, con totale assenza di mistero o intrigo. Anzi alcuni snodi, senza spoilerare, non sono spiegati o spiegabili. Non ci sentiamo di dire che questo film, quindi, è il Resident Evil che ci meritavamo, sicuramente farà contenti molti fan e amanti dell’azione fracassona, tuttavia non soddisferà chi cerca una coerenza e una buona scrittura minime richieste in qualsiasi film.
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