Non è facile capire perché esista un film d’animazione che praticamente scimmiotta Toy Story e sostituisce gli amati giocattoli (ci mancherai Woody, a proposito…) con degli irriverenti nani da giardino. Quello che è ancora più difficile è capire come questo strano progetto prodotto da Elton John (!) sia riuscito anche a meritarsi un sequel. Tutto vero, dopo Gnomeo e Giulietta ormai 7 anni fa (!!) e i suoi 194 milioni di dollari di ricavi al botteghino (!!!), gli insopportabili nanetti più amati dai giardin… dai bambini tornano al cinema in Sherlock Gnomes, la seconda occasione per stuprare la letteratura classica, questa volta ovviamente vittima l’ormai abusatissimo Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle, il quale sarà ormai anche stanco di rigirarsi nella propria tomba a ogni nuovo adattamento discutibile delle sue opere.
Tornano quindi tutti i nostri eroi più amati, dai dialetti più disparati: ogni “ADORABILE” personaggio infatti nella versione nostrana del film parla con un marcato accento di una delle regioni d’Italia, una “chicca” che sarà simpatica per i primi tre secondi, dopo di che il brianzolo e la siciliana protagonisti e i loro amici vi faranno immediatamente sperare di perdere magicamente l’uso dell’udito per un’ora e mezza.
Più grande, più inutile e più banale
Come spesso accade nei sequel di prodotti di questo tipo, il seguito punta più in alto e dalla periferia del primo episodio i nani si trasferiscono con la loro famiglia a Londra, per ragioni non meglio specificate. Arrivati in città, le cose cambiano subito: il giardino è più piccolo e trascurato e il rapporto tra Gnomeo e Giulietta vacilla, dopo che la ragazza sembra più concentrata nel sistemare la situazione per la comunità che nel coltivare la relazione appena nata, fino a qualche tempo prima idilliaca e senza problemi.
Inoltre, la vicenda si complicherà ulteriormente quando la combriccola si troverà coinvolta, loro malgrado, in una sfida tra geni, tra il malvagio – e apparentemente pacioccoso – Moriarty e Sherlock Gnomes, semplicemente una mini-versione di coccio dell’investigatore più celebre di tutti i tempi, con tanto di palazzo mentale stile Sherlock. Il film ovviamente ci porterà a vivere una versione all’acqua di rose dell’annosa e ormai storica battaglia tra intelletti, farcita di cliché e luoghi comuni, come ci si potrebbe in fondo attendere da una produzione di questo tipo. La storia in ogni caso scorre, con qualche apprezzabile tentativo di inserire un colpo di scena qua e là e una bellissima rappresentazione visiva della capitale britannica, il tutto in quello che è il primo film d’animazione della MGM da dieci anni a questa parte.
Sei proprio de coccio!
Trama banalotta e non troppo coinvolgente che comunque dobbiamo interpretare tenendo in considerazione il pubblico target di questo film, certamente di età molto bassa, per un lungometraggio di animazione che certamente non è disegnato per avere appeal su tutte le fasce d’età, come una produzione Pixar qualsiasi. Peccato però che, a parte un paio di scene dal livello artistico notevole, il film risulti piatto e anche poco divertente, davvero. Grande parte del problema viene dalla caratterizzazione dei personaggi e dal già citato agghiacciante doppiaggio (almeno nella versione originale si potevano ascoltare le voci di attori come Johnny Depp, James McAvoy e Emily Blunt).
Semplicemente non c’è un personaggio in Sherlock Gnomes che non vorreste ridurre in mille pezzi, anzi mille cocci, da quanto inutile e bidimensionale. I rapporti interpersonali analizzati vanno solamente a scalfire la superficie dell’iceberg delle relazioni umane, certamente per mantenere il tutto più che fruibile anche dai più piccoli, ma alla fine a scapito della pellicola intera. Oltre a ciò, il film non riesce neanche a rendersi divertente con continuità: le battute sono quanto di più prevedibile possa offrire uno schermo cinematografico e, dopo averle viste nel primo episodio, anche le gag legate all’idea di base dei nani da giardino che prendono vita e risolvono misteri non riescono a colpire. Persino i bambini in sala hanno sghignazzato solo in un paio di occasioni.