Ma vuoi mettere Charmander?
Tenere d’occhio il mondo dell’animazione per bambini ha un’utilità particolare: conoscere ciò che le generazioni più giovani guardano e amano permette di conoscere il loro primo imprinting col mondo audiovisivo. La maggior parte dei cinefili ricorda benissimo il primo impatto con i cartoni animati, le uscite al cinema e i suoi film preferiti. Spesso (MOLTO spesso) alza gli occhi al cielo guardando i nuovi cartoni, pensa che quelli dei suoi tempi fossero migliori, che l’unica vera generazione di Pokémon sia la prima. Il problema è che dopo “Pokémon Cristallo” magari non ha più preso in mano un Gameboy. Connettersi con ciò che emoziona le nuove generazioni significa restare connessi col percorso che farà il mondo audiovisivo del futuro. Anche se magari dentro si continua a pensare che Torracat a Charmander gli spiccia casa.
White is the new Black
Da quando Frozen ha “fatto il botto” il clima artico porta bene al mondo animato. Small Foot ne è una riprova. Nel cast vocale italiano le guest star del doppiaggio sono Lorenzo Licitra, vincitore della scorsa edizione di XFactor, nella parte di Migo, e Lodovica Comello, lanciata dal ruolo di Francesca nella telenovela Violetta, nella parte di Meechee. Entrambi fanno un buon lavoro, a differenza dei Me contro Te, una coppia di fidanzati che fa video su YouTube, nella parte di Brenda e Thorp, che farebbero bene a restare su Youtube.
I protagonisti di questa storia sono i membri di una comunità di Yeti simil –The Village, che abita su una impervia cima dell’Himalaya. Ogni Yeti ha il suo compito e lo svolge spensierato senza farsi domande: le leggi della comunità sono scolpite su delle pietre che il capo villaggio ha il dovere di far rispettare. Migo è un giovane Yeti entusiasta della sua vita e della sua comunità fino al giorno in cui si trova davanti agli occhi uno Small Foot (un umano) sopravvissuto a un incidente aereo. L’uomo scappa, e lo Yeti corre a dare l’allarme al villaggio. Le pietre negano l’esistenza di queste creature, così il capo villaggio allontana Migo per aver allarmato l’intera comunità e aver mentito. Per dimostrare la sua buona fede Migo si mette alla ricerca di un altro Small Foot: ad aiutarlo c’è un gruppo di outsider guidati da Meechee, la figlia del capo villaggio. Il destino porterà Migo a incontrare Percy Patterson, il conduttore di un programma televisivo sugli animali selvaggi in crisi. Percy è disposto a tutto pur di tornare sulla cresta dell’onda.
Qualcuno pensi ai bambini
Il film ha una struttura lineare, è semplice da capire e da seguire, non ci sono colpi di scena notevoli, più che altro “chicche” umoristiche. Il personaggio di Percy, combattuto tra integrità e sete di gloria social, è l’elemento più interessante del film. Anche la comunità degli Yeti, con le sue strampalate regole scolpite nella pietra, è divertente e interessante da scoprire. Viene riservato molto spazio al dilemma di Migo, eroe super positivo combattuto tra il fare la cosa giusta e farne una un po’ meno giusta. Manca quindi un po’ di dramma e conflitto nella struttura, soprattutto perché il protagonista è davvero privo di qualsiasi caratteristica negativa (ahia) e tutto viene risolto nell’arco di poche scene. La verità deve essere condivisa e diffusa anche quando fa paura e quando i potenti cercano di tenerla nascosta: è questo ciò che vuole dire il film. Nella migliore delle ipotesi è un inno alla curiosità e al coraggio, nel peggiore dei casi potrebbe diventare il film manifesto dei genitori NoVax.
Se proprio non capisci, te lo canto
Non mi piace vivere nel mio mondo, quindi canto. John Smith, non capisci niente di quello che dico, quindi te lo canto. Finalmente sono libera di vivere da sola sul cucuzzolo di una montagna innevata, quindi canto. Cosa hanno in comune le scene cantate dei film della Disney? Vengono cantate nei momenti di massimo dramma o liberazione, nel momento in cui si chiude una fase narrativa e si passa alla successiva. Sono legate al percorso della storia, al conflitto, e sono piazzate dove serve per emozionare, divertire, mettere il punto sulla situazione di un personaggio o dare voce alla sua evoluzione. Le canzoni hanno senso quando sono conflitto, ossia ritmo. In Small Foot si canta parecchio, il problema è che senza canzoni il film sarebbe migliore, perché non sono messe quando servono. Non dove c’è conflitto, ma come spiegazione. Quel tempo probabilmente sarebbe stato impiegato meglio con una bella scena che raccontasse qualcosa dei personaggi e dei loro intenti. Se qualcuno pensa che questo valga anche per i film Disney può cimentarsi nella scrittura, per dirne una, di una scena in cui Sebastian spiega ad Ariel che il mondo marino è migliore della superficie e la porta in giro tra i pesci e le alghe. Non è un caso che in Smallfoot la canzone (e la scena) che colpisce di più sia quella cantata da Percy, una versione di Under Pressure intitolata Percy’s Pressure, non extra diegetica (quindi più in linea con il resto del film) e davvero divertente. Resta impressa perché Percy sta vivendo un dramma, la canzone serve a raccontare la sua situazione in quel momento, a segnare il punto da cui il personaggio risalirà. Voilà.
“Tocca strigne”
Smallfoot ha pregi e difetti, una struttura solida con degli spunti interessanti, forse poco “sangue” e troppa neve, ma essendo un prodotto per bambini si lascia correre fino a un certo punto. Il Warner Animation Group è ancora relativamente giovane, queste realtà meritano di esistere e di evolversi per dare la possibilità al genere e alle tecniche di animazione di svilupparsi ed esplorare temi e racconti diversi. Capire cosa diverte i bambini senza pregiudizi e senza vergognarsene, significa intravedere ed affrontare anche i drammi e le preoccupazioni di oggi. Comprendere il futuro non significa tradire il passato. Anche se si continua a preferire Charmander.