Joe Gardner è un insegnante di musica del liceo. Il suo lavoro gli piace, certo, e la possibilità di plasmare giovani menti e trovare nuovi talenti nella sua New York è allettante per un musicista. Ma il suo sogno è altro. E sente che le sue abili dita da jazzista non abbiano trovato l’occasione giusta per esprimersi e diventare davvero qualcuno. Un giorno però, quasi dal nulla, l’occasione per Joe arriva ed è pronto a sfruttarla. Peccato che il destino abbia altri piani: mentre l’artista corre a casa per prepararsi alla sua grande serata musicale, cade in un tombino e si ritrova d’un tratto in un oscuro mondo abitato da strane creature antropomorfe. Cosa gli sarà successo? Come farà a tornare a casa? Ecco, questa è la premessa di Soul, l’ultima fatica di una Pixar che dopo aver vinto l’ennesimo Oscar un anno fa con Toy Story 4 e averci comunque divertito con Onward (anch’esso in arrivo a breve su Disney+), ci riprova nel 2021 con il nuovo film diretto da quel Pete Docter conosciuto per “robetta” come Up e Inside Out.
È proprio quest’ultimo che “Soul – Quando un’anima si perde” ricorda maggiormente: una storia di gente comune molto introspettiva, che esplora le tematiche dell’anima e dell’aldilà in una maniera astratta ma allo stesso tempo molto pratica, viaggiando tra le emozioni della gente con la gentilezza e il tocco che riconosciamo da sempre alla casa che fu fondata da Steve Jobs. Joe dovrà farsi strada per l’Ante-Mondo, un luogo misterioso che ospita le anime delle persone prima e dopo la morte, e affrontare numerose sfide e peripezie per poter tornare indietro.
Sei nell’anima
In arrivo il giorno di Natale 2020 sul servizio di streaming Disney Plus (una volta era destinato al cinema ma il COVID-19 ha avuto idee differenti in materia), Soul è un film che racconta quindi una storia che ha anche molto di natalizio: Joe, pur essendo una brava persona, nell’Ante-Mondo si troverà a vedere la sua vita da una prospettiva differente e capire piano piano che in effetti non si smette mai di migliorare, nei propri rapporti con le persone. Indicativo un momento che passerà con il suo barbiere, una persona (tra l’altro con uno stile unico e simpaticissimo) che considera una sorta di amico ma del quale non sa praticamente nulla, a parte condividere con lui l’amore per il Jazz. E proprio questa fissazione per la musica è sia la forza che il limite di Joe, un qualcosa che il film va proprio a esplorare, dimostrando per l’ennesima volta che c’è di più oltre alle proprie passioni o ai propri talenti: ci sono le persone della nostra vita.
Come al solito la forza di Pixar è raccontare storie nelle quali ci si può identificare. Soul forse non ha l’impatto di Inside Out e anche la sua inventiva devastante, ma fa sia ridere che pensare e offre un protagonista fresco e tanto “normale”, che potrebbe essere chiunque di noi. Senza dirvi troppo sulla trama, che rimane senza un vero villain o un vero conflitto, Joe incontrerà persone e entità che gli cambieranno la vita e trasformeranno la sua anima.
Il fantasma dell’estate passata
Il viaggio dell’anima di Joe in Soul può essere paragonato a un “Canto di Natale” made in Pixar – nonostante si ambienti d’estate – ed è quindi ottimo che il film esca proprio il 25 dicembre su Disney+. Soul non sconvolge da un punto di vista tecnico, ma non vuole farlo. Soul non mostra i muscoli e l’inventiva dei suoi artisti fino in fondo, ma non vuole farlo. Soul vuole toccare le nostre anime con la sua quotidianità e i suoi personaggi, esplorando il nostro subconscio ancora una volta. Dobbiamo dire che c’è riuscito e ha aggiunto al già impressionante CV di Pixar un altro nome che ci ricorderemo negli anni.