“I cinecomics sono veleno, un genocidio culturale che tartassa il pubblico di esplosioni e ca***te simili.”
Con il Marvel Cinematic Universe che è vicino al compimento dei 10 anni di vita, è il momento di provare a tirare le somme. Partiamo proprio da una delle critiche più aspre mai affondate nel fianco dei cinecomics non da un regista qualsiasi. Le parole riportate in apertura sono state pronunciate da Alejandro G. Iñarritu. Il re Mida di Hollywood che, nelle ultime quattro edizioni degli Academy Awards, ha incassato due statuette come miglior regista, oltre a Miglior Film e Migliore Sceneggiatura. Il suo pensiero relativamente ai cinecomics era ben interpretabile anche a partire da Birdman, ma le due parole sono giuste oppure è stato sin troppo severo?
Dopo il rilancio in casa Marvel a partire dal 2008, iniziato con i fuochi d’artificio di Iron Man, la Casa delle Idee ha iniziato un processo di serializzazione del cinema. Un progetto ambizioso nato dalla mente di Kevin Feige nel 2007 circa. Il lungo viaggio iniziato nel con la pellicola su Tony Stark sta per arrivare al suo primo snodo centrale. Dopo aver introdotto, nel corso di quasi 10 anni, decine di supereroi, il 2018 sarà l’anno di Infinity War. Una grande resa dei conti, sia per i personaggi, che per lo studio: il film, diviso in due parti, anche se non ufficialmente, vedrà confrontarsi su schermo oltre 60 personaggi. Una grande scommessa, questo è certo, ma il lavoro di programmazione alla base è ammirevole.
Tra film, cameo, cortometraggi one-shot e serie tv i fan sono stati abituati all’attesa. Quell’attesa canonica dei lettori di fumetti o appassionati di serie tv, che non si placa, fino all’uscita del prossimo numero/episodio.
La Casa delle Idee ha tradotto questa spasmodica attesa in una fidelizzazione tale del proprio spettatore nell’impossibilità a lasciare la sala fino all’ultima riga di titoli di coda. Siamo, quindi di fronte ad una vera e propria serie tv al cinema, con i lati positivi ed i lati negativi. L’unica differenza è che questa serie tv si dipana su un arco di 10 anni. Tutto è più grande, tanto il successo, quanto il fallimento: un brutto episodio in televisione ha poca importanza. Un brutto film, rischia di essere un colpo gravissimo, al quale tocca porre rimedio nel breve.
In questo senso, la Marvel non fa sconti. A scongiurare il pericolo di un brutto episodio ci pensa un “consiglio di amministrazione”. Una dirigenza molto presente, pronta a dare direttive, come successo con Ant-Man, seguti dall’uscita di scena di Edgar Wright. Questo modello di cinema è stato esportato, dal gruppo Disney. Nel franchise Star Wars, Phil Lord e Chris Miller, che erano alle prese con le riprese dello spinoff su Han Solo, hanno pagato lo scotto. Alla Lucasfilm non era piaciuta la direzione presa dai due registi e hanno deciso di affidare la regia a qualcun altro. L’eletto è Ron Howard, probabilmente chiamato perché un miglior “giocatore di squadra”.
Nei cinecomics questo processo creativo è senza dubbio utile, ma va, purtroppo, a scapito delle individualità; è raro esclamare in un film di supereroi “Wow, questo è proprio un tratto distintivo di [inserire nome e cognome del regista].” Questo fenomeno avviene perché in Marvel si punta al risultato complessivo. Come in una serie tv, si tende a bilanciare il complesso per dare una forma finale. Assisteremo ad episodi buoni, episodi meno buoni, episodi cross-over, episodi conclusivi. In questo modo va delineandosi Avengers: Infinity War, come un grosso episodio conclusivo, col villain che aspetta nell’ombra da anni.
Ma, al netto delle controversie, il bilancio cine-supereroistico Marvel è positivo? Senza dubbio. Indubbio è infatti che il sistema Marvel-Disney sia complesso da accettare, ma, finora, ci hanno preso. Inevitabilmente sono incappati in diversi giri a vuoto: Captain America – The First Avenger, Thor 1 e 2, Iron Man 2, ma la forza dei Marvel Studios è stata quella di trovare la propria dimensione. L’hanno fatto in modo coerente nel lungo percorso finora intrapreso. Non tutti i film di supereroi Marvel brilleranno per quanto riguarda la profondità, ma sono tutti ottimi prodotti di intrattenimento.
Iñarritu predica un’altra mentalità di cinema, ma i cinecomics Marvel non sono nient’altro che ottimo intrattenimento per famiglie. Faranno saltare sulla sedia i fan di vecchia data, faranno entusiasmare i più piccoli o deluderanno le aspettative più alte. Sacrificare standard altissimi per un buon risultato finale, per la Marvel pare stia funzionando.
Questa strategia continuerà a funzionare in eterno? Lo scopriremo nei prossimi episodi.