Chissà se Whitney Houston quando ha reinterpretato I will always love you nel 1992 immaginava che, nel mondo del cinema, la sua canzone potesse essere usata più in chiave comica che romantica. Non si raggiungono le vette dell’epico finale di Facciamola Finita con Seth Rogen e Jay Baruchel risucchiati dal fascio di luce per l’ascesa al Paradiso, ma la sequenza dopo i titoli di testa di Spider-Man: Far From Home riesce a far ridere di gusto e, contemporaneamente, a rispondere ai due quesiti principali che ci ha lasciato Avengers: Endgame. Come ha reagito il mondo alla scomparsa degli eroi caduti durante lo scontro con Thanos? Quali sono state le conseguenze dello sbalzo temporale?
Nonostante Endgame con quel finale sconvolgente abbia messo un punto a diverse storyline, lasciando un vuoto non indifferente, è il secondo film stand alone di Spidey a chiudere la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe. Una scelta, questa, rivelatasi un’arma a doppio taglio. Sebbene la pellicola funzioni inserita nel MCU, risulta a conti fatti un filmetto godibile e divertente, nonostante un altissimo potenziale.
Michelle Jones Watson
Spider-Man: Far From Home è stato scritto a quattro mani, ma non passano 5′ che ci si trova davanti a uno sviluppo che lascia quantomeno perplessi. La protagonista femminile Michelle “MJ” Jones, interpretata dalla stilosissima Zendaya, passa infatti senza troppe spiegazioni da essere un silenzioso e cinico personaggio secondario ad interesse amoroso incondizionato di Peter Parker (Tom Holland). In Homecoming tra i due non accade nulla se non qualche scambio di battute divertenti. Poi, sul finale, una scena che catturava lo sguardo interessato di lei all’ennesima uscita di scena misteriosa del protagonista, aveva lasciato i fan in sospeso, nei più classici dei non-detti cinematografici. Una scena intrigante, che lasciava intendere come MJ potesse essere effettivamente interessata a Peter. Ma lui, che non aveva mostrato il minimo interesse, come avrebbe reagito? Ebbene, Far From Home salta completamente la fase più interessante, quella dell’innamoramento, e ci porta immediatamente ad un Peter infatuato a 3.000 senza spiegare cosa l’abbia portato a provare quel sentimento. Questo esempio, citato perché comparso sin dal primo trailer, è solo uno di tanti presenti lungo tutto il film, e dimostra come l’evoluzione dei personaggi sia stata sacrificata all’altare del MCU. Inoltre, i toni sin troppo scanzonati non aiutano, soprattutto chi preferisce un altro tipo, più maturo, di cinecomic.
Se le considerazioni soprascritte possono essere condivise o meno, sul comparto tecnico del film c’è davvero poco da eccepire. Gli effetti speciali hanno raggiunto un livello impressionante, e alcune sequenze di combattimento sono davvero curate e spettacolari. Tom Holland poi è sempre più a suo agio nei panni nel ruolo di Spider-Man e nelle sue sfumature. Risulta convincente sia nelle scene impacciate e romantiche, sia nelle scene più introspettive, in cui mostra tutta la sua paura di raccogliere la pesante eredità lasciatagli da Iron Man.
Spider-Man: Eurotrip
Spider-Man: Far From Home, diretto da Jon Watts, già regista di Homecoming, segue uno schema abbastanza classico nella prima parte, con Peter Parker e la sua classe che partono per una gita scolastica itinerante per l’Europa. La tranquillità dei ragazzi viene minacciata dagli Elementali, mostri brutali provenienti da un’altra dimensione. Il protagonista si troverà presto a dubitare del suo ruolo di supereroe, invidiando quello del semplice liceale, e si troverà di fronte ad una scelta importante quando sarà reclutato da Nick Fury insieme a un nuovo entrato con un mantello e una vaschetta da pesce rosso in testa: Quentin Beck, soprannominato Mysterio.
Al netto di alcuni stereotipi forzati sulle mete europee, il film funziona, soprattutto nella seconda parte che risulta decisamente più fluida, ma rimane un gradino (anche due) sotto Homecoming.
L’importanza della scrittura
Se c’è un massimo comune denominatore tra i difetti dei film Marvel è la pochezza che caratterizza ogni villain dei film non corali. Spesso si concede questa mancanza alle origin story, in cui ci viene introdotto il protagonista e il suo mondo. Non è un caso che i migliori film sui supereroi siano spesso e volentieri i secondi capitoli. Quentin Beck/Mysterio è un nemico dalle alte potenzialità, interpretato da uno degli attori migliori della sua generazione: Jake Gyllenhaal. Eppure non riesce a prendersi mai la scena.
Senza scomodare il Joker di Heath Ledger o il Magneto di Ian McKellen, ma rimanendo in tema Uomo Ragno, viene difficile paragonare anche solo alla lontana, il Green Goblin di Willem Dafoe o il Doc Ock di Alfred Molina con gli Elementali e Mysterio. Non basta far interpretare ad interpreti di livello assoluto la parte dei cattivi, è necessario dare spessore agli antagonisti.
Dopo tre film nel giro di pochi mesi, Captain Marvel, Avengers: Endgame e Spider-Man: Far From Home, che hanno chiuso la Fase 3, ora ci aspetta finalmente una pausa dal MCU. Che direzione prenderà l’universo più redditizio della storia del cinema? Chi saranno i nuovi leader degli Avengers? Saranno introdotti gli X-Men e i Fantastici 4? Chi sarà il nemico principale?
Stare dietro a quanto accaduto nei 20 e passa film precedenti diventa sempre più difficile e, se da un lato è comprensibile la difficoltà da parte degli autori di mantenere la coerenza all’interno dei film del MCU trovando una linea comune e tracciando un nuovo filone narrativo, dall’altra è lecito aspettarsi qualcosina in più dai film dedicati a un personaggio come Spider-Man. Si cominci ad esempio a riflettere sul fatto che se i due migliori colpi di scena del film sono durante i titoli di coda, qualcosa non deve aver funzionato benissimo.