Dopo la prima fiorentina di Inferno la scorsa settima, oggi nelle sale italiane esce Inferno e l’attore premio oscar Tom Hanks arriva a Roma e apre in grande stile la XI Festa del Cinema di Roma ricevendo il Premio alla Carriera.
Colloquiando con il direttore artistico del festival, Antonio Monda, Hanks – 60 anni – ha ripercorso i suoi 30 anni di carriera che l’hanno reso “l’attore più fortunato del mondo”, anche se i suoi nipotini – più interessanti del festival, afferma – ignorano i mille volti personaggi che lui ha interpretato, perché: “non sanno nulla di me, se non che sono la voce di uno dei personaggi di Toy Story o un tizio che ogni tanto appare alla tv”. Per chi come quei bambini ignora, o conosce poco, i suoi personaggi e le sue storie la sezione Retrospettive del festival dedicherà proiezioni gratuite di ben 16 dei suoi film più famosi, dai più recenti, a quelli più lontani, ai capolavori girati con Steven Spielberg di cui Hanks ne ha ricordato la lunga e bella amicizia (e il capitano John Miller sembra esser stato il ruolo che ha preferito), senza scordarsi però di parlare del suo primo lavoro con Clint Eastwood (Sully, nelle nostre sale dal 15 dicembre), il quale gli ha insegnato “che recitare significa comportarsi bene e rispettare la verità di ciò che fai”.
Tutti questi anni di carriera sembrano non spaventarlo, perché lui non è solito ripensare ai suoi ruoli, piuttosto dice: “mai guardarsi indietro. Nel guardarsi indietro c’è un rischio: quello che il passato abbia il sopravvento, per questo non rifletto mai sui film già fatti, li ho visti, non cambiano. Mi direbbero solo che sono invecchiato”, scherza, concentrato sul presente Hanks, che vorrebbe forse anche recitare ruoli da antagonista, ma non li accetta perché non è interessato a vestire i panni del classico ‘cattivo’ che digrigna i denti come quelli dei film dedicati a James Bond. “Vorrei incutere più timore, ecco, quello sì. Ma in una storia che abbia senso”, anche se è difficile con quel volto, per lui però la cosa più difficile del suo amato mestiere è dire “no”, in quanto “dire di sì è invece facilissimo, perché sei ben pagato, perché puoi baciare una bella donna o visitare una nuova città, ma bisogna stare attenti perché a volte, soprattutto per certi film, ci sono caratteristiche di un personaggio che non ti interessano, ruoli che non richiedono una passione assoluta. Se questa manca, bisogna dire di no”. La passione è perciò il fattore che caratterizza la sua carriera, la voglia di cambiare vesti, raccontare storie e per questo è facile immaginare come preferisca essere Tom l’attore, invece di Tom il produttore, perché – spiega – per quanto importante il ruolo di produttore deve sempre chiamare qualcuno, pregare qualcuno, spiegarsi e dire ‘no’ a progetti. L’attore non deve spiegare nulla, pregare nessuno, deludere nessuno e può concedersi di dire di essere stanco, l’unica cosa di cui un attore deve preoccuparsi è la longevità che, a quanto pare per lui, è proprio con il fare ruoli che appassionano che si conquista, sa che ha sempre soddisfatto il suo pubblico – non lo dice con arroganza – perché “se non l’avessi sempre fatto, sapete che cosa sarei qui a fare? A presentare Forrest Gump 8, provando a convincervi che è meglio di Forrest Gump 6”.
Sempre sul presente, strizzando l’occhio a noi italiani, dice che gli sarebbe piaciuto incontrare e cenare con Roberto Beningni, insieme avrebbero formato un duo spassoso. Riguardo il passato invece ricorda come il cinema italiano l’abbia sempre affascinato, quando era ragazzo su piccole reti venivano trasmessi film italiani di Fellini che lui, troppo giovane, non comprendeva ma ne era attratto. Tom ruffiano? Considerando che trova più divertenti i suoi nipotini a Fellini, si può credere di no.
Hanks ha scherzato, fatto battute e parlato tanto di cinema, ma in un clima politico così delicato, da cittadino statunitense non poteva che dire la sua riguardo alle elezioni presidenziali denominate Crapfest 2016: “ogni quattro anni negli States arriva il circo, ogni quattro anni decidiamo chi deve essere il nostro prossimo leader. Il futuro è misterioso, incerto e ci troviamo davanti a un bivio” e mentre l’Italia chiede perché Trump? lui ha risposto: “Perché Trump? Perché Berlusconi?” e da appassionato di storia ha condiviso una profonda riflessione: “penso senza alcun dubbio che il mondo sta attraversando una fase di profondi cambiamenti dove il futuro è incerto, misterioso e dove in gran parte di esso si cerca di risolvere problemi che sembrano senza soluzione. Quando l’America ha dovuto far fronte a queste circostanze, in questi tempi, noi abbiamo scelto di seguire un sempliciotto, autoreferenziale idiota come candidato” e la storia si ripete, in tutto il mondo, così “ci saranno sempre dei senatori Joseph McCarthy. Ci sarà sempre una versione come l’attuale candidato repubblicano che spinge per queste posizioni, ma noi non investiremo il nostro futuro in loro. Non l’abbiamo mai fatto e non lo faremo ora” afferma sicuro e fiducioso. Non si addentra in discorsi realmente politici, ma crede che le elezioni dovrebbero portare rappresentati più onesti, tornare alla verità e abbattere l’ignoranza. “L’ ignoranza è una merce che si vende a buon mercato. Ci sono persone che mantengono lo status quo perché promuovono il brand dell’ignoranza. Ci sono persone che mantengono il loro potere nello zeitgeist promuovendo un tipo di ignoranza, e quando l’ignoranza prevale, brutte cose accadono nel percorso dell’umanità” eppure nonostante una così lucida, profonda e anche terribile osservazione, Tom Hanks si è portato dietro un po’ di Forrest Gump; non si è potuto che pensare a lui quando ha affermato che “la vita è una sequenza interminabile di eventi in cui o si nuota o si affoga”, un po’ più realistico di Forrest, pratico, ma positivo nella sua visione della realtà, così è risultato in questo dialogo di un’ora che ha acceso ancor più la voglia di vedere/rivedere il suo percorso artistico che, in qualche modo, si è portato dietro in trent’anni.