Il quarto episodio della terza stagione di Black Mirror, da quest’anno prodotta da Netflix, ha diviso il pubblico. C’è chi lo ritiene il migliore della stagione e chi invece lo ha percepito come un vero e proprio corpo estraneo. In ogni caso, la storia d’amore tra Kelly (Gugu Mbatha Raw) e Yorkie (Mackenzie Davis) non ha lasciato indifferente il pubblico. Accantonando i giudizi personali, risulta evidente come San Junipero sia stato costruito con la massima attenzione da Charlie Brooker, il creatore della serie. La sua cura quasi maniacale per i particolari è l’oggetto di quest’approfondimento, che propone una dettagliata analisi – inevitabilmente piena di spoiler – della puntata.
I dialoghi
«What would you like to do? That you’ve never done?»
«Oh… so many things!»
Lo spettatore inizialmente non ha conoscenza piena della realtà dei fatti; una volta giunto il twist dell’episodio, i dialoghi della prima parte acquisiscono un’altra valenza, quelle che sembravano normali chiacchiere si rivelano riferimenti alla vera natura di San Junipero e alla vita dei personaggi. Per fare solo qualche esempio, si va da Wes che parla di “retirement home” [ospizio] al ragazzo che racconta del suo intervento di microchirurgia alle rotule; passando per Yorkie, che confessa di non aver mai ballato – come avrebbe potuto? – fino ad arrivare alla bugia raccontata da Kelly riguardo allo stato di salute di Yorkie: afferma che alla ragazza mancano sei mesi di vita perché, come si scoprirà più avanti, si tratta del tempo passato da quando i dottori le avevano comunicato quanto le rimanesse da vivere.
Ci sono anche delle battute che, in modo più o meno indiretto, anticipano quello che avverrà in seguito. «Sorry for killing you» [scusa se ti ho ucciso] dirà Kelly a Yorkie per quanto raccontato a Wes, ancora ignara di quanto sia importante la morte per la sua futura sposa. Qualche settimana dopo, sarà proprio lei a realizzare il desiderio di Yorkie, firmando i documenti per l’eutanasia. Si passa così dallo scherzo della realtà virtuale a un gesto d’amore concreto del mondo reale.
È emblematica anche l’osservazione fatta dal ragazzo nerd a proposito di Bubble Bobble: «It’s got different endings. Depending on if you’re in one or two player» [Lo sai? Il finale può cambiare, dipende dal numero di giocatori della partita]. Una frase con cui Charlie Brooker ha voluto fare riferimento al finale dell’episodio, oltre che strizzare l’occhio ai giocatori nostalgici. In un primo momento, infatti, si ha l’impressione che a San Junipero sia rimasto un solo “giocatore”, vale a dire Yorkie e, quindi, che sia stato messo un punto anche alla storia d’amore tra le protagoniste. Tutto cambia, però, quando si scopre del trasferimento di Kelly, il player two di questa metaforica partita nella città digitale: qualsiasi cosa comporti vivere per sempre, le ragazze lo scopriranno insieme.
La musica
“Ooh baby do you know what’s that worth? Ooh heaven is a place on Earth!”
Le canzoni, in San Junipero, sono dei veri e propri indizi oppure rispecchiano i sentimenti delle protagoniste. Già all’inizio dell’episodio risuona Heaven is a place on Earth di Belinda Carlisle, ma ancora è presto per lo spettatore per capire che la “party town” è a tutti gli effetti un paradiso sulla terra. L’artificialità del contesto viene suggerita da Fake, di Alexander O’Neal, sulle cui note ballano Kelly e Yorkie. Quest’ultima dà l’impressione di essere bruscamente riportata alla realtà dal ritornello – “You’re a fake, baby!” – della canzone, che di certo non aiuta a dimenticare di trovarsi all’interno di una simulazione.
Una spia dello stato di minima coscienza in cui si trova Yorkie è, ovviamente, Girlfriend in a coma dei The Smiths, non a caso prontamente stoppata dalla ragazza. Lean on me dei Club Nouveau, invece, in sottofondo nella scena dei bagni del Tucker’s, allude alla sofferenza che le protagoniste si portano dietro e al fatto che entrambe riusciranno a lasciarsela alle spalle proprio dopo essersi incontrate: “Sometimes in our live we all have pain/We all have sorrow/But if we are wise/We know that there’s always tomorrow/Lean on me, when you’re not strong/And I’ll be your friends/I’ll help you carry on” [Qualche volta, durante il corso delle nostre vite, soffriamo. Tutti proviamo dolore, ma se siamo saggi sappiamo anche che c’è sempre un domani. Conta su di me, quando non sarai forte, sarò tuo amico e ti aiuterò ad andare avanti].
