“Reputo la televisione, il cinema, la stampa, il giornalismo i grandi mezzi moderni di avvilimento e rimbecillimento delle masse. È per questo che, aristocraticamente, adoro servirmene. Più imbecilli corrono dietro a Dalì e più sale il prezzo dei miei quadri”.
Il documentario Salvador Dalì – La ricerca dell’immortalità non si sofferma tanto sull’operato dell’artista quanto sulla figura dell’umano, autoproclamatosi divino, Salvador Dalì.
Già con un’occhiata fugace è chiaro che ci si trova dinnanzi a uno dei personaggi più controversi e geniali del XX secolo: abbigliamento ricercato e stravagante, un’attitudine e un’espressività fuori dal comune, baffi “che tendono al cielo” come marchio di fabbrica.
Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, 1º marchese di Dalí de Púbol, nasce a Figueres, villaggio di pescatori in Catalogna, l’11 maggio 1904. La terra natia gioca un ruolo fondamentale nella vita dell’artista: sono proprio i paesaggi che lo circondano i primi soggetti che inizia a dipingere instancabilmente. In seguito si sposterà in giro per l’Europa, soffermandosi in particolare a Parigi, dove incontra la futura moglie. Gala Éluard (nata Elena D’jakonova), artista surrealista e mercante d’arte russa, non esita a lasciare il poeta Paul Éluard per prendere il giovane Salvador sotto la sua ala protettrice e iniziarlo al Surrealismo. Gala finirà con l’assuefare completamente il pittore, diventando il suo intero mondo. Insieme a lei Dalì costruisce la sua casa-studio a Cadaqués, la quale, nel corso del tempo, subirà una vera e propria espansione cellulare ampliando sempre più il suo nucleo principale. Di pari passo crescerà la sua produzione artistica, in un susseguirsi di manifestazioni di un’inquietudine interiore sempre crescente. Questa non impedirà però al pittore di raggiungere la notorietà a livello mondiale, che lo porterà a collaborare con personalità del calibro di Walt Disney, Luis Buñuel e Alfred Hitchcock. Neppure il secondo conflitto mondiale riuscirà a fermare la mente poliedrica di Dalì che, dopo essersi trasferito in America, inizia a sperimentare anche nei campi dell’arte performativa e del design.
Attraverso una documentazione video quasi inedita e l’intervento di Montse Aguer Teixidor, direttrice del Museo Dalí, e di Jordi Artigas, coordinatore delle Case Museo Dalí, i quali commentano sapientemente le vicende della straordinaria esistenza del pittore. Lo spettatore entra a contatto con la sua sfera più intima, con tutte le sfaccettature della sua personalità fuori da ogni consuetudine. Conoscere l’artista è necessario per comprendere appieno le sue opere, ed è questo l’obiettivo che si prefigge il documentario: fornire al pubblico un quadro dettagliato quanto intrigante sulla vita strabiliante di Salvador Dalì.