Slam – Tutto per una ragazza nasce dalla penna di Nick Hornby, uno tra gli scrittori contemporanei più letti, freschi ed originali. La sua scrittura veloce ed empatica ha conquistato pubblico, critica e cinema, tanto che gran parte dei suoi libri è stata adattata per il grande schermo, fino a che nel 2009 non decide di debuttare in quel mondo scrivendo la sceneggiatura per An Education (diretto da Lone Scherfig).
Andrea Molaioli invece è ancora ricordato per aver conquistato il record di 10 David di Donatello grazie a La ragazza del lago, nel 2008, il suo primo film dopo anni passati al fianco di registi come Nanni Moretti. A quel successo è seguito un altro bel film, Il gioiellino, apprezzato dalla critica (meno dagli incassi), ma ha confermato il talento di Molaioli che dal 2011 non ha più dato notizie fino a quando non è evidentemente rimasto colpito dal libro di Nick Hornby Slam (tradotto in Italia come Tutto per una ragazza, edito da Guanda). Il regista non si è limitato a trasporre il libro in un film, ma ha tradotto la realtà dei sobborghi londinesi con quella della Roma benestante, facendo proprio il soggetto e raccontando la sua versione di questa storia sull’adolescenza non ad esclusività dei teenager.
Un viaggio nell’adolescenza
Samuele (Ludovico Tersigni) ha sedici anni e ha come modello Tony Hawk, il più grande skater di tutti i tempi. Quando ad una festa di amici di sua madre (Jasmine Trinca) incontra la bella coetanea Alice (Barbara Ramella), non pensa che una ragazza simile possa mai esser interessata a lui, eppure il fascino da bravo ragazzo di Sam la conquista.
Dalla rigida famiglia alto-borghese di Alice alla giovane madre madre di Sam appena trentaduenne, tutti sono felici della relazione dei due ragazzi, che trascorrono tutto il loro tempo insieme. Proprio questo però fa realizzare a Samuele quanto gli manca dedicare il tempo a se stesso e alla sua passione, lo skate, e per questo decide di allontanarsi da Alice.
Al diciassettesimo compleanno di Sam scopre che Alice è incinta e non sa come gestire la situazione, terrorizzato all’idea di vivere lo stesso dramma dei suoi genitori. Il protagonista tenta quindi una breve e maldestra fuga, che giustifica con un malessere dettato dalla separazione dei genitori (avvenuta 15 anni prima), pur di non affrontare quello che prospetta un incubo. Ma alla fine la verità viene a galla e Alice decide di tenere il bambino, concretizzando le paure di Sam, il quale però vuole impegnarsi a sostenere Alice; non vuole essere come l’irresponsabile padre (Luca Marinelli) che mai si è occupato di lui, come non vuole neanche essere come tutti quegli uomini con cui sua madre ha avuto brevi e fallimentari relazioni.
Nella vita del ragazzo però arriva un’ulteriore complicazione, da un giorno all’altro si ritrova proiettato nel futuro, un futuro prossimo come genitore che non è in grado di gestire. Per fortuna è previsto un ritorno, come nuove partenze per poterlo aiutare – tramite una visione retrospettiva – a vivere quel difficile periodo che sembra ripercorrere la stessa vita dell’idolo Tony Hawk.
La libertà di sbagliare
Slam – tutto per una ragazza è una pellicola che molti avrebbero timore di vedere, memori da un fallimentare cinema italiano incapace di parlare d’adolescenza, scadendo nel melodramma o peccando di profonda stupidità nel proporre parodie umane nate da sceneggiature inconsapevoli, scritte da chi non aveva alcuna maturità né di capire l’adolescenza né di comprendere il mondo reale.
