L’edizione 2020 dei premi Oscar rimarrà sicuramente negli annali per diverse ragioni. La più evidente di tutto è stata la sobrietà della cerimonia che è stata, per la seconda volta, mancante di un unico presentatore. La sobrietà della serata senza un frontman a tenere banco l’ha resa forse più piatta degli scorsi anni, ma non sono mancati i sovvertimenti dei pronostici.
MIGLIOR FILM
Iniziando dalle categorie più attese, Parasite si è guadagnato la copertina di questi Academy Awards. Il capolavoro del maestro Bong Joon-Ho ha trionfato nella categoria Miglior Film, creando un precedente assolutamente importante. È infatti il primo caso di un film in lingua straniera a trionfare nella categoria di Miglior Film. Un successo che ha rispecchiato, tutto sommato, il lento incedere dei premi nel corso della serata. Sbaragliata la concorrenza di nomi grandissimi del cinema occidentale.
MIGLIOR REGIA
- Bong Joon-ho – Parasite (Gisaengchung)
Un visibilmente emozionato Bong Joon-Ho è salito sul palco per ritirare un premio che lascerà molti stupiti. Nell’anno in cui Sam Mendes ha confezionato un prodotto sublime con un virtuosismo ai limiti della greca Hybris la statuetta finisce nelle mani del regista coreano. Il simbolismo e la delicatezza che sfocia in cieca ferocia lo incoronano miglior regista di quest’annata!
PREMI AD ATTRICI ED ATTORI
Migliore attrice protagonista
- Renée Zellweger – Judy
Migliore attore protagonista
- Joaquin Phoenix – Joker
Migliore attrice non protagonista
- Laura Dern – Storia di un matrimonio (Marriage Story)
Miglior attore non protagonista
- Brad Pitt – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
Le categorie che difficilmente avrebbero riservato sorprese hanno confermato i risultati pronosticati. Il quartetto che partiva favorito, con alle spalle Golden Globe e Sag Awards ha portato a casa il risultato. Il momento più memorabile è stato sicuramente l’acceptance speech di un Joaquin Phoenix quasi fuori contesto. Un Phoenix corrucciato e scuro in volto è salito sul palco e, dopo i complimenti di rito ai colleghi sconfitti, ha voluto rimarcare, ancora una volta, l’importanza dell’impegno sociale di chi, come loro, è un privilegiato. Toccante il ricordo del fratello River Phoenix, attore anche lui, scomparso prematuramente ad appena 23 anni.
MIGLIORI SCENEGGIATURE
Miglior Sceneggiatura Originale
- Bong Joon-ho e Han Jin-won – Parasite (Gisaengchung)
Migliore sceneggiatura non originale
- Taika Waititi – Jojo Rabbit
Premi per niente scontati sono arrivati nella categoria delle sceneggiature. A trionfare nel campo delle sceneggiature originale è ancora una volta Parasite, dalla penna di Bong Joon-ho e Han Jin-won. Come andato avanti per tutta la serata il loro discorso è stato pronunciato in coreano con l’aiuto di una traduttrice. Successo sorprendente anche tra gli adattamenti, è infatti a trionfare il più eclettico, eccentrico, sconclusionato e irriverente della serata. Taika Waititi con la sua versiona graffiante di un nazismo infantile porta a casa la sua prima statuetta.
Miglior film internazionale
- Parasite (Gisaengchung), regia di Bong Joon-ho
Neanche a dirlo il primo film a vincere il premio con la nuova denominazione è il capolavoro che viene dalla Corea. In passato chiamato “Oscar al miglio film in lingua straniera”, vedeva in gara un mattatore assoluto come Pedro Almodovar. Il suo “Dolor y Gloria” è stato battuto in una categoria che si preannunciava più incerta di quanto non sia realmente stata. La madrina del premio è stata Penelope Cruz, indizio che ha spinto molti a credere che il vincitore sarebbe stato il regista spagnolo.
Miglior film d’animazione
- Toy Story 4, regia di Josh Cooley
Per citare quel capolavoro senza tempo: “na volta ci stavano i premi pei film d’animazione, adesso li vince tutti la Disney”. Prosegue il dominio targato Bob Iger che, tra Disney Studios e Disney – Pixar ha visto la casa di produzione più potente del mondo aggiudicarsi 8 delle ultime 10 premi Oscar di categoria. Premio mai così incerto che vedeva Missing Link di Laika arrivare con il favore del pronostico, mentre Klaus veniva spinto da un boato d’amore del pubblico internazionale.
PREMI TECNICI
Migliore fotografia
- Roger Deakins – 1917
Migliore scenografia
- Barbara Ling e Nancy Haigh – C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time… in Hollywood)
Miglior montaggio
- Andrew Buckland e Michael McCusker – Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari)
Migliori effetti speciali
- Greg Butler, Dominic Tuohy e Guillaume Rocheron – 1917
Miglior sonoro
- Mark Taylor e Stuart Wilson – 1917
Miglior montaggio sonoro
- Donald Sylvester – Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari)
Migliori costumi
- Jacqueline Durran – Piccole donne (Little Women)
Miglior trucco e acconciatura
- Vivian Baker, Anne Morgan e Kazuhiro Tsuji – Bombshell – La voce dello scandalo (Bombshell)
Qualche sorpresa dai premi di natura tecnica. Ford v. Ferrari torna a casa con due premi pesanti nell’anno di 1917. Il film di James Mangold, solida prova attoriale e registica, rischiava di rimanere schiacciato dai colpi del colossal di Sam Mendes. Un one-two punch assestato a metà serata consegna gli Oscar per montaggio e montaggio sonoro. Il ritmo serrato ed il coinvolgimento nell’azione automobilistica hanno vinto contro i virtuosismi. Premi di consolazione anche per Piccole Donne e per Quentin Tarantino.
PREMI MUSICALI
Migliore colonna sonora
- Hildur Guðnadóttir – Joker
Migliore canzone
- (I’m Gonna) Love Me Again (Elton John, Bernie Taupin) – Rocketman
Le note malinconiche ed avvolgenti della OST di Joker hanno rispettato le aspettative. La compositrice islandese registra un anno di grandi progressi in campo cinematografico, musicando la serie TV Chernobyl, si è guadgnata l’Academy Award sbaragliando la concorrenza di colossi come John Williams e Alexandre Desplat. Oscar invece mai in discussione quello assegnato a Sir Elton John, che sale a ritirare con il suo storico autore di testi, Bernie Taupin. Seconda statuetta per lui, che viene celebrato nuovamente dopo l’omaggio in sala con Rocketman.
CORTOMETRAGGI E DOCUMENTARI
Miglior cortometraggio d’animazione
- Hair Love, regia di Bruce W. Smith, Matthew A. Cherry e Everett Downing Jr.
Miglior cortometraggio
- The Neighbors’ Window, regia di Marshall Curry
Miglior cortometraggio documentario
- Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl), regia di Carol Dysinger
Miglior documentario
- Made in USA – Una fabbrica in Ohio (American Factory), regia di Steven Bognar e Julia Reicher