Anche la scelta dei videoclip trasmessi dai televisori esposti nella vetrina del negozio di apparecchi elettronici non è casuale. Sugli schermi, la prima sera di Yorkie a San Junipero, sta andando in onda Paranoimia, degli Art of Noise. Per la precisione, la versione in cui il gruppo britannico canta insieme con Max Headroom. È proprio la sua voce a sentirsi, per un attimo: “Am I dreaming? No. Where am I?”. Sembra quasi fare il verso alla sorpresa dello spettatore, che cerca di capire dove l’abbia catapultato Brooker, dove sia andato a finire il mondo familiare di Black Mirror.
Le voci di Wes e Kelly non ci permettono di sentire altro, ma forse vi interesserà sapere che, subito dopo, il protagonista del video afferma di trovarsi nel letto. Ecco allora che il rimando è anche a Yorkie e alla sua drammatica situazione, alla meraviglia della donna per una rappresentazione tanto fedele della realtà da sembrare quasi impossibile, un sogno. Ma c’è di più, perché Max Headroom è un personaggio di fantasia e, tra le altre cose, fu il protagonista di un’omonima serie tv trasmessa negli Stati Uniti tra il 1987 e l’88. Headroom non era altro che un’intelligenza artificiale, una copia digitale del cervello di un giornalista d’assalto, Edison Carver, co-protagonista della serie insieme al suo alter ego. Vi ricorda qualcosa?
Alanis Morissette con la sua Ironic, invece, sembra quasi commentare quanto sta capitando alle protagoniste: Kelly voleva trascorrere gli ultimi mesi di vita divertendosi, ma finisce con l’innamorarsi. Yorkie ha finalmente scoperto l’amore, ma rischia di perderlo di lì a poco. Isn’t that ironic?
Gli outfit di Yorkie
Kelly lo aveva già fatto notare: «People try so hard to look how they think they should look. They probably saw it in some movie» [La gente fa di tutto per omologarsi e essere alla moda. Copiano lo stile che vedono nei film]. Anche Yorkie, nella sua stanzetta, prova a uscire dalla sua comfort zone cambiandosi d’abito e fingendo di essere qualcun altro – non è un caso che per fare ciò si tolga gli occhiali. Nell’eventualità in cui la sola mise non bastasse a riconoscere i modelli scelti dalla ragazza, ancora una volta è la musica a suggerire la soluzione. Don’t You (Forget About Me) dei Simple Minds è la canzone simbolo di The Breakfast Club ed è proprio a una delle protagoniste del film, Allison Reynolds, a cui Yorkie si ispira per il primo look.
Addicted To Love di Robert Palmer, invece, fa correre la mente della ragazza al video della canzone: si ha così una Yorkie in versione chitarrista.
I videogiochi
Oltre al già citato Bubble Bobble, nell’economia della storia è rilevante anche Top Speed, che turba Yorkie per ovvie ragioni, vista la tetraplegia provocatale dall’incidente. Nel Tucker’s del 1996 c’è poi un videogioco di cui a risultare emblematico è il nome, vale a dire Time Crisis. È stato lo stesso Brooker, con un tweet, a preoccuparsi che non passasse inosservato ai distratti e ai profani del mondo videoludico.
Kind of distraught no-one’s noticed the cheeky placement of the arcade game 'Time Crisis' in San Junipero yet.
— Charlie Brooker (@charltonbrooker) October 28, 2016
Siamo nella fase dell’episodio in cui si inizia a balzare da un’epoca all’altra. Ancora non è chiaro cosa stia accadendo e il normale scorrere del tempo appare entrato in crisi. Insomma, cos’è San Junipero? Che la presenza, nel 2002, della console arcade di The House of the Dead 2 vada allora interpretata come l’ennesimo indizio? Del resto, è proprio di una dimora per i morti che si sta parlando, per chi decide di fare l’upload.
Altre curiosità
- I rumori che accompagnano gli stacchi a nero sono quelli della porta della stanza in cui è ricoverata Yorkie nel mondo reale.
- Il nome del locale, Tucker’s, rimanda ai TCKR systems che gestiscono la grande macchina di San Junipero.
- Quagmire in inglese significa “pantano”, “palude”. Una parola decisamente evocativa, vista la natura del luogo.
- La foto a casa di Kelly è della figlia, Alison, non della madre, come erroneamente ipotizzato da Yorkie.
- La tagline del primo manifesto che si incontra, quello del film The Lost Boys (noto in Italia come Ragazzi Perduti) recita: “Sleep all day. Party all night. Never grew old. Never die. It’s fun to be a vampire”, vale a dire “Dormire tutto il giorno. Fare festa tutta la notte. Non invecchiare mai. Non morire mai. È divertente essere un vampiro”. Eterna giovinezza e immortalità, proprio come per chi decide di rimanere nella città digitale.