Andrea Molaioli invece ha proposto un film sull’adolescenza empatico, privo di una narrativa moralista e concentrato ad oscillare su fronti diversi (come fosse sulla tavola da skate): la testa e il cuore, la responsabilità e la fuga, l’amore e il sesso, se stessi e gli altri. Nessuna gioventù bruciata e nessun bamboccione, non c’è spazio per una critica che non è in grado di comprendere le singolarità delle vite. Non ci sono vincitori o vinti nell’universo di Slam, perché la vita di Samuele riflette lo skateboarding, dove l’importante non è arrivare primi e c’è consapevolezza di quante siano le possibilità di farsi male, ma sono rischi che vale la pena correre poiché è uno sport in grado di far volare.
La libertà è importante per gli skaters quanto per la sceneggiatura desiderosa di parlarne, perché è il miglior modo per raccontare delle vite dei personaggi, il miglior modo per raccontare l’amore, gli errori, la famiglia, modelli alternativi; una narrativa libera permette a questo racconto di non identificarsi in una commedia o dramma, ma in una più credibile storia di formazione dove c’è anche una profonda riflessione sul mondo adulto. I genitori di Alice, troppo severi, commettono l’errore di credere che la loro vita sia l’unico modello giusto da seguire, opposti alla madre di Sam in grado di dire al figlio che la sua nascita le aveva rovinato un po’ la vita, ma anche che non è stato un errore averlo, perché la vita di lei non è finita a sedici anni: crescendo si è riscattata, a differenza del padre, il quale non è in grado neanche di badare a se stesso.
Se proprio si volesse vedere un taglio critico, questo è per lo più indirizzato al mondo adulto e al mondo degli idoli: Tony Hawks sembra un mito irraggiungibile (e che presta la voce per narrare la sua autobiografia), ma più la vita di Samuele finisce per somigliare a quella di lui, più Sam scopre quanto questo mito non sia tale e quanto lui sia potenzialmente più maturo di quest’ultimo.
Se la recensione fosse un momento di comparazione tra libro e adattamento cinematografico, il confronto sarebbe il punto focale che penalizzerebbe chi legge (dove c’è un possibile spettatore, o un possibile lettore), chi conosce una delle due parti, nonché libro e film stessi; sarebbe messo da parte il bello e il brutto, per analizzare strutture, ambientazione e contesto culturale diversi, in cui la parte cinematografica sarebbe inevitabilmente penalizzata. Slam – Tutto per una ragazza non è un film privo di difetti, né una pellicola particolarmente innovativa, ma ha una narrativa e una resa dei contenuti tali da fare la differenza tra un cinema d’intrattenimento e un film che aspira ad essere qualcosa di più, perché in grado di non banalizzare il soggetto, diventando d’esempio per un cinema giovane (più per l’impostazione che per l’età anagrafica di chi era dietro l’obiettivo), salutare e incoraggiante per progetti futuri, anche grazie a un cast che sa distinguersi.
Il vero neo di questa storia forse si può individuare in quel “Tutto per una ragazza”, lasciando intuire una certa passività di Alice nella storia. La ragazza – come Sam – pecca di ingenuità, sbaglia e fa scelte irrazionali, ma oltre a ciò si mortifica (perché si sente una stupida), sottolineando di non avere sogni ed aspirazioni future che sembrano essere la vera causa del proseguimento della gravidanza. Samuele però crede in lei, ha fiducia in lei e (preparatevi ad essere delusi) sarà solo l’incoraggiamento ed i complimenti di lui a farla crescere. Poco c’è dato sapere poi sull’effettiva crescita di Alice e – cosa peggiore – è evidente che esistono distanze tra loro: lui è il focus della storia dopotutto (potremmo comprenderlo per questo), ma sarebbe stata più interessante una reale crescita di lei, piuttosto che vedere nella madre di Samuele “il personaggio femminile più interessante”.
Si giustifica questo punto (importante) solo perché è una storia concentrata sulla libertà di sbagliare e sul ridimensionamento dei presunti errori, ma il paternalismo è l’elemento difficile da digerire.